Candidato a 13 premi Oscar, compresi quelli nelle categorie maggiori, già vincitore di numerosi premi, tra cui 4 Golden Globe e di due premi prestigiosi al festival di Cannes (premio della giuria e il Prix d’interprétation féminine alle quattro splendide protagoniste), Emilia Perez è il film del momento: acclamato dalla critica internazionale, amato da una parte del pubblico e detestato dall’altra, al centro di velenose polemiche a causa delle parole del regista e di alcuni tweet razzisti della protagonista Karla Sofía Gascón.
Emilia Perez é tutto questo e molto, molto altro. Ma vediamolo insieme.
Emilia Perez – la trama
Jacques Audiard, regista francese con già all’attivo numerosi film di successo, mette in scena una sorta di ibrido camaleontico che si trasforma in continuazione: é un musical (con testi di Camille e musiche di Clément Docul) ma anche un melodramma, é un thriller ma anche una commedia, é un gangster movie ma anche una telenovela sudamericana.
È capace di trasformarsi incessantemente come fa il/la protagonista Juan “Manitas” Del Monte/Emilia Pérez, passando da toni allegri a quelli più drammatici, da quelli dalle tinte più emotive a quelli quasi da film horror, con la velocità di uno schiocco di dita, grazie a sui ritmi travolgenti e musiche esplosive, catapultando lo spettare in uno spettacolo tragicomico onirico e visionario.
Già dalla prima scena, dove si vedono un gruppo di mariachi che suonano ed intonano una canzone prettamente messicana e con una dissolvenza si passa ad una veduta notturna e scintillante di città del Messico, si capisce di essere di fronte ad un film sui generis, una sorta di parodia kitsch che non si sa bene dove voglia andare o cosa voglia rappresentare.
Ma il film ha le sue idee ben chiare proprio nella confusione dei generi e dei temi trattati. Come chiare sono le idee del boss del narcotraffico messicano Juan “Manitas” Del Monte, che contatta la giovane praticante di uno studio legale di città del Messico, Rita Moro Castro (interpretata da una straordinaria Zoe Saldana), reduce dalla vittoria di una causa legale assai controversa, per un incarico molto particolare: dietro il compenso di una cospicua somma di denaro, dovrà aiutarlo ad inscenare la sua morte affinché possa sottoporsi, nel totale anonimato, ad un intervento chirurgico di riassegnazione del sesso per iniziare una nuova vita ed essere finalmente e totalmente se stessa.
Rita, alla fine, deciderà di aiutare quell’uomo dall’apparenza rozza e violenta ad esaudire il suo sogno di trasformazione per avere finalmente “la vita che la vita stessa gli ha sempre negato”.
Inizierà, in questo modo, un percorso che porterà l’uomo ad allontanarsi dalla moglie Jessica “Jessi” del monte (un’intensa Selena Gomez) e dai sui figli, a fingersi morto e a sottoporsi, finalmente, a quel tanto agoniato intervento, sognato sin da bambino, per diventare cio che é sempre stato dentro di sé e che sempre sarebbe dovuto essere: una donna.
Così il crudele Juan “Manitas” Del Monte si trasformerà, come in una moderna favola, nella sofisticata e seducente Emilia Pérez.
Emilia Pérez – la trasformazione
“Se il corpo cambia, cambia l’anima. Se l’anima cambia, cambia la cultura. Se la cultura cambia, cambia la società“.
Il tema principale del film é senza ombra di dubbio la trasformazione, il cambiamento, che permea quasi ogni istante del film.
Partendo da quella fisica, che porterà una persona intrappolata in un corpo con cui non si identifica a ricorrere alla chirurgia per essere finalmente e completamente se stessa. Molto bella la scena in cui, subito dopo l’operazione, l’appena “nata” Emilia guarda con uno specchio le sue “nuove” parti intime e sorride soddisfatta, perché capisce che dopo tanto dolore, sia emotivo che fisico, potrà finalmente essere felice. Scena che, tra l’altro, ricorda molto da vicino quella del bellissimo Transamerica dove la protagonista Bree (una straordinaria e candidata agli oscar Felicity Huffman) sorride felicemente toccando il risultato della riassegnazione del proprio sesso.
Poi c’è quella dell’anima, poiché ad Emilia, non basterà più essere diventata una donna, ma cercherà anche una sorta di redenzione trasformandosi da feroce assassino a paladina dei più deboli, abbracciando la causa dei desaparecidos e fondando, grazie all’aiuto dell’ormai amica Rita, l’associazione “la lucecita“, che aiuterà i parenti delle persone scomparse a recuperare i cadaveri dei propri cari uccisi dai narcos, proprio come lo era lei in passato.
Oppure la trasformazione derivata dall’amore, come quello per i figli, che porterà un padre a diventare la cara ed amorevole zia “tia” Emilia. A questo proposito, come non menzionare l’emozionante momento in cui la figlia dice di amare l’odore della zia poiché gli ricorda quello del papà.
Fino ad arrivare alla trasformazione finale del film, dove Emilia, prima uomo diventato donna, poi assassino diventato eroina, farà l’ultima eclatante mutazione, diventando una statua, simbolo di venerazione da parte di tutti quelli che l’hanno conosciuta, ammirata ed amata.
Emilia Pérez – il cast
“Voglio essere una donna.” “Vuole cambiare vita o vuole cambiare sesso.” “E qual’é la differenza?”
Un cast quasi completamente al femminile in un film che fa del femminile, in tutte le sue sfaccettature, la sua più intima peculiarità.
Partendo da Karla Sofía Gascón, attrice transgender spagnola e naturalizzata messicana, che dà un’interpretazione intensamente vera e credibile, dovuta probabilmente al fatto che lei stessa, in prima persona, ha vissuto il processo di transizione che l’ha portata ad essere la splendida donna ed interprete che e’ oggi e qui al suo primo grande ruolo cinematografico.
Poi c’è Zoe Saldana, attrice statunitense di origine domenicana e portoricana, che dopo il primo film, il ritmo del successo (2000), é apparsa in molti altri successi cinematografici quali, ad esempio, quelli dei franchises di Avatar (2009 – 2022), Star Trek (2009 – 2016) e Guardiani della Galassia (2014 – 2023).
Passando per Selena Gomez, cantante, attrice ed imprenditrice statunitense di origine messicana, apparsa in varie serie Disney sin da bambina, per poi approdare al grande schermo con film quali Ramona e Beezus (2010), Monte Carlo (2011) e Spring Breakers – Una vacanza da sballo (2012).
Fino ad Adriana Paz, attrice messicana, molto amata in patria e vista in film quali Rudo y Cursi (2008), Spectre (2015), Il movente (El autor) (2017) e Chupa (2023).
Emilia Perez – il giudizio finale
Emilia Perez é un film ben fatto e straordinariamente recitato: un tripudio di colori, suoni, emozioni ed immagini sfavillanti.
Un film che coinvolge e trascina in un universo parallelo che, attraverso anche cliché probabilmente poco lusinghieri per il popolo messicano, riesce comunque a toccare temi profondi, che spaziano dal sociale, come quello dei desaparecidos e delle vittime del cartello della droga e quello, anche se solo accennato, della violenza sulle donne; quello delle transizione di genere e delle discriminazioni che l’accompagnano, fino a quelli insiti nelle pieghe dell’animo umano, con il suo caleidoscopico range di emozioni e sentimenti.
E questi temi vengono trattati attraverso l’alternarsi di generi e registri, che cambiano con la rapidità con cui cambiano gli umori dei personaggi. Così si ride e ci si emoziona, ci si indigna e ci si spaventa, lasciandoci coinvolgere completamente dalla vita delle donne di questo strano ma straordinario film.
E poi c’e il ballo e la musica, dove il parlato si trasforma in canto in maniera naturale, dando voce ai pensieri più intimi dei vari personaggi e non interrompendo il ritmo travolgente del film. É uno spettacolo visivo colorato ed esplosivo, come lo sono le feste popolari messicane. E questo anche grazie all’ottima regia e alla splendida fotografia.
Adesso bisogna solo vedere come questo film stravagante ma allo stesso tempo sorprendente verrà accolto durante la notte degli oscar. Sperando che tutte le ultime polemiche nate attorno alle dichiarazione del regista e di Karla Sofía Gascón non influenzino negativamente la decisione dei membri dell’Academy.
Solo un rammarico: dopo le ultime notizie del passo indietro di Karla Sofía derivate dalle controversie nate dai suoi vecchi tweet, probabilmente sembrano sfumare le sue chances di una sua possibile vittoria agli oscar, che gli avrebbero permesso di diventare la prima transgender a vincere il prestigioso premio. Una vittoria che gli avrebbe consentito di essere un simbolo per tutte quelle persone che, come lei, lottano o hanno lottato ogni giorni contro le difficoltà ed i pregiudizi per l’indiscutibile diritto di essere se stesse.