Fuori, nuovo film di Mario Martone, è stato presentato in anteprima il 20 maggio 2025 in concorso al 78º Festival di Cannes, dove ha ricevuto una calorosa approvazione: in un gremito Grand Theatre Lumiere la proiezione è terminata con una standing ovation di sette minuti di applausi per il regista e per il fantastico cast composto da Valeria Golino, Matilda De Angelis ed Elodie. Prima della distribuzione in Italia a opera di 01 Distribution, ho partecipato all’anteprima stampa nella città di Martone, al Cinema Modernissimo di Napoli.
Tornare di mattina in queste sale mi ha ricordato il cineforum che organizzava il liceo, con quattro appuntamenti annuali proprio al Modernissimo, una buona abitudine che le scuole non dovrebbero perdere; è stato particolare anche passeggiare tra le strade di una città ancora silenziosa, ma in continua tensione intestina, pronta ad esplodere di azzurro per una possibile vittoria non solo sportiva.
Con la visione del film le emozioni sono cambiate: Fuori è un biopic atipico, che si concentra su un determinato lasso di vita della scrittrice Goliarda Sapienza, per scoprire meglio le sfumature di questa sua esperienza attraverso le indimenticabili interpretazioni delle due attrici protagoniste, Valeria Golino e Matilda De Angelis. Rivediamo insieme il trailer del film, in sala dal 22 maggio:
“Roma, 1980. La scrittrice Goliarda Sapienza finisce in carcere per aver rubato dei gioielli, ma l’incontro con alcune giovani detenute si rivela per lei un’esperienza di rinascita. Uscite di prigione, in una calda estate romana, le donne continuano a frequentarsi e Goliarda stringe un legame profondo con Roberta, delinquente abituale e attivista politica. Un rapporto che nessuno, fuori, può riuscire a comprendere ma grazie al quale Goliarda ritrova la gioia di vivere e la spinta a scrivere.”
“Stanno dentro anche quando stanno Fuori”
Questa frase, ascoltata già nel trailer, racchiude un po’ il senso della nuova opera di Martone: non un semplice “inno” alla libertà, ma più un rapporto conflittuale tra la propria vita e i confini stessi dell’essere libero o, se vogliamo, libera. Quest’ultima declinazione dell’aggettivo potrebbe risultare scontata perché il cast principale è tutto al femminile, ma Fuori ci pone uno sguardo diverso sull’esperienza del carcere ed è espressa proprio dalle relazioni tra donne: solidarietà, condivisione, amicizia, persino amore sono i legami che si creano “dentro” e inevitabilmente si trascinano nel mondo esterno.
Il carcere dovrebbe riformare le persone, ma sembra che le nuove vite “fuori” da quel luogo non mostrino notevoli evoluzioni, come se la prigionia avesse donato una nuova libertà attraverso relazioni impensabili per il resto del mondo. Non bisogna, però, giudicare le persone, o meglio queste donne, solo dall’apparenza e dalle loro azioni, ma osservare il susseguirsi delle loro azioni fino al finale.
Tratto dal romanzo autobiografico L’università di Rebibbia del 1983 di Goliarda Sapienza, il film è diretto da Mario Martone che l’ha scritto insieme ad Ippolita Di Majo: con la loro sceneggiatura ricca di flashback e flashforward avranno messo in seria difficoltà Jacopo Quadri per il suo montaggio.
Dal punto di vista tecnico Fuori è davvero un ottimo film e menziono a tal proposito coloro che hanno riportato lo spettatore negli anni ottanta: la fotografia è curata da Paolo Carnera, le musiche originali sono di Valerio Vigliar, la scenografia di Carmine Guarino, i costumi di Loredana Buscemi, il suono in presa diretta di Maricetta Lombardo. Ultimamente l’avevo vista come protagonista di Citadel: Diana, ma qui Matilda De Angelis si è presa la scena con la sua performance decisa e accattivante.
Completa una splendida coppia attoriale con Valeria Golino, che tratteggia il ritratto di una donna chiusa, ma al tempo stesso pronta a condividere la propria intimità con le sue nuove amiche, che la rendono libera in un mondo che le sembra troppo complicato. In Fuori interpreta la protagonista Goliarda Sapienza (1924 – 1996), una delle più grandi voci della letteratura italiana del Novecento, riscoperta solo dopo la sua morte con la pubblicazione de L’arte della gioia, il capolavoro a cui ha dedicato dieci anni della propria vita, uscito prima all’estero e solo nel 2008 in Italia.
Fuori si concentra solo sull’esperienza del carcere per accentuare le emozioni e le relazioni di quel periodo, ma ci dà alcuni spunti prima e dopo la visione sulla vita della scrittrice, attrice, intellettuale libera e anarchica. Goliarda Sapienza è figlia di genitori atei e socialisti, considerati sovversivi dal regime fascista e, grazie a una borsa di studio, entra a sedici anni all’Accademia d’Arte Drammatica di Roma; si dedica al teatro poi al cinema, diretta da registi come Visconti, Blasetti e Citto Maselli, suo compagno per lunga parte della vita.
La morte della madre nel ‘53 la porterà ad attraversare un momento di grande crisi fino a un tentativo di suicidio, al ricovero e alla terribile esperienza dell’elettroshock che cercherà di superare anche attraverso un doloroso percorso di psicoanalisi. Finché a metà degli anni ‘60 smette la psicoanalisi e attraverso la scrittura inizia il proprio ritorno alla vita. Fuori si concentra su un momento decisivo nella sua biografia, l’esperienza di detenzione avvenuta nel 1980.
Il carcere, quello “sconosciuto pianeta che pure gira in un’orbita vicinissima alla nostra città” costituì per lei un passaggio decisivo, sia da un punto di vista esistenziale che artistico: da qui nacquero le due sue opere L’università di Rebibbia e Le certezze del dubbio, in cui Goliarda Sapienza arrivò a dichiarare come la prigione sia solo la forma più estrema di reclusione e che “fuori”, nella società civile, esistano forme di costrizione e limitazione della libertà più subdole e non meno pericolose.