Frances McDormand è una delle migliori attrici della sua generazione, capace di dare anima a personaggi straordinari, personaggi che hanno segnato indelebilmente la storia del cinema. Vincitrice di quattro premi oscar – tre come miglior attrice protagonista e uno come produttrice -, osserviamo la sua incredibile carriera.
Come tutto ebbe inizio
Frances McDormand, nasce come Cynthia Ann Smith a Gibson City, in Illinois, il 23 giugno 1957. All’età di un anno e mezzo viene ribattezzata Frances Luoise McDormand dai suoi genitori adottivi Noreen Nickelson e Vernon McDormand, un pastore protestante della congregazione dei ‘Discepoli di Cristo’, di cui la madre biologica di Frances McDormand era parrocchiana.
A causa del lavoro del padre la famiglia è costretta a spostarsi frequentemente. Alla fine i McDormand si stabilirono definitivamente a Monessen in Pennsylvania.
Frances McDormand stessa ha parlato della sua adolescenza, sottolineando come, essendo figlia del pastore locale, ci si aspettasse da lei un certo rigore morale. Tuttavia, la sua vita prese una svolta quando le fu assegnata la parte di Lady Macbeth in un laboratorio scolastico. Questa esperienza le fece scoprire la sua passione per la recitazione e la possibilità di sfidare le convenzioni sociali.
“È stato l’inizio, una ragazzina delle medie, molto timida e lievemente sospetta, che riesce a stare in piedi davanti alla gente e a catturare l’attenzione”.
Francis McDormand si è diplomata alla Monessen High. School nel 1975. Ha frequentato il Bethany College, conseguendo un Bachelor of Arts in teatro nel 1979. Nel 1982, ha ottenuto il “Master of Fine Arts” presso la Yale School of Drama.
Proprio mentre studia alla Yale Frances McDormand stringe un forte legame con la sua compagna di stanza la futura attrice premio oscar Holly Hunter (Lezioni di piano, Lovesick). Entrambe condividono il sogno di diventare attrici. Sarà proprio Holly Hunter a parlare a Francis di un provino, a cui lei non può andare perché impegnata con uno spettacolo a Broadway.
I registi del film sono due giovani fratelli, Joel e Ethan Coen.
Francis McDormand così si presenta al posto dell’amica. I due fratelli prima di lei avevano già visionato tantissime attrici ma non ne avevano ancora scelta nessuna. Francis si mette a chiacchierare con Joel, il maggiore dei due fratelli, che rimane affascinato dalla giovane attrice e le chiede se può tornare il giorno dopo alle due.
Ma Francis McDormand gli risponde di no, il suo fidanzato dell’epoca aveva appena ottenuto una parte in una soap opera e proprio a quell’ora sarebbe andato in onda. Joel racconta che fu proprio quel no iniziale a farle ottenere la parte, quel no e il suo straordinario talento.
L’esordio e i primi anni di carriera
Così nel 1984 fa il suo esordio cinematografico nel primo film scritto, diretto e prodotto dai fratelli Coen: Blood Simple – Sangue facile. Nel film interpreta Abbey la protagonista femminile. Il lungometraggio è un thriller cupo e ingegnoso con elementi folli e pone le prime basi di quello che diventerà lo stile narrativo e visivo del cinema dei fratelli Coen.
Ma il 1984 non è solo l’anno del suo esordio al cinema, a un anno da quel fatidico provino, Francis McDormand sposerà Joel Coen. La coppia è tutt’oggi ancora legata, e si appresta a festeggiare i quarant’anni di matrimonio. A chi gli chiede come si fa a rimanere insieme ancora dopo così tanto tempo risponde che il segreto sta nell’avere sempre storie da raccontare l’una all’altro.
Francis McDormand e Joel Coen dopo l’università si trasferiscono in una casa nel Bronx dove vivono insieme a Ethan Coen, Holly Hunter e all’amico Sam Raimi (Doctor Strange nel Multiverso della Follia, L’armata delle tenebre).
“Non pensate a una comunità d’artisti, eravamo squattrinati e vivere insieme era una necessità“
Negli anni a seguire Francis interpreta una piccola parte nel terzo film di Sam Raimi – scritto insieme ai fratelli Coen – I due criminali più pazzi del mondo e recita in alcuni episodi della serie televisiva Hill Street giorno e notte e in un episodio di Ai confini della realtà.
Nel 1987 recita nel secondo film del marito e del cognato, Arizona Junior. La parte della protagonista questa volta è affidata a Holly Hunter, che condivide lo schermo con un giovanissimo Nicolas Cage, mentre Francis McDormand recita in un ruolo secondario.
Subito dopo cominciano ad arrivare le prime nomination a premi importanti: per la sua interpretazione di Stella Kowalski nello spettacolo teatrale Un tram che si chiama desiderio viene candidata ai Tony Award e nel 1989 riceve la candidatura all’oscar come miglior attrice non protagonista per la sua intensa interpretazione nel film Mississippi Burning – Le radici dell’odio dove recita accanto a Gene Hackman e Willem Dafoe.
L’anno seguente recita nello splendido Darkman – sempre di Sam Raimi – accanto a Liam Neeson ed è la protagonista de L’agenda nascosta del leggendario regista inglese Ken Loach. Ha anche una piccola parte in Crocevia della morte, terzo film dei fratelli Coen – in totale Francis McDormand verrà diretta dal marito ben otto volte -.
Successivamente interpreta Amore e magia (1991), di Terry Hughes, ed è una delle attrici di Saluti dal caro estinto, per la regia di Charlie Peters. Nel 1994 conquista un Golden Globe Speciale grazie ad America Oggi di Robert Altman, insieme al resto del cast. Con gli altri interpreti del film si era aggiudicata anche una Coppa Volpi al Festival del Cinema di Venezia dell’anno precedente.
In questo periodo Frances McDormand e il marito decidono di adottare un bambino del Paraguay, Pedro McDormand Coen.
Tra il 1995 e il 1996 recita in una serie di film tra cui Bleeding Hearts di Gregory Hines, Oltre Rangoon di John Boorman, Palookaville di Alan Taylor e Plain Pleasures di Tom Kalin.
Il successo mondiale
Nel 1996 Francis McDormand torna a recitare per il marito nel capolavoro Fargo, nel ruolo della poliziotta Marge Gunderson, una delle interpretazioni più memorabili della sua carriera e della storia del cinema.
L’American Film Institute inserisce Marge Gunderson al 33 ° posto nella lista dei buoni indimenticabili. La tenace e apparentemente mite poliziotta incinta si trova a dover risolvere una serie di omicidi che hanno sconvolto una piccola cittadina del remoto e innevato Minnesota.
Grazie a questa spettacolare interpretazione Francis McDormand vincerà il premio oscar alla miglior attrice protagonista.
A questo film fanno seguito Schegge di paura dove Frances McDormand è la psicologa che ha in cura il giovane Edward Norton, Stella solitaria di John Sayles, Paradise Road, Johnny Skidmarks, Talk of Angels, e Madeline – Il diavoletto della scuola, di Daisy von Scherler Mayer.
Gli anni 2000, scelte mai banali
In tutta la carriera di Frances McDormand, o almeno quella da quando ha cominciato a poter scegliere se accettare o rifiutare determinati ruoli, sembra esserci una costante: la curiosità. La curiosità di esplorare ruoli sempre diversi, con diversi gradi di intensità. Spaziare tra più generi e stili, fregandosene della quantità di battute o dell’importanza del suo ruolo.
E questa per un attore/attrice hollywoodiano sembra essere una gran novità. Sono innumerevoli le storie di divi americani non disposti a dividere lo schermo con nessuno, di essere centrali nella storia. Francis McDormand invece guarda il ruolo, quello che lei può dare al personaggio e quello che il personaggio può lasciare in lei.
E grazie a questo abbiamo, oltre alle sue straordinarie interpretazioni da protagonista, abbiamo anche ruoli piccoli e memorabili da non protagonista, come la prepotente ma divertentissima madre del protagonista nel film Quasi famosi di Cameron Crowe, o la sua intensa interpretazione in North Country – Storia di Josey, entrambe queste interpretazioni le sono valse una candidatura all’oscar come miglior attrice non protagonista.
Nel 2001 e nel 2008 torna a recitare per il marito in L’uomo che non c’era e nel divertente Burn After Reading – A prova di spia, accanto a un cast composto da George Clooney, Brad Pitt, Tilda Swinton e John Malkovich.
Nel 2011 Frances McDormand ha avuto anche a che fare anche con il cinema nostrano. Paolo Sorrentino l’ha diretta in This must be the place, dove interpreta la rude e pragmatica moglie del protagonista, interpretato da Sean Penn.
Sempre nello stesso anno compare nel kolossal Transformers 3, diretto da Michael Bay. Nel 2012 si cimenta anche nel doppiaggio con il film d’animazione Madagascar 3 – Ricercati in Europa.
Recita in Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore, di Wes Anderson, con il regista di Grand Budapest Hotel collaborerà altre due volte: come doppiatrice ne L’isola dei cani e in The French Dispatch of the Liberty, Kansas Evening Sun (disponibile su Disney Plus)
Nel 2015 Francis McDormand vince un premio Emmy come miglior attrice per la miniserie Olive Kitteridge. Per la prima volta ha anche il ruolo di produttrice per un’opera dove recita.
Nel 2016 torna in quella che, per ora, è la sua ultima interpretazione in un film dei fratelli Coen in Ave Cesare, accanto ad un cast stellare che va da Josh Brolin, George Clooney, Scarlett Johansson, Channing Tatum e tanti altri.
Nella storia dell’Academy
Due anni dopo recita in Tre manifesti a Ebbing, Missouri. Questa è, secondo la mia personale opinione, la sua interpretazione migliore. La sua Mildred è fuoco puro non accetta che la polizia non abbia ancora arrestato nessuno per l’omicidio della figlia. Mildred vuole giustizia, vendetta, ma soprattutto non vuole quel silenzio assordante. Quel soffrire in silenzio, no lei vuole mettere a ferro e fuoco ogni cosa per scoprire la verità.
Frances McDormand, per questa fantastica interpretazione, così cruda e dura, – la stessa attrice dirà di essersi ispirata a John Wayne – riceverà il suo secondo Oscar come miglior attrice protagonista. Durante il ritiro del premio farà un discorso rivolto sul sistema lavorativo cinematografico.
“Tutte abbiamo storie da raccontare e progetti da finanziare di cui parlare. Ma non stasera durante le feste. Chiamateci tra tre, quattro giorni, nei vostri uffici naturalmente. O venite nel nostro, come credete meglio, e vi diremo tutto. Ho due parole prima di lasciarvi stasera, signore e signori: impegniamoci per l’inclusione!”
Tre anni dopo Frances McDormand riceve la sua terza statuetta come miglior attrice protagonista per Nomadland di Chloe Zhao. La McDormand vince nello stesso anno anche il suo quarto oscar al miglior film, essendo una delle produttrice, diventando la seconda attrice a raggiungere quattro oscar, dopo Katherine Hepburn.
“C’è un’enorme disparità tra chi ha e chi non ha. La scelta dei nomadi di vivere in movimento ha a che fare anche con queste disparità. Nomadland però non è una dichiarazione politica, abbiamo piuttosto cercato di capire una comunità che ha fatto delle scelte difficili e il motivo per cui le ha fatte”.
“Ora ci sono tante persone che vivono per strada sia per la situazione economica che per essere stati chiusi in casa durante il lockdown. C’è qualcosa dello spirito umano delegato al movimento. Muoversi fa parte dell’evoluzione. Quello che trovo interessante è che abbiamo trovato diversi strati di mobilità, tra chi vive nei camper o negli autobus. Si incrociano sulla strada ma non vivono in comunità…”
Al momento della premiazione Francis McDormand ulula alla platea rendendo omaggio al tecnico del suono Michael Wolf Snyder morto suicida.
Nel 2021 torna a recitare per il marito, per la prima volta in un progetto da solo, senza il fratello, nel Macbeth accanto a Denzel Washington. Ritorna al ruolo da dove tutto è iniziato quello di Lady Macbeth.
L’anno dopo produce e recita nel film tutto al femminile Women Talking – Il diritto di scegliere diretto da Sarah Polley, vincitore del premio oscar alla miglior sceneggiatura non originale.
Scoprire e sapere i suoi progetti futuri risulta un po’ difficile, perché sono pochissime le interviste che Francis McDormand concede. È assolutamente convinta, e probabilmente ha ragione, che per avere la credibilità che ha sempre avuto, e che vuole continuare ad avere, la vera Frances McDormand deve rimanere avvolta nel mistero. Devono parlare solo i suoi personaggi.
In un sistema come il cinema americano che guarda terrorizzato all’invecchiamento lei ha saputo andare controcorrente
“Invecchiare per me è un processo che va oltre l’aspetto fisico. Invecchiare significa indossare il nostro passato, le conquiste e le sofferenze. Penso che la chirurgia plastica sia una cancellazione di queste esperienze. E io non ho nessuna intenzione di dimenticarle: anzi.”