«Di tutti i festival del cinema, quello di Giffoni è il più necessario»
Cit. François Truffaut, 1982.
Così uno dei più prestigiosi registi della storia del cinema riconosce la grande importanza del Giffoni Film Festival
Era il 1982, lo scrisse in una lettera recapitata proprio a Claudio Gubitosi, il fondatore, il sognatore, l’eterno bambino che nel 1971 diede inizio a questa grandissima manifestazione, appena maggiorenne ma con tanti sogni nel cassetto non si arrese e fece della sua ferma convinzione, una certezza tra quelle che , ancor oggi, militano fra le tappe più ambite da tutti gli amanti del cinema mondiale.
Si è chiusa proprio pochi giorni fa la quarantottesima edizione, un 2018 all’insegna del nostro tricolore grazie alla vittoria nella categoria element+6 del film Otzi and The Mystery of Time (Italia, 2018), di Gabriele Pignotta e la partecipazione Alessandra Mastronardi e Vinicio Marchioni.
Kip è un ragazzo intelligente e sensibile, per il quale il tempo dell’infanzia sta finendo. Prima di lasciare per sempre Bolzano e gli amici del cuore, il giovane vive con loro una situazione straordinaria. Quando si reca al museo dove è sua abitudine rifugiarsi per salutare la mummia Ötzi,accade qualcosa di magico: la mummia si risveglia. Così, mentre Ötzi incontrerà il ventunesimo secolo, Kip apprenderà da lui i segreti dell’età del rame.
Una edizione riuscita alla perfezione, quasi di proporzione biblica, con un vertiginoso numero di partecipanti che sfiora quota 4.600, migliaia di opere tra cui corti, documentari e film in preselezione dalla giuria di quest’anno composta da quasi 5.600 ragazzi
Il gusto degli Elements +3 ha eletto il cortometraggio animato ANT (Julia Ocker, Germania, 2017), storia di una piccola formica che invece di seguire le regole preferisce stravolgerle con grande creatività.
“Elements +10” consegna il trofeo a Zoo (Irlanda/UK, 2017) di Colin Mclvor. Film che vede l’attore Art Parkinson nei panni del protagonista dopo aver interpretato Rickon Stark ne Il Trono di Spade. Durante i bombardamenti aerei tedeschi di Belfast nel 1941, Tom lotta per salvare Buster, un cucciolo di elefante.
“Generator +13” hanno incoronato This Crazy Heart (Germania, 2017) di Marc Rothemund. Lenny, ragazzo di trent’anni, figlio di un rinomato dottore, fa un po’ come gli pare nella sua vita, finché un giorno suo padre, stanco del atteggiamento, gli blocca la carta di credito. Per riavere indietro la sua vita, Lenny dovrà occuparsi di David, un ragazzino molto giovane e molto problematico. Dapprima restio all’idea, l’uomo si lascerà conquistare dall’adolescente imparando cosa sia il senso di responsabilità.
E’ Sadie (Usa, 2018) di Megan Griffiths che nella categoria “Generator +16” si aggiudica il primo posto della classifica. Nel film Sophia Mitri Schloss e Danielle Brooks, conosciuta per la serie Orange is the New Black. Sadie è una ragazza che vive con la madre mentre il padre è nell’esercito e, di fatto, ha lasciato da tempo la famiglia. La giovane adolescente è molto affezionata al padre e non accetta la nuova relazione della madre con un altro uomo. Per ostacolarla adotterà l’unico metodo che conosce: quello della guerra.
“La complessità dei rapporti in contesti attuali quanto delicati”: è il cuore del film scelto dai “Generator +18” con Brothers (Olanda, 2017) di Hanro Smitsman. L’opera ci proietta nel dramma di Hassan e Mourad alla ricerca del loro fratello minore, Yasin, un presunto estremista nella Siria dilaniata dalla guerra.
Infine il vincitore per la sezione “Gex Doc”, totalmente dedicata ai documentari, è Liyana (Qatar/Swaziland/Usa, 2017) di Aaron e Amanda Kopp. Si tratta di una favola di origine africana nata dall’immaginazione di cinque bambini orfani dello Swaziland. Una storia di perseveranza estrapolata dai loro ricordi più oscuri e dai loro sogni più luminosi. Il viaggio del loro personaggio immaginario si intreccia con poetiche scene documentaristiche.
Questo e molto altro ancora al Giffoni film festival, un’ edizione che si chiude gloriosamente grazie all’immenso patrimonio culturale e artistico diffuso da questa energia carismatica dei giovani e dalle loro speranze, dai bambini più piccoli ai ragazzi ormai prossimi a diventare adulti, uniti sotto la stessa unica grande stella, la stessa stella che Gubitosi (oggi direttore del festival) aveva visto e inseguito per primo e che, ora inseguono in molti, a Giffoni questo lo sanno da quasi da mezzo secolo.