Il 15 aprile del 1983 usciva nei cinema Flashdance, la favola musicale di una giovane operaia e del suo ricchissimo datore di lavoro che ha plasmato schiere di ragazzine che da quel momento in poi non hanno voluto fare altro che ballare.
Ha influenzato un’intera generazione e deve tantissimo, in termini di stile e successo a Mtv, la rete di videoclip musicali nata il 1 agosto 1981 che ha contribuito in gran parte a renderlo un film di successo.
Diretto da Adrian Lyne (dopo essere stato proposto a David Cronenberg, che rifiutò, e a Brian De Palma, che però era già impegnato nelle riprese di Scarface) e ambientato nella proletaria e industrializzata Pittsburgh, Flashdance racconta la storia di Alex Owens (Jennifer Beals), giovanissima saldatrice che sogna di poter entrare all’accademia e studiare danza. È quella, infatti, la sua passione, che fa esplodere tutte le sere dopo il lavoro in un club della città.
Sostenuta e incoraggiata dalla sua anziana amica Hanna (Lilia Skala) ex danzatrice classica, decide di provare ad affrontare le audizioni della scuola e si allena sino allo sfinimento, nella speranza di riuscire ad eseguire una buona esibizione ed essere ammessa al corso.
Quando arriva il giorno per effettuare l’iscrizione, la forte ansia e lo scoraggiante senso di inadeguatezza che l’assalgono inducono la ragazza a rinunciare al suo sogno. Ma la sua passione e la sua lampante attitudine per la danza non possono essere soffocate ancora per molto.
Nel locale dove si esibisce, una sera la nota Nick Hurley (Michael Nouri), il suo datore di lavoro.
I due iniziano una relazione condizionata dalla differenza di classe e di età, e anche se Alex respinge in ogni modo la sua infatuazione perché spaventata dal fatto che l’uomo sia il suo diretto superiore in fabbrica, non riesce però a resistere per molto tempo e cede al forte coinvolgimento emotivo che prova per Nick.
Proprio Nick giocherà un ruolo chiave nella futuro di Alex raccomandandola a sua insaputa presso l’Accademia per darle modo di accedere alle audizioni.
Il lieto fine della storia, lo conosciamo.
La musica
Flashdance è uno di quei film che hanno definito una generazione, cambiandola profondamente dicevamo, grazie alla sua colonna sonora.
Partito in sordina e stroncato dalla critica, Flashdance deve infatti la sua fama alle 700 mila copie del vinile della colonna sonora vendute in appena due settimane (alla fine dell’anno saranno 6 milioni).
È infatti la musica la prima vera protagonista della pellicola. Nella colonna sonora, composta dal guru della musica elettronica, Giorgio Moroder, spiccavano due canzoni diventate dei classici: Flashdance… What a feeling, cantata da Irene Cara, che grazie al brano ha vinto un Oscar e un Grammy, e Maniac, di Michael Sambello (anche lui ha ottenuto una candidatura alla statuetta dorata per la miglior canzone), ma non solo.
https://www.youtube.com/watch?v=8OyRL48ADjQ
Nel film possiamo apprezzare anche brani di Donna Summer, Kim Carnes e Laura Branigan.
I personaggi
La pellicola è ispirata alla vera storia di Maureen Marder, che lavorava in una ditta di costruzioni di giorno e faceva la ballerina di notte. Nel 1982 ha concesso i diritti della sua storia alla Paramount, che l’ha trasformata in Flashdance.
Il film ha visto esordire una giovanissima Jennifer Beals che aveva solo 18 anni all’epoca delle riprese (la data di nascita che Alex inserisce sul modulo di domanda, 19/12/63, è infatti la vera data di nascita di Jennifer Beals) ed era una studentessa di Letteratura americana a Yale, che lasciò per un semestre per poter girare la pellicola.
La Beals è davvero di una bellezza pura e disarmante, soprattutto con quel maglione che lascia la spalla scoperta e che è nato per caso.
“Quando ero al liceo, avevo un maglione preferito che era rimasto nell’asciugatrice troppo a lungo, quindi il buco per la mia testa era troppo piccolo”,
ha svelato la Beals.
“Così, ho tagliato il buco. L’ho indossato a una delle audizioni e ai produttori è piaciuto”.
Per questo ruolo riuscì a battere la concorrenza di Demi Moore.
Il successo del film, però, non le ha permesso di costruire una solida carriera, sia per scelte personali come quella di non accettare altre proposte cinematografiche sia per completare gli studi.
Proprio a Yale Jennifer ha conosciuto David Duchovny che quando ha ottenuto la parte di Fox Mulder in X-Files ha fatto di tutto perché il suolo della partner Dana Scully andasse alla sua amica Jennifer Beals (andrà poi a Gillian Anderson).
Da allora tuttavia, la Beals ha recitato in molti lavori , interpretando ruoli anche importanti in film e serie TV, anche se, probabilmente, non l’avremo riconosciuta.
La ricordiamo soprattutto per quel piccolo gioiello che è The L Word (2004), serie tv dedicata a un gruppo di donne – molte delle quali lesbiche – e alle loro vite; l’abbiamo anche vista in Lie to me con Tim Roth in (2009 ), nella serie tv The Chicago Code (2011) e in Taken (2017) passando per la Mostra del cinema di Venezia del 1992, il Sundance Film Festival nel 2017 e gli agli Emmy nel 2008.
Quasi sconosciuto, all’epoca, era anche il protagonista maschile, Michael Nouri.
La parte, in realtà, era stata offerta a Gene Simmons, voce dei Kiss, che però l’aveva rifiutata perché, diceva, era in conflitto con la sua immagine “demoniaca”.
In lizza c’erano anche attori del calibro di Pierce Brosnan, Robert De Niro, Richard Gere, Mel Gibson, Tom Hanks e John Travolta, ma chi è arrivato più vicino a ottenerla è stato Kevin Costner, allora alle prime armi.
Pur essendo travolti da un successo immenso, né Jennifer Beals né Michael Nouri, allora 36enne, sono riusciti tuttavia a capitalizzare il risultato: sono diventati famosi, ma sono rimasti intrappolati in questo film che, ancora oggi, è l’apice di entrambe le carriere.
Le scene e il messaggio
Certo, visto oggi Flashdance fa un po’ sorridere. Alcune scene, così anni 80, sembrano quasi caricaturali nella loro ingenuità e anche la recitazione a volte sembra fin troppo enfatica.
Quelle immagini ingiallite, le scene tagliate bruscamente, l’audio imperfetto, sono tutti particolari che oggi quasi ci danno fastidio.
Nonostante i suoi evidenti limiti strutturali, Flashdance resta tuttavia un classico esempio di quello spirito ingenuo e un po’ naif tipico di un certo cinema dell’epoca, incluso il suo messaggio: non arrendersi mai, inseguire i propri sogni a tutti i costi e fare qualunque sacrificio per raggiungere l’obiettivo.
In tal senso, credo la scena finale del film, con quel volo da manuale, possa essere considerato una sorta di liberazione, rappresenta la metafora della rivincita nei confronti di un sistema spesso poco meritocratico, che premia l’apparire più che l’essere.
La scena finale del film, nella quale Alex si esibisce di fronte alla commissione della scuola di danza appunto, è quella che possiamo definire “da manuale” perchè entrata nell’immaginario collettivo ed oggetto di innumerevoli citazioni).
Questa favola d’amore musicale strizza anche l’occhio alle differenze di classe scardinando un altro tabù sempre in voga, a dir la verità, è la vecchia storia del Principe che si innamora di Cenerentola perché capace di vederla dentro.
Tecnicamente nel film sono sicuramente stati fatti moti sforzi; è palese che in tutte le scene di danza non sia la Beals a ballare, ma ci credereste se vi dicessi che sono state utilizzate tre diverse controfigure?
Una di queste controfigure (nella breve scena di breakdance del balletto d’audizione) era in realtà un uomo, il ballerino di origine portoricana Richard Colòn, più noto col nome d’arte Crazy Legs; si rese disponibile ad indossare una parrucca e a radersi le gambe per interpretare il ruolo durante l’audizione, ma si rifiutò di radersi i baffi, chiaramente visibili nel fermo-immagine.
Per quanto riguarda le scene di ballo invece, la sua controfigura principale è stata l’attrice e ballerina francese Marine Jahan.
L’inquadratura in cui Alex si slancia al rallentatore attraverso l’aria, durante la sequenza dell’audizione, è stata interpretata da Sharon Shapiro, una ginnasta.
Costato 7 milioni di dollari Flashdance ne ha incassati più di 100 solo negli Stati Uniti, arrivando a superare il muro dei 200 milioni di dollari in giro per il mondo, un’enormità per il 1983. Per questo voci di un sequel si sono rincorse per molto tempo, ma la Beals non ne ha mai voluto sapere:
“Non sono mai stata attirata da qualcosa solo in virtù di quanto ricca o famosa mi avrebbe fatto diventare. Ho rifiutato così tanti soldi che i miei agenti stavano per impazzire”,
ha dichiarato l’attrice.
In compenso, il film è stato trasformato in un musical che ha debuttato in Inghilterra nel 2008 ottenendo un grande successo di pubblico e di critica che è continuato anche nei tour in giro per il mondo. L’unico posto in cui non ha (ancora) debuttato è Broadway.
Nel corso degli anni inoltre, sono stati numerosissimi i tributi, le citazioni e le parodie dedicati a Flashdance.
L’ultimo, in ordine di tempo, è il poster di Deadpool 2, con pallottole al posto dell’acqua.
Flashdance a dir la verità, ha ispirato e continua ad ispirare tutti noi ogni giorno, ci sprona a non mollare e ad inseguire i nostri sogni perchè
“Chi rinuncia ai propri sogni, è destinato a morire, chi rinuncia ai propri sogni è costretto a morire”
e allora
“Chiudi i tuoi occhi e vedrai la musica”