L’attore e sceneggiatore Gianni Cavina è morto la notte scorsa a Bologna, la città che gli aveva dato i natali. Antonio, produttore e fratello del regista Pupi Avati , ne ha dato la notizia questa mattina. Per il regista , suo conterraneo, Cavina è stato un amico fedele, diretto da lui in diciassette film e cinque sceneggiati.
Cavina era malato da tempo, ma pur di averlo con sè per il suo ultimo film su Dante, Avati gli aveva cucito su misura un personaggio, quello del notaio Pietro Giardino, che recitava allettato, in modo che l’amico non si stancasse troppo. Sono tanti i ricordi che li legano, a partire dagli inizi a teatro e compreso quel premio, il Nastro d’argento come miglior attore non protagonista, vinto da Gianni Cavina nel 1997 per Festival, ancora con la regia di Pupi Avati.
Questa la dichiarazione rilasciata dal regista felsineo:”Mi ha chiamato ieri mattina alle 5 Giovanna Galota, la sua compagna che gli è stata a fianco fino all’ultimo, con un’abnegazione impressionante, uno spirito di sacrificio ammirevole. Era così disperata che non ho avuto nemmeno il coraggio di chiederle quando saranno le esequie. E anche io sono molto addolorato, se ne va un pezzo della mia vita, anche se temevo che questa notizia sarebbe arrivata. Purtroppo”.
Sarebbe tuttavia sbagliato legare la carriera di un attore ad un solo regista, seppur un maestro. Gianni Cavina ha infatti recitato con altri grandi nomi, come Luigi Comencini nel 1979 per L’ingorgo – una storia impossibile e Marco Bellocchio nel 2006 in Il regista di matrimoni. Un interprete eclettico, capace di passare dal registro comico a quello drammatico con disinvoltura, il pubblico lo amava anche per i ruoli televisivi, come quello dell’ispettore Sarti, ricoperto dal 1991 al 1994, nel quale cantava anche la sigla d’apertura.