La sua fama si deve soprattutto alle “vere” Escape Room, stanze attrezzate e disseminate in giro per tutto il globo, alcune incredibilmente tematizzate, in cui un gruppo di giocatori si fa volontariamente richiudere e nelle quali sono disseminati indizi e giochi di logica che gli avventori devono risolvere per guadagnarsi la libertà. Con Escape Room, Adam Robitel ha portato questo schema all’estremo, non solo creando delle stanze originali e visivamente sconfinate, ma dotandole di enigmi e trabocchetti che per i meno svegli risulteranno essere letali.
Già, perché, esattamente come in film come Cube, Saw – L’enigmista, o, molto più banalmente come in Jumanji, in Escape Room i protagonisti giocano duramente non solo per guadagnarsi la libertà, ma anche perché in gioco c’è la loro vita. E’ un gioco terribile, macabro… e a quanto pare incredibilmente divertente per il pubblico cinematografico che evidentemente non vede l’ora di scoprire come gli sceneggiatori hanno pensato di far soffrire i poveri malcapitati di turno. E c’è da dire che di fantasia Bragi F. Schut e Maria Melnik, sceneggiatori di Escape Room (che abbiamo visto anche noi) ne hanno messa davvero parecchia, inventando per gli avventori delle stanze tanto geniali quanto pericolose.
Le Escape Room sono diventate un nuovo modo di giocare, divertirsi e fare squadra, al punto che spesso si organizzano delle sessioni tra colleghi, pensate direttamente dalle aziende, allo scopo di fare “team building”. Era davvero così impensabile quindi che un film non pubblicizzato come molti altri ottenesse un tale successo di pubblico? Sony e Warner devono essersi fatte furbescamente i conti in tasca e basandosi sul successo dei giochi reali, devono aver pensato, a ragione, che un film del genere avrebbe fatto sfaceli. E così è stato. Nel giro di pochi giorni, il film ha incassato oltre cento milioni di dollari in tutto il mondo. Siamo lontani da cifre guadagnate da ben altri film, come It – Capitolo 2 o Avengers: Endgame ma c’è da dire che a livello produttivo Escape Room è costato “solo” nove milioni di dollari ed ha quindi guadagnato dieci volte tanto.
Il finale aperto ha lasciato intendere agli spettatori che la produzione già sapeva come sarebbe andata e in effetti appena poche settimane dopo l’uscita statunitense del film, Sony e Warner hanno annunciato la produzione di un sequel. E’ però solo di pochi giorni fa la notizia che a dirigerlo ci sarà nuovamente Adam Robitel che oltre ad Escape Room ha preso parte in passato anche alla regia di Insidious – L’ultima chiave, quarto capitolo della fortunata saga di film horror sul paranormale.
Parte del cast del primo film è confermata anche nel sequel. Torneranno infatti Taylor Russell e Logan Miller ai quali si uniranno Indya Moore (Pose), Holland Roden (Teen Wolf) e Isabelle Fuhrman (Orphan) oltre a una delle star dell’ultima versione americana di X-Factor, Carlito Olivero e Thomas Cocquerel, uno dei protagonisti di Billionaire Boys Club film del 2018 diretto da Kevin Spacey che, “grazie” anche alla vincita agli scorsi Razzie Award del Golden Raspberry nella categoria, vanta il triste primato di essere il film con il peggior rapporto costo di produzione/incasso dell’anno, con un totale di poco più di 600 dollari d’incasso in un weekend… speriamo non per colpa del giovane attore.
Presumibilmente il sequel incentrerà le vicende sulla Minos Escape Room Facility, l’azienda che ha invitato i protagonisti al gioco, promettendo loro una vincita di 10.000 dollari, ma omettendo che avrebbero dovuto giocarsi la vita per raggiungerli. La data di uscita americana è fissata per il 17 Aprile 2020. Chissà gli sceneggiatori fino ad allora quante se ne inventeranno…