Godland – Nella terra di Dio, il film di Hlynur Pálmason, ha scaturito un certo successo nel 2022: è stato presentato non solo alla 75°Edizione del Festival di Cannes ma anche al 40° Torino Film Festival: nel 2023 verrà finalmente premiato con un’uscita nelle sale il 5 gennaio distribuito da Movies Inspired.
Il trailer di Godland – Nella terra di Dio
La trama di Godland – Nella terra di Dio
Alla fine del XIX Secolo, un giovane prete danese raggiunge una remota regione dell’Islanda per costruire una chiesa e fotografare i suoi abitanti. Ma più si addentra in quel paesaggio spietato, più si allontana dal suo obiettivo, dalla sua missione e dai suoi principi morali.
Le dichiarazioni di Hlynur Pálmason…
Il commento del regista sul film esprime tutto il suo attaccamento nei confronti dell’opera:
Godland esplora i legami familiari, l’accettazione del mito o di una sorta di magico realismo. Questo film parla anche di un viaggio nell’ambizione, nell’amore, nella fede e nel timore di Dio. Parla del bisogno e della volontà di trovare il proprio posto all’interno di tutto ciò, di essere visti e di far parte di qualcosa.
Ma non è finita qui. Secondo Hlynur Pálmason il film parla anche di
Ciò che ci divide e di ciò che ci unisce. E mi ha sorpreso scoprire che, in definitiva, la morte potrebbe essere l’unica cosa che ci accomuna. È questo il nucleo del film, il suo cuore pulsante.
…E l’intervista a tema Godland – Nella terra di Dio
Nell’intervista di Marta Balaga ci sono degli approfondimenti in merito a quelle che sono le riflessioni del regista sul film e sulla sua produzione. Cominciando proprio dall’idea di ambientare la storia in Islanda all’epoca della dominazione danese.
La mia vita è stata divisa tra questi due paesi assai diversi fra di loro, che hanno contribuito a plasmarmi sotto diversi aspetti. Non è trascorso molto tempo da quando l’Islanda apparteneva alla corona danese e non ho mai visto il cinema interessarsi a questo soggetto.
Il mio desiderio era esplorare gli opposti: nel paesaggio, nel temperamento degli uomini e nella lingua come fonte di incomprensione, ma anche gli opposti nelle convenzioni e nei sentimenti e come essi si rivelino quando questi due paesi vengono messi a confronto.
Penso che l’eco di quell’epoca risuoni ancor oggi, perché, in un certo senso, non siamo molto differenti come esseri umani. Tutti noi proviamo ancora gli stessi sentimenti, desideri e bisogni primitivi e condividiamo lo stesso fato in quanto esseri mortali destinati a tornare polvere. Penso che sia meraviglioso leggere i diari o le lettere di quel tempo, o anche di altre epoche più lontane, e vedere che la mente della gente è attraversata dagli stessi pensieri che abbiamo oggi: “Quanti soldi ho per il pane e il vino? Ho visto una donna bellissima per strada. Oggi il tempo era terribile. Perché mi trovo qui?”
Un’ultima curiosità: il formato della pellicola usato per Godland – Nella terra di Dio
La scelta del formato da utilizzare è un problema che avevo già dovuto affrontare in un altro lavoro. Stavo sperimentando diversi formati cinematografici e mi sono reso conto che il vecchio formato Academy, con rapporto 1.37:1, era quello che meglio si adattava alle mie esigenze. I primi piani dei volti sono magnifici, mentre, impiegando il formato più ampio, avevo cominciato ad evitare di avvicinarmi troppo ai soggetti.
Credo inoltre che il mascherino nero crei un taglio più netto quando si passa da un’immagine all’altra e ciò aggiunge maggiore carattere ad ogni cambio di inquadratura.