Non sarà più la stessa cosa sentire le campane suonare. Non dopo i chiari rintocchi delle campane di King’s Landing, le urla strazianti e poi il più assordante silenzio.
Dopo il percorso intrapreso dai personaggi nel quarto episodio, Game Of Thrones è tornato ai tempi delle nozze rosse. Sapevamo tutti che questo momento non avrebbe tardato ad arrivare, perché la battaglia contro gli Estranei, è stato soltanto un mero assaggio di quello che ci attendeva.
L’episodio si apre su Varys intento a preparare missive per ignoti destinatari contenenti la rivelazione del momento, la vera identità di Jon Snow. Tyrion, conscio di essere responsabile di quello che, di fatto, è un tradimento punibile con la morte, tenta di convincere Daenerys della bontà delle intenzioni dei “portatori” di questo pericoloso passaparola, ma qualcosa in lei si è spezzato per sempre. Si sente sola, impopolare, incompresa e probabilmente colpevole per la morte di un altro dei suoi “figli”.
Nulla può ormai convincerla che non sia stato imbastito un complotto a suo danno e la bella Dany sa anche che, seppur inconsciamente, ad aver innescato il tradimento è stato il suo amato Jon. Qualcuno dovrà pagare subito, e il primo ad essere punito è Varys che viene condannato a morte ed incenerito da Drogon in una scena che definirei magistrale per la splendida comparsa del drago alle spalle di Daenerys. Un colpo d’occhio che ripaga di tutti quei difetti della CGI nelle scene di volo.
Daenerys, a colloquio con Tyrion, ha una notizia sconvolgente per lui: Jaime è stato catturato, colto in flagrante nel tentativo di penetrare le mura della città per recarsi da Cersei. Il sempre saggio ma non più fidato consigliere della madre dei draghi, la implora di risparmiare gli innocenti rifugiati nelle mura del castello e di cessare ogni ostilità quando sentirà suonare le campane, poiché sicuro che sua sorella capitolerà e Approdo del Re si arrenderà. Chiede dunque aiuto a Sir Davos e, infiltratosi dove Jaime è tenuto prigioniero, lo libera certo che quando Cersei lo vedrà, preferirà fuggire con lui e proteggere la creatura che ha in grembo anziché continuare a lottare. Il saluto tra i due è estremamente emozionante e davvero ben realizzato e rende giustizia al loro passato.
Tyrion sa bene che comunque vadano le cose, sarà il prossimo ad essere giustiziato per aver tradito Daenerys e dunque non esita a tentare di contenere i danni e a salvare almeno il suo futuro nipote. Forse ce ne accorgiamo soltanto adesso, ma Tyrion lo ha detto diverse volte: ai suoi nipoti voleva davvero bene. Tranne a Joffrey. Siamo seri! Chi sopporterebbe Joffrey?
Scherzi a parte (ma mica scherzavo più di tanto) Jon si confronta con Daenerys e nonostante dichiari di amarla e lo faccia a gran voce, cosa assolutamente inedita per il nostro Re del Nord, generalmente molto restìo ad esternare i propri sentimenti, la Regina si sente respinta e in qualche modo questo diniego di effusioni, può ritenersi determinante nell’ascesa di Daenerys verso la follia assoluta.
All’alba le truppe sono pronte e schierate, forse i soldati sono fin troppi considerando la vasta quantità di vittime mietuta dagli Estranei, ma visto che sono arrivati tutti con Jon e Sir Davos, è probabile che si tratti di truppe reclutate dal giovane che può ancora contare sulla fiducia di innumerevoli famiglie in tutti i Sette Regni. Mentre le armate si fronteggiano, l’aria viene smossa dall’arrivo di Daenerys in groppa a Drogon. Ha una forza smisurata, è inarrestabile e distrugge l’armata di Euron Greyjoy in una manciata di minuti.
E’ solo l’inizio. Con Drogon ed una furiosa rabbia, la madre dei draghi da il meglio di sè e fa quello che probabilmente avrebbe potuto e dovuto fare a Winterfell contro gli Estranei. Disintegra le mura di Approdo del Re e innesca lo scontro verso la Compagnia Dorata che capitola molto rapidamente ed inizia la sua avanzata verso la Fortezza Rossa.
Resta confinato fuori le porte della Fortezza Jaime Lannister che per raggiungere Cersei dovrà dunque cercare una via alternativa. E’ il caos totale, un fiume di persone si riversa in strada e corre nelle direzioni più disparate, senza una vera meta, sperando di sfuggire alle fiamme.
Tutti invocano a gran voce la resa, il suono liberatorio delle campane, la pietà. Le immagini sono straordinarie, è questa la vera battaglia. Le scene sono a dir poco perfette, la fotografia è realizzata a regola d’arte e la colonna sonora accresce ed alimenta le emozioni.
L’esercito dei Lannister getta le armi in segno di resa, senza neanche tentare lo scontro con Verme Grigio, Jon e i loro soldati. La tensione si taglia davvero con il coltello, è percepibile chiaramente l’ansia di tutti coloro che attendono che suonino le campane e Cersei si arrenda, evitando una strage. Ma per Daenerys non basta, è andata troppo oltre, è fuori di sè e rade al suolo Approdo del Re.
Bruttino l’istante in cui si vede la ripresa dall’alto del modellino utilizzato per King’s Landing, ma fortunatamente si tratta di un trascurabile momento. Diretto da Cersei, Jaime viene intercettato da Euron Greyjoy che emerge dal mare determinato a lottare fino alla morte. I due di scontrano e sebbene Euron colpisca gravemente e ripetutamente Jaime a cui non resterà molto da vivere, quest’ultimo lo sconfigge e il folle zio di Theon muore mormorando fiero ‘Sono l’uomo che ha ucciso Jaime Lannister‘. Tipico di Euron.
Anche Sandor Clegane e Arya raggiungono la Fortezza, ma la situazione è talmente chiara e delicata che l’uomo manda via la ragazza sicuro che se lo accompagnerà, morirà. Arya riconosce nelle parole di Sandor tutto l’affetto e la sincerità che l’uomo ha per lei ed obbedisce, cercando una via di fuga da quel cumulo di morte e cenere. Il Mastino combatte con tutte le sue energie e diventa davvero tutti noi quando urla al mastodontico fratello (davvero somigliante a Darth Vader, il che significa che il veleno con cui Oberyn ha cosparso la lancia usata nel combattimento non lo ha ucciso, ma lo ha reso una specie di mutante) di morire e comprende che l’unico modo per sconfiggerlo è gettarsi con lui nelle fiamme che attanagliano le mura.
Una ormai terrorizzata Cersei si ritrova con Jamie e dismessi ormai i panni del tiranno senza pietà, si scioglie in un pianto straziante. Bloccati nei sotterranei, i due si abbracciano in attesa della morte e veniamo a sapere che la gravidanza della donna non era simulata. Jaime, dunque, muore come nel desiderio confidato a Bronn tempo addietro: tra le braccia della donna amata e Cersei muore in effetti come da profezia: tra un mare di lacrime, con il collo stretto tra le mani del fratello minore (anche se sono gemelli, Jaime è nato poco dopo Cersei e quindi è, tecnicamente, più piccolo).
E’ la fine per Approdo del Re e l’inizio del regno di Danerys. Che al suo interminabile nome, può aggiungere quello di “Regina folle“.
Le ultime scene dell’episodio sono dedicate ad Arya, alla sua fuga verso la vita, una fuga che sa di una progressiva umanizzazione, è come se la ragazza a poco a poco lasciasse provare al suo cuore tutti i sentimenti che aveva represso per poter diventare Nessuno.
Quando si rialza ricoperta di cenere e fatica a respirare, ho avuto l’impressione che riprendesse i sensi come Jon quando è tornato in vita e, allo stesso modo, penso che lo splendido cavallo bianco che le appare per facilitarle fuga, sia il simbolo della sua rinascita, dell’inizio di un nuovo capitolo della sua storia e che possa essere stato guidato per le strade di Approdo del Re da Bran.
Bran, comunque, aveva previsto tutto, perché nel corso del secondo episodio della quarta stagione, aveva avuto la chiara visione dell’ombra di un drago in volo su King’s Landing e quindi per quanto accorate possano essere le critiche avanzate agli sceneggiatori, sono più che certa che sappiano quello che fanno e che abbiano realizzato una storia pienamente aderente alle premesse della serie. Una storia che non si distacca affatto dal Game Of Thrones che abbiamo sempre seguito.
Non è corretto affermare che Daenerys impazzisca tutto ad un tratto, né che il Trono le dia alla testa improvvisamente. Che la donna fosse decisa a sedere sul trono ad ogni costo non è mai stato un mistero e nel corso di Game Of Thrones si sono susseguiti moltissimi momenti in cui si è palesata la lotta interiore tra pietà e intransigenza. Dany è stata tanto indulgente quanto implacabile e forse lo abbiamo dimenticato. Così come abbiamo dimenticato che si sta misurando con una Regina che non ha esitato a mietere innocenti vittime con l’altofuoco, che non ha pietà neanche per il suo stesso fratello. Insomma c’è davvero qualcuno che voglia insinuare che Cersei non sia stata folle quanto Daenerys? Indubbiamente speravamo nel suo senso di giustizia e nel desiderio di liberare i Sette Regni dalla tirannia, ma quale sovrano non ha le mani sporche di sangue? Inoltre, nel decimo episodio della seconda stagione, intitolato “Valar Morghulis“, quando entra nella Casa degli Eterni a Qarth, in cerca dei draghi rapiti, ha una sorprendente visione di sè stessa che si avvicina al Trono di Spade, ma la stanza è spoglia, il tetto distrutto e il trono ricoperto di quella che appare essere neve, o forse cenere?
La prossima puntata sarà l’ultima e poi saremo costretti a dare l’addio a Game Of Thrones. Io non sono affatto pronta. Tu? Intanto…Valar Morghulis.
La differenza fondamentale tra Cersei e Daenerys è che la prima era una calcoltrice ed una stratega, l’altra sembra essere presa solo da un impeto di rabbia. Non le paragonerei o giustificherei i comportamenti di una per quello che ha fatto l’altra, la puntata stessa alla fine mette alla luce che non ci sono né buoni né cattivi.
Concordo e difatti Daenerys non ha alcuna giustificazione, esattamente come non ne ha Cersei a prescindere dalle ragioni che muovono o che possono aver mosso entrambe. Dopotutto anche Dany ha un obiettivo preciso e ce l’ha da 8 stagioni: vuole il trono di spade. E’ da tanto che viene mostrata la deriva totalitaria verso cui tendono le sue decisioni, io francamente mi aspettavo che perdesse la testa. Cersei era più infima, molto meno istintiva e più sadica, Daenerys è impetuosa e irrazionale, quindi la strage o gli omicidi di Cersei sono stati in qualche modo “calcolati”, quelli di Dany sono come quelli perpetrati dal padre: pura rabbia mista a vendetta. Se fosse stata maggiormente scaltra, avrebbe represso la rabbia e la totale sfiducia in tutti per ottenere il trono, ma poi avrebbe regnato circondata da gente di cui non si fida, e con la consapevolezza che Varys ha inviato corvi a tutti i Sette Regni e che probabilmente Sansa sta tramando contro di lei.
Di possibilità per non fare quello che ha fatto ne aveva, farlo così apertamente di sicuro non ti legittimerà come prossima regina. (Anche perché non se la prende nemmeno con i suoi effettivi nemici ma si sfoga sul popolo che è ben differente). Ma il punto è che gli sceneggiatori vogliono farci vedere che lei ha preso la stessa piega del padre (non a caso vediamo tra le fiamme del drago anche qualche barile di alto fuoco che scoppia, cosa che ho apprezzato).
Infatti ormai ha perso ogni cosa e non torna più indietro…
Infatti non volevo dire che dovesse tornare su suoi passi, solo che ormai è chiaro che vogliono paragonarla al padre 🙂