Elemental
Regia: Peter Sohn; sceneggiatura: John Hoberg, Kat Likkel, Brenda Hsueh; soggetto: Peter Sohn, John Hoberg, Kat Likkel, Brenda Hsueh; produttore: Denise Ream; casa di produzione: Pixar Animation Studios, Walt Disney Pictures; fotografia: David Bianchi, Jean-Claude Kalache; montaggio: Stephen Schaffer; musiche: Thomas Newman; doppiatori originali: Leah Lewis (Ember Lumen), Mamoudou Athie (Wade Ripple), Shila Ommi (Cinder Lumen), Ronnie del Carmen (Bernie Lumen); genere: animazione, commedia, sentimentale, avventura, fantastico; paese di produzione: Stati Uniti d’America; anno: 2023; durata: 103 min
Trama
A Element City, fuoco, acqua, terra e aria vivono in perfetta armonia. L’amicizia tra Ember, una ragazzina intrepida, e Wade, un ragazzo amante del divertimento, mette in discussione le convinzioni di Ember sul mondo in cui vivono.
Elemental, un film tanto adorabile quanto prevedibile
Elemental è l’ultimo film targato Disney Pixar uscito nelle nostre sale lo scorso 21 giugno e che, soprattutto negli USA, è stato definito come uno dei peggiori flop della casa d’animazione che, negli anni, raramente ha deluso il suo pubblico. Ma allora cos’è che è andato storto?
Personalmente, ho trovato Elemental un film davvero godibile e scorrevole che, come ci ha ben abituati Pixar, vanta un livello tecnico davvero elevato ed una serie di tematiche interessanti nel panorama dell’animazione. Come sempre, è attraverso delle metafore che il film ci parla di diversità, multietnicità, immigrazione ed integrazione sociale ma anche di razzismo e adattamento: temi sempre attuali e particolarmente sentiti, soprattutto dal regista.
“I miei genitori sono emigrati dalla Corea all’inizio degli anni settanta e hanno costruito un frequentato negozio di alimentari nel Bronx. Eravamo una delle tante famiglie che si erano avventurate in una nuova terra con sogni e speranze, in un unico crocevia di culture, lingue e piccoli bellissimi quartieri. Questo è quello che mi ha portato ad Elemental”.
Come lui stesso ha dichiarato in alcune interviste rilasciate durante la promozione del film, Elemental ha uno sfondo autobiografico: Peter Sohn è figlio di una famiglia emigrata dalla Corea del Sud in America che, perseguendo il sogno americano, ha aperto un piccolo negozietto nel Bronx. E Sohn mette molto di sé in Elemental, in cui di fatto la protagonista è figlia di immigrati in una grande città che può facilmente ricordare New York, dove la famiglia Lumen, emigrata dalla Terra dei Fuochi, deve farsi strada in una società non pensata per loro, partendo completamente da zero e facendo grandi sacrifici pur di permettere a Ember, la nostra protagonista, di vivere una vita più facile rispetto a quella dei suoi genitori.
È molto interessante la scelta di rappresentare il tutto con i diversi elementi, come se questo nuovo universo ideato da Pixar fosse diviso in sole quattro etnie: l’acqua, la terra, l’aria ed infine il fuoco. È facile intuire che l’acqua, rapportata al nostro mondo, rappresenta l’etnia caucasica, che sin dall’inizio vanta la propria apertura e capacità di accoglienza degli stranieri. Eppure, quando si tratta di accettare nella propria comunità una popolazione così diversa come quella del fuoco, quasi opposta da sé, si cade in contraddizione ed emergono le discriminazioni e l’inospitalità che effettivamente sono proprie di quella società.
D’altronde, in un mondo costruito per persone d’acqua, come possono trovare spazio delle persone di fuoco? L’acqua è in grado di spegnere una fiamma, così come il calore del fuoco è capace di far evaporare l’acqua: i due elementi sono diamentralmente opposti e ciascuno dei due, in particolare il fuoco, sono portatori di una forza reciprocamente distruttiva, tale da rendere praticamente impossibile una qualsivoglia convivenza.
È proprio su questo contrasto che poggia l’intera narrazione di Elemental, che alla fin fine, nonostante le premesse, non è altro che una storia d’amore. Certo, un amore impossibile, ma pur sempre una storia d’amore come se ne sono sempre viste sul grande e piccolo schermo.
Wade, una persona d’acqua di alto ceto sociale, si innamora di Ember, ragazza di fuoco che sin dall’infanzia porta il “peso” di appartenere ad un popolo straniero, nonostante lei sia nata e cresciuta nella città di Element City e, pertanto, può a tutti gli effetti definirsi un “elemento” di seconda generazione. Il film, in modo molto diretto, ha affrontato tutti questi argomenti senza particolari fronzoli, mostrando il difficile trascorso della famiglia Lumen, costretta a lasciare il proprio paese d’origine per ambire ad una vita migliore in una grande città che però sin da subito non si è mostrata adatta a loro.
Con forza e sacrificio, i genitori di Ember hanno aperto una loro attività e dato vita ad un nuovo quartiere pronto ad accogliere persone come loro. Il frutto di quei sacrifici, il loro negozio, un giorno sarà di Ember, che cresce con l’idea che la gestione dell’attività di famiglia possa essere la sua massima aspirazione, il sogno della sua vita.
Ma è davvero ciò che Ember desidera? Nonostante sia estremamente riconoscente dei sacrifici compiuti per lei, sarebbe dunque irrispettoso ed egoistico ambire ad una professione diversa che assecondi le sue inclinazioni? Del resto, Elemental è anche e soprattutto un racconto di emancipazione, a partire dal rapporto padre-figlia, raccontato con quella delicatezza caratteristica di Pixar, forse strizzando l’occhio a quel senso del dovere e dell’onore proprio delle civiltà asiatiche, in modo molto simile a come abbiamo potuto vedere più di recente in Red.
Così, come già visto ad esempio in Zootropolis, altro tema centrale di Elemental è la realizzazione dei propri sogni, nonostante la nostra strada sembri già tracciata in un percorso prestabilito, quasi come per non scontentare i propri genitori che si sono sacrificati così tanto per dare ai propri figli un futuro migliore.
Oltre che il rapporto col padre, ampia parte del film è dedicata all’improbabile relazione tra Ember e Wade. Quest’ultimo si innamora perdutamente di Ember ed il sentimento è quasi sin da subito ricambiato, nonostante Ember sia decisamente meno sentimentale e con grande difficoltà riesce a lasciar spazio alle proprie emozioni che, soprattutto all’inizio, faticano a sorpassare quell’etica del dovere, del lavoro e della famiglia che contraddistinguono la ragazza.
Eppure, proprio grazie a Wade, Ember impara l’empatia, impara ad ascoltare il prossimo e, soprattutto, impara ad ascoltare se stessa. La ragazza riesce finalmente a vedersi e a distinguere i propri sentimenti e i propri sogni: un lusso che sino ad allora credeva di non potersi concedere pur di onorare i sacrifici compiuti dalla sua famiglia. Inoltre, per l’intero film vediamo la sua sofferenza legata all’incompatibilità con l’acqua e all’impossibilità anche solo di sfiorare la persona che lei ama. Il tutto è raccontato con estrema dolcezza, senza però scadere in un qualcosa di stucchevole, così che il pubblico non può che affezionarsi alla coppia.
Sono tante le sfide dinanzi a cui viene posta Ember, tutte però alla fine riconducibili ai temi portanti di Elemental: l’inclusione e la discriminazione, le minacce che incombono su una comunità che trova difficoltà ad adattarsi ma che, in un modo o nell’altro, riesce a creare il proprio spazio e a vivere, nonostante tutto.
Tuttavia, sono diverse le ragioni per le quali effettivamente Elemental ha ricevuto un’accoglienza piuttosto tiepida e sia ormai da molti considerato un film minore, soprattutto se paragonato ai più grandi titoli Pixar che hanno fissato degli standard non sempre facili da eguagliare. Elemental, infatti, è in un certo senso quasi elementare, semplice. Sono tanti i temi proposti eppure il film finisce per ridursi ad una “banale” commedia sentimentale, di come se ne sono già viste tante. Quanti film, serie, libri raccontano di amori impossibili? Di persone completamente opposte che però si attraggono?
Certo, si tratta di escamotage che funzionano sempre a livello narrativo ed in questo caso la messa in scena è notevole, nonché originale è stata la scelta di rappresentare il tutto con degli elementi, affrontando anche una sfida non di poco conto dal punto di vista tecnico ed artistico. Eppure questo non basta: Elemental resta una semplice commedia sentimentale senza colpi di scena particolari, di cui gli schemi narrativi sono più che consueti nel panorama cinematografico contemporaneo e non.
Di conseguenza, la trama è estremamente prevedibile: non accade nulla di così sorprendente, nonostante ci siano stati diversi momenti in cui i nostri protagonisti sono stati posti dinanzi ad alcuni ostacoli, nulla è stato tale da farci credere, anche solo per un istante, che non ci fosse una soluzione. Purtroppo il film va esattamente come deve andare, cadendo nel cosiddetto schema dello “spoon feeding”, imboccando lo spettatore e dandogli esattamente ciò che vuole vedere, assecondando ciò che si aspetta.
Una nota positiva va come sempre alla grafica. Pixar è maestra in questo e ci ha abituati bene, eppure non bisogna mai dare per scontato il prestigio tecnico raggiunto dalla casa d’animazione. In particolare, va apprezzata la riuscita rappresentazione dei diversi elementi e le interazioni tra di loro e con gli ambienti. Spicca inoltre la minuziosa cura di ogni singolo dettaglio, dalla costruzione di una città le cui strutture sono pensate per accogliere i diversi elementi, alle singole insegne e pubblicità che tempestano l’intera Element City.