Griselda; Genere: drammatico, poliziesco; Episodi: 6; Uscita: 25 gennaio 2024 su Netflix; Creata da: Eric Newman, Doug Miro, Ingrid Escajeda, Carlo Bernard; Regia: Andrés Baiz; Cast: Sofía Vergara (Griselda Blanco), Alberto Guerra (Dario Sepúlveda), Christian Tappan (Arturo Mesa), Martín Rodríguez (Rivi Ayala), Juliana Aidén Martinez (June Hawkins), Vanessa Ferlito (Carmen Gutiérrez); Sceneggiatura: Ingrid Escajeda, Doug Miro, Eric Newman, Brenna Kouf, Cassie Pappas, Turi Meyer, Alfredo Septién, Gina Lucita Monreal, Giovanna Sarquis, Carlo Bernard;
Fotografia; Armando Salas; Scenografia: Knut Loewe; Musiche: Carlos Rafael Rivera; Costumi: Safowa Bright Bitzelberger, Sarah Evelyn Bram; Acconciature: Dennis Parker; Trucco: Angela Nogaro; Coordinatore stunt: Brian Machleit, Shauna Duggins; Supervisore effetti speciali: Andrew J. Ceperley; Produzione esecutiva: Eric Newman,Andrés Baiz, Doug Miro, Ingrid Escajeda, Carlo Bernard, Sofía Vergara, Luis Balaguer, Philipp A. Barnett, Alfredo Septién, Turi Meyer, Gina Lucita Monreal, Brenna Kouf, Cassie Pappa.
Griselda, la trama
Ispirata alla vera storia della narcotrafficante Griselda Blanco.
Colombia, precisamente a Medellin, fine anni ’70. Griselda (Sofia Vergara) decide di fuggire con i suoi tre figli, portando con sé un chilo di cocaina astutamente nascosto nella valigia del figlio. Giunta a Miami, “la Madrina” (così viene chiamata dai suoi uomini) elabora un piano geniale: conquistare il potere vendendo cocaina all’élite ricca e bianca della città, creando un rete di spacciatori fatta soprattutto da maestri di tennis, camerieri e autisti. Il suo mondo si scontra con gli Ochoa, narcotrafficanti spietati che vogliono prendere il controllo del suo impero. In una Miami dove il potere è riservato agli uomini, Griselda è decisa a scrivere la sua storia.
La trama si snoda attraverso tradimenti, conflitti violenti e alleanze inaspettate, offrendo uno sguardo avvincente su come una donna determinata riesca a emergere in un universo dominato dagli uomini.
Griselda, la recensione
I creatori delle celebri serie Narcos e Narcos Messico con l’aggiunta di Sofia Vergara fanno nuovamente colpo, riportando lo spettatore all’interno del mondo del narcotraffico sudamericano.
Quale miglior inizio per una serie sui narcotrafficanti della frase: “l’unica persona al mondo di cui ho avuto paura è Griselda Blanco”, firmata Pablo Escobar.
Griselda segue dei canoni tipici per una serie di questo genere: al centro di tutto c’è la scalata al potere e successiva caduta, di un individuo. Ciò che differenzia e rende particolare Griselda è che “la Madrina” non deve combattere solo contro i cartelli rivali o la polizia, ma la sua è una guerra contro un intero mondo criminale che non l’accetta, in quanto donna. Vuole scardinare un sistema che è convinto che lei non sarà mai capace quanto gli uomini, che non la metterà mai allo stesso livello.
Ma Griselda è più furba, più intelligente e più spietata di loro, e ha il diritto di essere al vertice, di essere il capo. Tuttavia, la costante lotta e la necessità di dimostrare la propria forza per essere accettata al tavolo degli uomini la portano, una volta raggiunto il potere, a non fidarsi di nessuno, nemmeno di coloro che le sono fedeli e le vogliono bene, poiché non può essere certa che non la tradiranno.
La forza e la determinazione della protagonista si scontrano continuamente con le sfide imposte dagli uomini, sia nel mondo criminale che in quello delle forze dell’ordine. Anche la poliziotta (Juliana Aidén Martinez) che le dà la caccia si ritrova in un certo senso costretta a combattere una comune lotta contro un mondo creato dagli uomini per gli uomini.
L’interpretazione di Sofia Vergara è sublime. Alla prima prova fortemente drammatica non delude le aspettative e dimostra le sue abilità in una parte tragica alla pari della bravura dimostrata, come attrice comica, nel personaggio di Gloria in Modern Family. Il distanziamento che Sofia Vergara vuole prendere, con l’interpretazione di Griselda, è netto. È lei stessa a ribadirlo: “Ottenere l’aspetto corretto era molto importante per me perché avevo bisogno di scomparire. Non volevo che nessuno pensasse a me o al mio ultimo ruolo come Gloria Pritchett. Volevo entrare nella testa di Griselda e capire davvero la sua mentalità, da dove veniva.”
Tuttavia guardando la serie Netflix si ha quasi la sensazione che manchi qualcosa, qualcosa che proviene dal passato di Griselda. La sua giovinezza caratterizzata da soprusi e violenze costituisce un aspetto fondamentale del personaggio. La miniserie sembra dare per scontati questi elementi senza approfondire la loro portata psicologica.
Il trauma che Griselda Blanco ha vissuto sembra essere trascurato, non esplorato in profondità, e questo limita la comprensione del pubblico sulla sua evoluzione e sulla complessità del suo carattere. La mancanza di approfondimento su questi aspetti cruciali potrebbe rappresentare una perdita di opportunità narrativa nel rendere la storia più completa e coinvolgente.
Nell’apparenza e nella sua testa ogni gesto che Griselda compie, ogni violenza, di cui è responsabile, è fatta per il bene dei suoi figli. In realtà per Griselda il ruolo di potere che duramente ha conquistato è una forma di rivalsa per tutto ciò che ha subito. La sua evoluzione da “madre” a “Madrina” avrebbe meritato un passaggio più graduale e invece viene fatto di netto, da un episodio all’altro, mostrando come causa l’abuso di droga. L’escalation di violenza che scaturirà a causa delle sue paranoie e paure rischierà di compromettere tutto ciò che ha guadagnato.