A Venezia 78 un Leone d’Oro al femminile, il quinto della storia vinto da una regista donna, il quarto se guardiamo all’ultimo ventennio. Il prestigioso riconoscimento è assegnato al film L’Evenement -12 settimane della francese Audrey Diwan nel quale la giovane Anne (una straordinaria Anamaria Vartolomei con la quale la regista divide volentieri la vittoria, considerandola la vera forza del film), studentessa universitaria nella Francia del 1963 scopre di essere incinta e decide di abortire clandestinamente, nonostante il disprezzo di molti e l’ostilità della legge: in Francia fino al 1975 l’aborto era considerato un crimine punibile con la detenzione in carcere. Lo vedremo ad ottobre in Italia e siamo certi che non mancheranno le polemiche.
La vincitrice quarantunenne, prima di dedicarsi al cinema, è stata giornalista e scrittrice e fa parte del collettivo 50/50 per la parità di genere. L’idea del film, che è la sua seconda regia, è nata dalla lettura del libro autobiografico di Annie Ernaux basato sull’esperienza personale dell’autrice:” Leggendolo sono rimasta scioccata, mi sono resa conto della differenza tra la locuzione ‘ aborto clandestino’ e la realtà dei fatti, una violenza fisica e psicologica, della quale finora mancava una rappresentazione.” dichiara Diwan. Il direttore del Festival Alberto Barbera appare soddisfatto anche se non ha mancato di notare come il titolo del film vincitore avesse cominciato a circolare molto prima della premiazione.
Il film risulta molto attuale perchè è arrivato nei giorni in cui i repubblicani del Texas hanno ottenuto dalla Corte Suprema degli Stati Uniti il via libera ad una legge che vieta l’interruzione di gravidanza dalla sesta settimana.In proposito la vincitrice del Leone d’oro ha un’opinione netta:“È un argomento che non è mai chiuso, sempre attuale, per cui bisogna trattarlo come fosse oggi. Volevo che il film fosse un’esperienza, un viaggio nelle pelle di questa giovane donna”. La potenza delle immagini è sconvolgente e alcune scene metteranno a dura prova lo spettatore per la crudezza della rappresentazione, che non risparmia nulla della terribile esperienza.
«La storia della donna è fatta purtroppo con il sangue, è fatta di ferite, di morte, della messa in pericolo del corpo. E la donna non può appropriarsi del proprio corpo. Se alcune scene del mio film vengono percepite come troppo dure è perché distogliamo lo sguardo da quella che è la realtà. Il nostro corpo è anche un soggetto politico. Ed è per questo che ciò che lei mi racconta di quel massacro mi sconvolge. Perché dobbiamo arrivare a una decisione legislativa sempre sull’onda di una grande sofferenza, perché non si vede la donna come soggetto, proprietaria del proprio corpo”.
A Venezia 78 c’è stato spazio per l’Italia? Visto il Leone d’argento a Paolo Sorrentino e il premio Mastroianni al suo alter ego Filippo Scotti per È stata la mano di Dio, giudicato come uno dei film più personali del regista napoletano, verrebbe da dire di sì, anche se la qualità dei titoli in concorso avrebbe forse meritato di più.
Penso ad esempio a Qui rido io (trailer in basso) nel quale Toni Servillo/Eduardo Scarpetta fornisce un’altra prova attoriale di prim’ordine. Fa piacere il premio della giuria per Il Buco, nel quale Michelangelo Frammartino riporta alla luce un’impresa eroica dall’abisso di Bifurto, dove si addentra un gruppo di speleologi, all’inizio degli anni ’60.
La giuria, presieduta dal premio Oscar Bong Joon Ho, dall’altro premio Oscar e ultimo Leone d’Oro Chloé Zhao, dal regista Saverio Costanzo, dalle attrici Virginie Efira, Cynthia Erivo, Sarah Gadon, e dal regista Alexander Nanau ha scelto a sorpresa come miglior regista Jane Campion per il convenzionale anti-western The Power of the Dog, mentre l’Osella alla miglior sceneggiatura è andato a Maggie Gyllenhall per The lost daughter, fiacca co-produzione internazionale tratta da un romanzo di Elena Ferrante.
Tra i premi agli attori, meritata la Coppa Volpi a Penelope Cruz ancora una volta protagonista per Almodòvar di Madres Paralelas, che il regista ha montato a tempo di record perchè potesse concorrere al Festival. Nel film l’attrice spagnola è una madre che vede scambiare la propria figlia nella culla, inarrestabile nel chiedere giustizia per i cadaveri seppelliti nelle fosse comuni dai franchisti durante la guerra civile. Inattesa è l’affermazione del semi-sconosciuto John Arcilla (foto in alto) che nel filippino On the job: mission 8 è un giornalista corrotto che cerca la verità sulla morte dei suoi colleghi nel mondo criminale delle isole Filippine odierne.
Qui sotto la lista completa dei vincitori di Venezia 78:
- Leone d’oro – Miglior Film: L’Evénement (Happening -12 settimane) di Audrey Diwan – (Francia);
- Gran Premio della Giuria (Leone d’argento): È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino – Italia;
- Premio alla miglior regia (Leone d’Argento): Jane Campion per The power of the Dog – Nuova Zelanda/Australia;
- Premio speciale della giuria: Il Buco di Michelangelo Frammartino – Italia;
- Coppa Volpi miglior attore: John Arcilla per On the job: Mission 8 – Filippine;
- Coppa Volpi miglior attrice: Penelope Cruz per Madres Paralelas – Spagna;
- Osella per la miglior sceneggiatura: Maggie Gyllenhall per The lost daughter (Grecia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Israele);
- Premio Marcello Mastroianni per il miglior attore emergente: Filippo Scotti per È stata la mano di Dio – Italia.