Il 27 febbraio arriverà nelle sale cinematografiche un film che vedrà l’attore trasformista Elio Germano vestire i panni del tormentato artista della prima metà del Novecento Antonio Ligabue in un film diretto da Giorgio Diritti. Volevo nascondermi, titolo del film, ci proietta nell’esperienza straziante di un uomo che ha vissuto l’intera vita da reietto, scartato ed emarginato, e che ha passato tutta la sua esistenza sopravvivendo.
Nato da un padre ignoto e da una madre molto problematica, Antonio già da piccolo comprende cos’è la violenza attraverso la figura del patrigno, che odierà al punto tale da portarlo a cambiare il suo cognome da “Laccabue” a “Ligabue”. Queste sofferenze esterne, annesse al rachitismo e ad un mancato senso di adattamento, gli provocheranno una chiusura verso il mondo esterno e soprattutto verso le relazioni sociali nelle quali egli non riuscirà a trovare alcun tipo di stimolo. Protagonisti invece di una qualche forma di interazione sociale saranno soltanto gli animali, dei quali imita i versi e i quali atteggiamenti saranno poi ritratti in futuro nei suoi dipinti; è proprio questo il punto cruciale, fondamentale per la sua futura carriera. L’arte sembra essere l’unico riscatto di quest’uomo forte e fragile allo stesso tempo, essa rappresenta per lui la pioggia sul fuoco, è grazie all’arte che sarà invogliato a lasciare le stanze dei manicomi in cui ripetutamente verrà rinchiuso per attacchi d’ira. Le sue scene, infatti, non sono per nulla idilliache, ma riflettono la ferocia che appartiene principalmente agli animali, ma anche a lui. Ligabue ha ben capito, però, che nel corso della sua vita è stato quasi mai quel predatore forte, bensì la preda e, anzi, spesso una preda anche scartata. L’unica persona a notare la grandezza del suo talento sarà Renato Marino Mazzacurati, conosciuto nel 1928, che gli insegnerà il valore primordiale dell’arte e lo invoglierà a sviluppare ed accrescere le sue doti. Nonostante questa grande opportunità, Antonio vivrà di nuovo dei momenti di oscurità legati alla sua persona e soprattutto al suo passato travagliato che lo trascineranno di nuovo nel baratro dell’ira e della violenza verso se stesso e verso gli altri. Gli anni ’50, gli anni che lo vedono affermato e riconosciuto come artista, gli anni floridi della sua arte, continueranno fino all’aggravarsi del suo stato fisico, che lo porterà alla morte nel 1965.
Sarai d’accordo che non è semplice immedesimarsi in un personaggio simile, ma Elio Germano ci ha già dato un assaggio della sua trasformazione nel trailer rilasciato qualche giorno fa, non resta che aspettare e vedere di cosa è stato capace. Ti lascio il link qui sotto, buona visione!