Nata Greta Lovisa Gustafsson (questo il vero nome di Greta Garbo) a Stoccolma, il 18 settembre 1905, la giovane proviene da una famiglia di umili origini, che vive alla periferia della grande città. Terza di tre figli, già in tenera età Greta gioca a travestirsi, organizzando spettacoli privati nella cucina di casa. Suo padre, guardiano di un’ abitazione di lusso della capitale svedese è un bell’ uomo, col vizio dell’alcool e delle donne, che muore giovane a causa di complicazioni nate in seguito all’epidemia di influenza spagnola che raggiunge anche la Svezia nel 1920.
A soli 15 anni la ragazza è costretta a lasciare la scuola e trovare un impiego, prima in un negozio di barbiere e poi come commessa in un grande magazzino. Lì viene notata per la sua avvenenza e convinta a posare come modella di costumi da bagno e poi a girare due cortometraggi pubblicitari, che catturano l’attenzione del regista Erik Pesche, per il quale recita in una commedia.
A quel punto Greta inizia a pensare seriamente di fare carriera nella recitazione e, superando una dura selezione, viene ammessa all’ Accademia Regia di Arte Drammatica con una borsa di studio. Poco dopo è chiamata a fare un provino dal noto regista finnico Mauritz Stiller, esule in Svezia da vent’anni in quanto renitente alla leva. Egli intuisce in quell’acerba diciottenne un grande talento e dall’alto della sua esperienza diventerà il suo mentore. Uno dei primi consigli di Stiller è quello di trovare un nome d’arte. Così scompare Greta Gustafsson e nasce Greta Garbo.
Gli esordi e gli Stati Uniti
Nel 1924 Stiller presenta il film I cavalierì di Ekebù a Stoccolma, con la diciannovenne esordiente Greta Garbo. Nonostante un buon riscontro al botteghino la pellicola è forse troppo innovativa per l’epoca e non viene capita in patria. A Berlino invece è un completo successo. Nella città tedesca Greta Garbo conosce il regista Georg Wilhelm Pabst, che le offre un ruolo ne La via senza gioia (1925), futuro classico del cinema muto europeo. Stiller intanto firma un contratto con Louis B. Mayer, tycoon dello studio di produzione americano MGM, a patto di poter portare con sè la sua protetta negli Stati Uniti. A Hollywood recita nel film Il Torrente (1926) e supera la prova, nonostante l’ostracismo del suo co-protagonista, il quale avrebbe voluto per sua partner la consorte, invece di quella giovane straniera alle prime armi.
Icona di sensualità
I suoi primi anni negli USA sono difficili, anche perchè intanto Stiller è costretto a tornare in Svezia dopo soli due anni di contratto: i suoi film non piacciono ai produttori. Ella poi non sopporta l’invadenza della stampa e i ruoli che le vengono offerti, tutti da “seduttrice priva di scrupoli” (La Tentatrice e Donna fatale entrambi nel 1926) volendo lo studio puntare sul suo fascino esotico. L’attrice vorrebbe misurarsi con parti di ben altro spessore: la sua ambizione al tempo è quella di interpretare Giovanna D’Arco, ma i suoi desideri vengono frustrati dalla MGM.
La Garbo comincia quindi a chiedere aumenti di stipendio a ogni nuovo copione che le viene proposto, pretende di girare con pochissime persone sul set e di avere William H. Daniels come direttore della fotografia, unico secondo lei in grado di esaltare la sua immagine. Lo studio è costretto ad accettare le sue pretese: Greta Garbo è ormai una star, amatissima tanto dal pubblico maschile quanto da quello femminile. Ottiene finalmente d’interpretare un’eroina della letteratura nel 1927 con Anna Karenina di Edmund Goulding. Sul set conosce John Gilbert, con il quale avrà una relazione (platonica?). In quegli anni sembra l’unica in grado di reggere il confronto con l’angelo azzurro Marlene Dietrich, ingaggiata nel frattempo dalla Paramount, proprio come risposta alla Garbo.
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Il Cinema sonoro e i suoi capolavori
Nel 1927 la Warner Bros sconvolge il mondo della celluloide, risollevando le proprie sorti con l’avvento del sonoro: Il cantante di Jazz riscuote incassi da capogiro e un Oscar speciale. In un attimo tutti gli studios iniziano ad attrezzarsi per passare dal muto al sonoro.La MGM intanto “protegge” la Garbo, temendo che ella, come molti suoi colleghi potrebbe fallire il transito dal muto, a causa del suo accento: del 1929 è Orchidea Selvaggia dove interpreta la giovane moglie di uomo d’affari che intreccia una relazione con un affascinante principe giavanese conosciuto sulla nave, salvo poi ravvedersi e tornare dal marito.
L’attrice deve attendere il 1930 per recitare con la propria voce, interpretando guarda caso una ragazza di origine svedese. Il film è Anna Christie (1930) di Clarence Brown, tratto dall’opera teatrale scritta da Eugene O’Neill (lanciato da cartelloni pubblicitari con lo slogan: “Garbo talks”) nel quale la diva è un’ex prostituta che ritrova il padre dopo molti anni e teme che rivelare il suo passato possa compromettere l’amore della sua vita, un amico del padre che la vuol sposare; alla fine troverà il coraggio di confessare e i due uomini comprenderanno la sua sofferenza ma partiranno, lasciandola sola. La sua prima battuta è memorabile: “Gimme a whisky, ginger ale on the side and don’t be stingy, baby” che in italiano suona più o meno come “Dammi un whisky, ginger ale a parte e non fare il tirchio, tesoro” : la sua voce è roca, intensa come riconosce anche la sua doppiatrice italiana storica, Tina Lattanzi, che studiò molto per dare alle battute un’intonazione simile a quella della Garbo. Con questo film ottiene una nomination all’Oscar.
Nel 1931 Greta Garbo è la danzatrice esotica/spia tedesca Mata Hari, che sfrutta il proprio fascino per carpire informazioni alle autorità militari sui piani difensivi della Francia, mentre nel 1932 partecipa al primo All star-movie della storia, il corale Grand Hotel che vince l”Oscar per il miglior film, senza tuttavia regalare la statuetta a nessuno degli straordinari interpreti (i due Barrymore, Lionel e John, una giovane Joan Crawford e naturalmente Greta Garbo). Dello stesso anno è Come tu mi vuoi, tratto dal lavoro teatrale di Pirandello.
Nel 1933 è Cristina di Svezia in La regina Cristina nel quale sacrifica l’amore alla ragion di stato, finendo poi per abdicare e lasciare il paese quando il suo amato muore tragicamente in un duello. L’anno successivo è la protagonista de Il velo dipinto, ancora in un ruolo di derivazione letteraria mentre nel 1935 torna ad interpretare Anna Karenina, ancora per la regia di Clarence Brown: nel ruolo è talmente straordinaria che, ancora oggi, quando si evoca un ‘immagine cinematografica dell’eroina di Tolstoy, non si può pensare che a lei.
Nel 1936 recita accanto a Robert Taylor, diretta dal maestro della commedia George Cukor in Margherita Gauthier (adattamento da La signora delle camelie, romanzo di Alexandre Dumas figlio). Fa in tempo anche a ritrarre l’amante polacca di Napoleone Bonaparte in Maria Walewska, che abbandona incinta il condottiero, del quale è innamorata, quando comprende che svenderà la Polonia alla Russia per ragioni politiche.
In Ninotchka (1939) è sublime al centro del triangolo amoroso su cui si basa la commedia di Ernst Lubitsch, per la quale riceve la quarta e ultima nomination della carriera al premio Oscar come attrice protagonista. Ancora una volta i geniali pubblicitari della MGM lanciano il film con lo slogan “Garbo Laughs!“: raramente infatti l’abbiamo vista sorridere nei suoi ruoli precedenti, prettamente drammatici (qui sotto il trailer del film).
Ancora di Cukor è la commedia degli equivoci Non tradirmi con me (qui sotto una scena del film) nella quale è una moglie che, stanca dei flirt del marito con vecchie fiamme del passato, s’inventa una gemella libertina, riuscendo a sedurre il fedifrago che, compreso l’inganno, torna finalmente all’ovile. All’uscita nelle sale, il film provoca un grosso scandalo: deve fronteggiare gli attacchi della Legion of Decency e l’accusa di immoralità da parte del cardinale Spellman, arcivescovo di New York. La Metro Godwyn Mayer è obbligata ad aggiungere delle scene in modo che il marito appaia consapevole del piano della moglie e così non commetta un adulterio neanche dal punto di vista teorico. La pellicola esce nelle sale il 31 dicembre in una versione censurata e il 1º gennaio 1942 in una versione rivisitata, ma non ha comunque il successo sperato, anche a causa del blocco del mercato europeo in seguito al coinvolgimento degli USA nella Seconda Guerra Mondiale.
La vita privata e il ritiro dalle scene
Questo è l’ultimo film di Greta Garbo, che scompare dal Cinema ad appena 36 anni. Delle ragioni dietro questa drastica decisione non sappiamo molto, anche se c’è da ipotizzare che il clamore mediatico intorno alla sua persona l’avesse ormai logorata: riservata, non firmava autografi e spesso disertava le prime dei suoi film; il rapporto con la stampa scandalistica inoltre e le voci sulla sua bisessualità, confermate anche a mezzo stampa da alcune sue presunte amanti (soprattutto riferite ai suoi primi anni hollywoodiani, anche se c’è da dire che nella Los Angeles dei ruggenti anni ’20 le sue colleghe che alimentavano voci di questo tipo erano molte) l’avevano molto ferita.
L’impatto culturale della sua figura, nonostante il precoce ritiro dalle scene resta enorme e lo dimostra il premio Oscar alla carriera ricevuto nel 1954, oltre alle numerose citazioni in brani musicali di successo come in Vogue di Madonna. I suoi ritratti di donne coraggiose e sofferenti restano nel cuore di tutti i veri appassionati. Così come il suo volto, dal carisma immortale.