El Conde; Regia: Pablo Larraìn; Soggetto e Sceneggiatura: Pablo Larraìn, Guillermo Calderón ; Fotografia: Edward Lachman; Montaggio: Sofía Subercaseaux; Musiche: Juan Pablo Ávalo, Marisol García; Scenografia: Rodrigo Bazaes; Costumi: Muriel Parra ; Interpreti: Jaime Vadell, Gloria Münchmeyer, Alfredo Castro, Paula Luchsinger, Catalina Guerra, Marcial Tagle, Amparo Noguera, Diego Muñoz, Antonia Zegers, Stella Gonet, Clemente Rodríguez ; Distribuzione: Netflix; Produzione: Fábula; Durata: 110 minuti.
El Conde, la sinossi ufficiale
El Conde è una commedia dark/horror che ipotizza un universo parallelo ispirato alla storia recente del Cile. Il film ritrae Augusto Pinochet, un simbolo del fascismo mondiale, nei panni di un vampiro che vive nascosto in una villa in rovina nella fredda estremità meridionale del continente: nutre il suo desiderio di malvagità al fine di perpetuare la propria esistenza.
Dopo duecentocinquanta anni di vita, Pinochet decide di smettere di bere sangue e di abbandonare il privilegio della vita eterna. Non può più sopportare che il mondo lo ricordi come un ladro. A dispetto della natura deludente e opportunistica della sua famiglia, trova una nuova ispirazione per continuare a vivere una vita di passione vitale e controrivoluzionaria attraverso una relazione inaspettata.
El Conde, la recensione
L’essenza del film di Larraìn è da riscontrare nella bizzarra quanto significativa sceneggiatura: la dittatura e il vampirismo, entrambe incarnazioni del male, che qui si ibridano esprimendo il legame indissolubile tra l’autoritarismo e il sangue.
I dittatori, come i vampiri, vivono e nascono nella violenza e di essa si nutrono, come il vampiro Pinochet che si è alimentato del sangue organico delle sue vittime e del sangue metaforico degli operai e dei desaparecidos.
Sul fronte tecnico, il film di Larrain si contraddistingue per la splendida fotografia in bianco e nero, che dona alla pellicola un gusto retrò, quasi andando ad omaggiare i classici horror degli anni Venti e Trenta, come Nosferatu il vampiro di Friedrich Wilhelm Murnau del 1922 e Dracula di Tod Browning del 1931.
Il film, a metà strada tra il satirico e l’horror, risulta essere una peculiare sperimentazione nella carriera di Larraìn. Il regista aveva già affrontato il difficile passato del regime militare di Pinochet nella sua filmografia, tramite No – I giorni dell’arcobaleno, pellicola del 2012 che si concentrava in particolare sul referendum del 1988 in cui il popolo cileno scelse la fine del regime militare e la restaurazione della democrazia nel Paese.
No – I giorni dell’arcobaleno era una disamina storica reale di quel fondamentale momento della storia del Paese latino-americano, l’affresco di un popolo diviso ma voglioso di mettere la parola fine (anzi la parola no) a uno dei regimi più spietati dell’epoca. El Conde, invece, reinterpreta in un mondo alternativo la storia cilena, mettendo al centro una biografia che unisce l’assurdo con la realtà.
In tale contesto fittizio la feroce satira non si abbatte però solo su Pinochet, ma anche su tutto un sistema di potere che legittimò e tollerò a livello internazionale il suo regime, aspetto qui incarnato da una nota storica figura politica degli anni Ottanta (anch’essa vampira) e dalla Chiesa Cattolica.