(Link al profilo Instagram di Frankie Muniz…).
Confesso, non ricordo esattamente in quale fascia oraria andasse in onda Malcolm. Sono passate troppe estati, ho visto tanto trash, hanno pure creato Netflix nel frattempo… impossibile rimembrare.
E quindi mi sento legittimato, ai fini di questo articolo, a ipotizzare un classico pomeriggio su Italia 1 degli anni 2000, zeppo di pubblicità e improbabili speaker televisivi. Non sarà un resoconto esatto, ma, ti assicuro, verosimile sì. È il massimo che posso fare.
Dunque, dicevo. Come tutti hanno presente, Malcolm è la mitica sitcom che mi ha reso celebre da adolescente, i cui diritti per il Bel Paese, all’epoca, erano stati acquistati da Mediaset.
Venivo trasmesso, ahimè, tra lo spagnolissimo Paso Adelante (Tu dirás que estoy loco, Mónica Cruz…) e l’australianissimo Sleepover Club (potevamo anche non invitarla quella noiosa di Lyndz al pigiama party…). Roba non amerikana, di basso livello. Tutto ciò che non è amerikano, com’è noto, è di basso livello.
La mia serie, invece, amerikana lo era sul serio. Anzi, amerikanissima, per concludere il trittico di superlativi assoluti del paragrafetto precedente.
Basti pensare alla sigla, con la spumeggiante Boss of Me dei TMBG ad accompagnare immagini iconiche, quali uno sciatore in fiamme, una Sharpshooter del wrestler Bret Hart e mio fratello Dewie legato come un salame. Quante 4 luglio vibes in queste tre istantanee…
Frankie Muniz, è tempo di brum brum (e di bua…)
Ne è passata di acqua sotto i ponti, ormai. Persino Reese ha smesso di chiamare blallo il verde, limitandosi a definirlo, più prosaicamente, come il colore dell’erba.
Ad ogni modo, tra meno di un mese spegnerò 39 candeline. Di amnesie e matrimonio qualche paparazza de I Segreti delle Star si è già occupata sul sito, dacci un’occhiata se ti va. Ma qui voglio parlarti di un nuovo capitolo della mia vita, quello della Nascar.
(Prima però metti i big likes a Frankie Muniz sul suo profilo Instagram…).
(Scusa, il mio agente ha un approccio un po’ vecchio stampo alle pratiche commerciali…).
Ops, che sbadato. Digitando il mio nome su Google mi sono ricordato del crash nella gara di venerdì scorso a Phoenix, nell’ambito del campionato Nascar Craftsman Truck Series.
Ecco perché mi faceva male la gamba. Maledette amnesie…
Comunque tutto ok, non ti preoccupare. Sto bene, davvero. Giusto un livido color blallo sotto la rotula, ho controllato. Nulla di grave.
È dal 2021 che sono pilota professionista di truck. Non ho, però, corso tutte le gare. Diciamo che ero a mezzo servizio. Prima tanta gavetta in categorie minori, ma in ogni caso preferisco decisamente la pista al set. Non mi manca proprio, anche se sono felice che il personaggio di Malcom abbia lasciato il segno in qualche maniera.
Gli imprevisti capitano, sul circuito come davanti alla macchina da presa. Un giorno vinci, un giorno perdi la ruota al box, un giorno ti ritrovi in un maxitamponamento. Basta prenderla con filosofia, la mindfulness è una panacea per affrontare le difficoltà…
Con il numero 33, dal 2025 sarò finalmente pilota full time Ford. É un grande traguardo per me. Un piccolo passo per Frankie Muniz, un grande passo per l’amerikanità, come dicono quelli bravi. Anche i ragazzi di Neo Studios sono interessati al mio percorso automobilistico, dovremmo riuscire a fare una docu-serie prima o poi.
Ora ti saluto, è tardi. Devo mettere il ghiaccio sul ginocchio. L’avventura è appena iniziata. Che adrenalina la bandiera a scacchi!
(Stop. Buona la prima. Ottima performance, Malcolm…).
(Se vuoi rivedere le 7 stagioni della leggendaria serie Malcolm, ti basterà abbonarti a Disney Plus. Se, invece, il tuo interesse è per la carriera in Nascar di Frankie Muniz, ti ho già detto che devi mettergli i big likes su Instagram…).
(Scusalo ancora. Quando vede business è parecchio insistente…).