Il principe azzurro, topini canterini o allegre fate? In “Gatta Cenerentola” non troverete niente di fiabesco
Vittorio Basile è un ricco armatore e grande scienziato napoletano intenzionato a portare la sua amata città al successo mondiale. Dopo aver costruito Megaride, la sua prodigiosa nave tecnologicamente avanzata, ora Basile ha in progetto di trasformare il porto di Napoli ne “Il polo tecnologico e della memoria” destinato ad attirare milioni di visitatori da tutto il mondo. Ma la Megaride non è una nave qualunque. Come definita dal suo stesso creatore “la nave ci osserva, ci registra, ci elabora e ci rimette in scena” nascondendo nei suoi segreti un enorme archivio digitale che registra ogni cosa avvenga nel natante oltre che stupire con fantasiosi ologrammi la piccola Mia, figlia dell’armatore. Amato e venerato dai suoi concittadini a Vittorio Basile manca solo una moglie che ritrova nella bellissima e giovane Angelica, già madre di sei figlie, e che sposa con una sfarzosa cerimonia sulla Megaride. Quello che l’uomo non sa è che Angelica è innamorata di un losco faccendiere di nome Salvatore Lo Giusto, soprannominato “Il Re”, il quale ha un macabro progetto: uccidere Basile e far diventare Angelica, su cui ha un enorme potere derivato dal cieco amore della donna per lui, vedova e unica responsabile degli affari dell’armatore. L’unico problema è la piccola Mia, la sola legittima erede di tutte le ricchezze di Vittorio Basile che viene affidata ad Angelica fino alla maggiore età, quando finalmente potrà passare tutti i suoi averi al malefico Re. Dopo l’atroce delitto dell’armatore avvenuto proprio il giorno delle nozze e dopo aver cacciato Primo Gemito, guardia personale di Mia, la piccola si ritrova per quindici anni in balia della matrigna e delle sei sorellastre che la maltrattano picchiandola e umiliandola. Dalla splendida nave elegante e tecnologica qual’ era, ora la Megaride è un relitto adibito a bordello, contrabbando e droga con le stive allagate e piene di cadaveri in putrefazione, come del resto il porto di Napoli ormai ridotto ad un’enorme discarica. Mia dalla morte del padre non parla più, quando non deve servire le sorellastre vive nascosta e sola persa nella sua disperazione, inconsapevole del fatto che tutto quello che gli altri sfruttano in realtà è suo. Finalmente, dopo quindici lunghi anni il Re torna sulla nave pronto a completare il suo piano e prendere possesso delle ricchezze di Basile, atteso spasmodicamente da Angelica ansiosa che lui finalmente rispetti la promessa di sposarla e farla diventare la sua regina. Ma non appena il Re posa gli occhi su Mia, ora una giovane e bella ragazza, i suoi piani subiscono un cambiamento che né Angelica né le sue figlie sono disposte a perdonare. Ma come ho già detto Megaride non è una nave qualunque, sembra possedere una coscienza propria mentre comincia a mostrare ologrammi con immagini del passato che, finalmente, apriranno gli occhi ad una momentaneamente circuita e illusa Mia, mostrandole ciò che la sua mente rifiutava di ricordare.
“Io mi chiamo Primo perché i miei volevano una famiglia numerosa, ma poi sono morti giovani. Adesso lei mi chiama per minacciarmi di morte, per spaventarmi… io sono già morto quindici anni fa insieme a quella nave e a questa città. Adesso, è solo una storia di fantasmi.”
Vincitore di due David di Donatello, “Gatta Cenerentola” è ispirato all’omonima novella di Gianbattista Basile, per la regia di Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Mario Sansone, tra i doppiatori troviamo Alessandro Gasmann/ Gemito, Massimiliano Gallo/ Il Re e una splendida Maria Pia Calzone/ Angelica.
“Gatta Cenerentola” è molto distante dall’aurea fiabesca che permeava la storia disneyana di “Cenerentola” anche se ci sono molti chiari riferimenti, come la scarpetta di cristallo fatta su misura per il piedino di Mia o le sorellastre volgari che la picchiano e la maltrattano comandate dalla madre Angelica, donna fredda e determinata la quale perde tutte le sue sicurezze quando è presente il Re che lei ama alla follia, ma che saprà anche rendersi colpevole di un esplosiva vendetta da vera donna partenopea tradita. I personaggi hanno caratteristiche molto marcate, con disegni dai tratti spigolosi che richiamano alla loro indole maligna e si muovono in un mondo dai colori forti che a me, appassionata da decenni al fumetto Dylan Dog, hanno richiamato alla memoria proprio alcune tavole degli albi usciti in versione speciale a colori. Il sottobosco criminale di una Napoli del futuro è descritto senza censura con omicidi a sangue freddo, tanta violenza e volgarità soprattutto nei dialoghi in italiano e in dialetto, particolare che rende i personaggi animati vibranti e reali, anche se in realtà Mia la vera protagonista del film appare relegata in un ruolo secondario, trascinata dagli eventi e dalle situazioni lungo tutta la durata del film.
Bellissimo Lara, mi hai proprio messo voglia di vederlo
Era il mio scopo!?