La paranza dei bambini si aggiudica l’Orso d’argento per la migliore sceneggiatura, mentre Synonymes di Nadav Lapid trionfa al festival
Dal 7 al 17 febbraio scorso, nella capitale tedesca si è tenuta la 69ª edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino. Dall’anno della sua nascita, ovvero il 1951, è riconosciuto come festival competitivo dalla FIAPF (Federazione internazionale delle associazioni di produzione cinematografica) ed è chiamato anche Berlinale, grazie a una citazione dell’attrice Tatjana Sais che apparteneva alla giuria della prima edizione.
La retrospettiva di quest’anno, intitolata Self-determined. Perspectives of Women Filmmakers, è stata dedicata ad alcune delle registe attive in Germania nell’ultimo trentennio del secolo scorso. E proprio due registe, Angela Schanelec con Ich war zuhause, aber e Nora Fingscheidt con Systemsprenger, conquistano gli Orsi d’argento rispettivamente per la regia e per l’apertura a nuove prospettive nel cinema (Alfred Bauer Prize). Per le intense interpretazioni di Wang Jingchum e Yong Mei nel dramma Di jiu tian chang (So Long, My Son) del cinese Wang Xiaoshuai, entrambi i protagonisti si aggiudicano gli Orsi d’argento alle interpretazioni femminile e maschile. L’Orso d’argento per il contributo artistico, invece, è stato assegnato alla fotografia di Ut og stjæle hester (Out Stealing Horses) del norvegese Hans Peter Moland e il Gran Premio della Giuria a Grâce à Dieu di François Ozon.
Infine, siamo lieti di annunciare che l’Orso d’argento per la miglior sceneggiatura è stato vinto da Roberto Saviano, Maurizio Braucci e Claudio Giovannesi, trio che ha scritto La paranza dei bambini. L’italia si porta a casa un importante premio al Festival di Berlino grazie alla trasposizione del romanzo scritto dallo stesso autore di Gomorra