Forever Young
Forever Young scheda film
Titolo originale: Les Amandiers; Regia: Valeria Bruni Tedeschi; Genere: Drammatico; Anno: 2022; Paese: Francia; Durata: 125 minuti; Sceneggiatura: Valeria Bruni Tedeschi, Noémie Lvovsky, Agnès de Sacy; Fotografia: Julien Poupard; Montaggio: Anne Weil; Musiche: François Waledisch; Scenografia: Emmanuelle Duplay; Costumi: Caroline De Vivaise; Produttore: Alexandra Henochsberg, Patrick Sobleman; Casa di produzione: Ad Vitam, Agat Films, Bibi Film, Arte France Cinéma; Distributore: Lucky Red; Cast: Nadia Tereszkiewicz, Sofiance Bennacer, Louis Garrel, Micha Lescot, Clara Bretheau, Oscar Lesage, Alexia Chardard, Sarah Henochsberg, Noham Edjie, Liv Henneguier.
Forever Young trailer
Forever Young sinossi
Forever Young è ambientato negli anni ’80 e racconta la storia di dodici ragazzi con la passione per la recitazione ammessi alla scuola di recitazione fondata da Patrice Chéreau (Louis Garrel) e Pierre Romani (Micha Lescot) al Théâtre des Amandiers di Nanterre. Tra questi, ci sono i protagonisti principali della storia, Stella (Nadia Tereszkiewicz), Etienne (Vassilli Schneider) e Adèle (Clara Bretheau), che vivono la gioventù dei vent’anni, affrontando passioni, amori, cambiamenti e le prime tragedie.
Il film nasce dall’esperienza diretta della stessa Valeria Bruni Tedeschi, che ha frequentato la scuola di Chéreau.
Forever Young recensione
Il percorso di formazione che Valeria Bruni Tedeschi ha seguito presso il Théâtre des Amandiers di Nanterre si rivela come l’esperienza portante del suo ultimo film, Forever Young, presentato in concorso all’edizione del 2022 del Festival di Cannes.
Infatti, il film è creato attraverso i suoi ricordi di questi anni, con una sceneggiatura realizzata a sei mani, che unisce non solo l’esperienza dell’essere studente di Patrice Chérau, uno dei più grandi registi di teatro dello scorso secolo, ma anche di altre scuole come quella del Théâtre des Amandiers: scuole con pochi studenti, che seguono un metodo di insegnamento non convenzionale e che formano i loro attori al meglio, portando la barriera che divide la finzione e la realtà ad assottigliarsi sempre di più.
Grazie alla macchina da presa, seguiamo un inizio di film che ricorda un po’ A Chorus Line: infatti, i nostri protagonisti sono nell’atto di mostrare il proprio talento per accedere alla prestigiosa scuola di teatro di Patrice Chérau. Una serie di audizioni, una dietro l’altra, che mostra la vastità della passione di questi giovani per la recitazione, anche per coloro che poi non entreranno nella scuola. Una domanda regna su tutte queste giovani reclute da parte della commissione di ammissione: perché vuoi diventare attore/attrice?
Sarà questa la domanda che, come un cerchio autoconclusivo, unisce l’inizio e la fine di Forever Young. Una domanda a cui non c‘è una risposa univoca e duratura; come ha detto la stessa Valeria Bruni Tedeschi: “Avevo una risposta diversa a 18 anni, un’altra a 20, un’altra a 40 e un’altra ancora oggi”.
Uno dei temi di Forever Young è quello di mostrare l’urgenza del fare arte, di tematizzarla, di far comprendere al proprio spettatore come sia la motivazione dietro tutto ciò. Il perché di questa necessità può non essere compreso appieno nemmeno dall’attore, regista, artista in questione, ma è un’urgenza dentro di sé talmente forte, che non è possibile ignorarla, che bisogna seguire nonostante tutto, nonostante tutte le difficoltà che seguire una carriera del genere può comportare.
A seguito delle audizioni, ci addentriamo nella narrazione filmica ed ecco che, a poco a poco, inizia a spiegarsi il titolo di questo film, Forever Young. Infatti, Valeria Bruni Tedeschi ha utilizzato i suoi ricordi per realizzare un’ode alla giovinezza, mostrandola con tutto il suo entusiasmo, la sua dinamicità, ma anche le sue parti oscure. La passione, la perdita, c’è tutto in questo film.