Attore, regista e sceneggiatore, l’aria da bravo ragazzo e uomo determinato, sguardo misterioso e fisico asciutto, Edoardo Leo è uno delle grandi conferme del cinema italiano, in grado di stupirci e sorprenderci.
Gli esordi
Disordinato, notturno, ritardatario e soprattutto accanito tifoso romanista, Edoardo Leo nasce a Roma il 21 aprile del 1972 e da bambino non coltiva il sogno di fare l’attore; la passione per il cinema tuttavia, in particolare per i film di Stanley Kubrick, lo spinge da subito a tentare la strada del cinema.
Il suo primo provino sarebbe nato per caso attraverso un curriculum pieno di esperienze lavorative mai fatte.
“Da piccolo non ho mai pensato nemmeno una volta di fare l’attore.
Un giorno ho scoperto per caso che tutte quelle scene di vari film che mi erano rimaste impresse nella memoria, che mi avevano suggestionato, impaurito e affascinato fin da piccolo erano tutte di un unico regista: un tale Stanley Kubrick.
Il giorno dopo ho preparato un curriculum falso scrivendo di aver frequentato un importante corso di recitazione e di aver fatto alcune misteriose esperienze, ho fatto delle foto e cercato un’agenzia sulle pagine gialle per poter fare dei provini.Ovviamente ho trovato il peggior agente di Roma che ha preso sul serio il curriculum falso e questo pazzo mi manda ad un provino per un’importante coproduzione francese.
Arrivo in ritardo di un’ora, come al solito, ma dopo tre provini mi viene affidato il primo ruolo: uno psicopatico di nome Olmo. E’ successo così…e poi è successo un pò di tutto, fino al mio primo film da regista: Diciotto anni dopo”
L’esordio, tuttavia, avviene in televisione, per la precisione nel film di Gianfranco Albano La luna rubata (1995) e continua, nel 1996 con una partecipazione a I ragazzi del muretto (telefilm cult che all’epoca teneva incollati allo schermo centinaia di adolescenti con le storie di Mitzi, Giulana e Alberto) e nel ’97 con la miniserie, sempre per la TV, al fianco di Gigi Proietti e Ornella Muti L’Avvocato Porta, in cui Leo è un ragazzo di nome Vincenzo accusato di aver dato fuoco al camion che ha investito e ucciso la sua fidanzata.
Inizia però a fare capolino anche il cinema: il debutto sul grande schermo avviene infatti, con il film di Cecilia Calvi La classe non è acqua.
Da allora cinema e tv se lo contendono.
Nel 1999 intanto, si laurea in Lettere e Filosofia all’Università La Sapienza, ma l’ amore per la recitazione che è ormai entrata prepotentemente nella sua vita e la forte volontà di farne un mestiere, lo inducono ad iscriversi a corsi teatrali, fino alla fondazione di Calciattori team, una squadra fondata con altri amici attori, con il fine di disputare partite per beneficenza.
Inizia a ritagliarsi il suo spazio, nella miniserie di genere poliziesco Operazione Odissea (1999), in cui interpreta un personaggio di nome Achille e recita insieme a Luca Zingaretti, Marco Giallini, Leo Gullotta e Daniele Liotti. La regia è di Claudio Fragasso, che dirigerà l’attore tanto nel film tv La banda (2001) quanto nella fiction Blindati (2003).
Tra il 2003 e il 2004 partecipa a due stagioni consecutive del successo televisivo Un medico in famiglia, nel ruolo di Marcello, figlio imbranato del custode di un orfanotrofio, ragazzo onesto e leale, innamorato della dottoressa interpretata da Martina Colombari.
Il film più importante di inizio secolo è per Leo Gente di Roma (2003), che segna l’inizio del suo innamoramento artistico per Ettore Scola, e se nel 2004 l’attore divide con Giorgio Colangeli il set di Dentro la città, mentre nel 2008 si fa dirigere da Diego Febbraro ne L’anno mille.
Sempre nei primi anni Duemila, Leo si fa amare nella miniserie Ho sposato un calciatore (2005) – nella quale impersona il calciatore Vito Palma, che porta la firma di Stefano Sollima, con cui Edoardo tornerà a collaborare sia per Romanzo Criminale – La serie (2008-2010) che per Crimini 2: Mork e Mindy (2009).
Nel frattempo, tanti sono i film e ancor di più le fiction e nel 2011 è nel cast del drammatico Dov’è mia figlia, di Monica Vullo, con Claudio Amendola e Serena Autieri.
Non solo attore
La voglia di mettersi in gioco è grande: Edoardo Leo decide di spostarsi dall’altro lato della macchina da presa e nel 2009 indossa la triplice veste di sceneggiatore, interprete e regista del film drammatico Diciotto anni dopo, un road movie tutto italiano molto apprezzato e discusso.
La pellicola racconta la storia di due fratelli (Edoardo Leo e l’amico attore Marco Bonini) che affrontano un viaggio insieme dopo anni di separazione, a causa della morte della loro madre.
Il film riceve ottimi apprezzamenti dalla critica e gli vale una doppia candidatura ai Nastri d’Argento e ai David di Donatello come migliore regista esordiente, oltre a numerosi altri premi nei Festival di tutto il mondo.
Dopo una breve partecipazione a Nessuno mi può giudicare – diretto dall’amico Massimiliano Bruno nel 2011 – Edoardo appare in To Rome With Love (2012) di Woody Allen e nello stesso anno recita in Ci vediamo a casa di Maurizio Ponzi e nel secondo film di Massimiliano Bruno Viva l’Italia!, nel quale è la guardia del corpo di un’attrice di fiction televisive.
Nel 2013 arriva per Leo l’occasione di fare un nuovo film da regista.
Come per Diciotto anni dopo, in Buongiorno papà l’attore si sceglie un ruolo importante e – affiancato da Raoul Bova – torna a parlare di famiglie, sebbene questa volta il personaggio principale sia un padre.
Quasi contemporaneamente Edoardo Leo viene scelto per interpretare uno dei quattro giocatori di curling protagonisti de La mossa del pinguino (2014), il primo film di Claudio Amendola regista.
Sia questa commedia amara che Buongiorno papà ottengono un discreto successo, anche se un altissimo gradimento l’attore lo registra grazie a Smetto quando voglio (2014) di Sydney Sibilia, che diventa rapidamente un vero e proprio caso cinematografico.
Strizzando l’occhio al Walter White di Breaking Bad, Leo veste i panni di un ricercatore universitario povero in canna che decide di sbarcare il lunario creando e vendendo una droga specialissima.
Sempre nel fortunato 2014, Edoardo duetta con Ambra Angiolini in Ti ricordi di me?, secondo film da regista di Rolando Ravello e trasposizione dell’omonima pièce teatrale scritta da Massimiliano Bruno e impersonata dagli stessi attori.
Per Edoardo Leo l’anno si chiude con Pane e burlesque, mentre nel 2015 esce il suo terzo film dal titolo Noi e la Giulia tratto dal libro Giulia 1300 e altri miracoli, che racconta il “piano b” di tre uomini insoddisfatti al tempo della crisi.
Lo stesso anno affianca il trasformista Marco Giallini nella commedia di Francesco Miccichè e Fabio Bonifacci in Loro chi? che ritroverà nella commedia di Paolo Genovese Perfetti sconosciuti (2016).
Ancora nel 2016 dirige il suo quarto lungometraggio, Che vuoi che sia, di cui è anche protagonista al fianco di Anna Foglietta e Rocco Papaleo.
Dopo numerose commedie, tra cui altri due capitoli di Smetto quando voglio, e Gli uomini d’oro, si fa notare per il ruolo di Alessandro ne La dea fortuna di Ozpetek, e interpreta il marito di Elisa Girotto nel film tratto dalla sua storia: 18 regali.
Partecipa inoltre ai due film di Massimiliano Bruno Non ci resta che il crimine e Ritorno al crimine.
Dopo aver partecipato a due cortometraggi (7, 5 gradi alcolici, 2001; Tutto brilla, 2004) nel 2011 ne gira lui stesso uno dal titolo: L’acqua e la pazienza; si è anche occupato della regia nel video musicale La tua bellezza, del cantautore italiano Francesco Renga.
Gli ultimi successi: Ognuno è Perfetto, il docu-film, Non so quello che sono
Nel 2019 Edoardo Leo emoziona il suo pubblico, con la Fiction Rai Ognuno è perfetto, accanto ad un gruppo di ragazzi straordinari, in grado di attraversare frontiere e sfidare pregiudizi.
La fiction è infatti incentrata sulla fuga di due ragazzi con la Sindrome di Down, che braccati da due adulti che litigano mentre cercano di riportarli a casa, darà vita a una rocambolesca serie di avventure sospese tra dramma e commedia, ma sempre intrise di realismo.
Edoardo Leo veste i panni di Ivan, padre di Rick (il protagonista ventiquattrenne affetto da Sindrome di Down in cerca di lavoro) che vuole recuperare il rapporto con il figlio e per farlo dovrà affrontare il peso di una famiglia che cade a pezzi dopo che, venduta l’azienda per potersi dedicare pienamente al figlio, scopre che la moglie Alessia (che ha intanto ripreso a lavorare) si vede con un altro uomo e che il figlio vuole andare in Albania per seguire il suo amore.
Sarà Rick, in questa vicenda, ad aver tanto da insegnare al proprio papà.
“L’unica cosa che andava fatta era dimenticarsi di lavorare con ragazzi con la Sindrome di Down ma trattarli da colleghi. Ho cercato di immergermi in quella che è la vita di un padre di un ragazzo con la Sindrome, ho fatto i miei studi, le mie ricerche… Ma sul set, ho buttato via tutto”
è così che Edoardo parla dell’esperienza di Ognuno è perfetto.
L’attore romano è rimasto particolarmente stupito dal lavoro svolto dai ragazzi e ha trovato l’avventura tanto divertente e stimolante.
Sul set non c’era né il regista né l’attore, ma c’era Edoardo Leo nella sua umanità.
Era invece prevista proprio per Aprile 2021 Power of Rome, un docu-film dedicato alla Città Eterna in cui l’attore romano si muove tra passato e presente e che sarà nei cinema appena possibile, quando finiranno le restrizioni per le sale.
Diretto da Giovanni Troilo e scritto da Donato Dallavalle, nel documentario Edoardo Leo abbandona la tipologia di personaggi che lo ha reso famoso per interpretare un proprio doppio in un gioco di specchi: un attore di nome Edoardo, come lui, che riscopre la sua Roma partendo da un set, in un viaggio in cui fiction, sogno, ricostruzione storica, immaginazione si intrecciano continuamente sullo sfondo del Colosseo e della Domus Aurea, del Pantheon e dei Fori Imperiali, di Castel sant’Angelo e di Villa Adriana ma anche di Cinecittà e della Roma di oggi.
“Io racconto poco di me stesso, è una regola: penso che un attore sia più credibile nei suoi ruoli se di lui si sa poco. Ma stavolta ho messo in scena me stesso, il mio rapporto con la mia città con cui ho un legame strettissimo: sono romano, nato il 21 aprile, il giorno del Natale di Roma”.
Da pochissimo, Edoardo Leo ha invece concluso la prima parte del suo nuovo lavoro dietro la macchina da presa, Non so quello che sono, girato fra Anzio e Nettuno.
Un nuovo progetto cinematografico portato avanti in piena pandemia, con tutte le difficoltà che questo ha comportato.
Una storia senza tempo, ambientata nei primi anni 2000, in cui il bene e il male si mescolano in un vortice di inganni, tradimenti e folle gelosia.
Un film dai toni drammatici di cui Leo è anche autore e protagonista insieme a Antonia Truppo, Jawad Moraqib e Ambrosia Caldarelli.
In ultimo, non possiamo non citare un altro titolo, in uscita quest’anno, che vede Leo dirigere addirittura il grande Francesco De Gregori.
Si intitola Lasciarsi un giorno a Roma e vanta un cast tutto romano fra cui spiccano i nomi di Stefano Fresi e Claudia Gerini e la collaborazione, appunto, del cantautore italiano.
“Un po’ infreddolito, un po’ emozionato di aver diretto un gigante come Francesco De Gregori in un videoclip insolito e che sarà tra i contenuti e le sorprese del mio nuovo film Lasciarsi un giorno a Roma“.
Quinto film da regista di Edoardo Leo, racconta in modo ironico e disincantato le difficoltà legate alla fine di una storia d’amore.
I personaggi che ci sono piaciuti di più
Cosimo, Bruno, Pietro tre facce della stessa medaglia chiamata Edoardo.
Sono i protagonisti di tre film cult dell’attore romano: Perfetti Sconosciuti, La mossa del pinguino e Smetto quando voglio.
Tre caratteri diversi che Leo interpreta con la naturalezza che lo contraddistingue, facendo apparire tutto naturale… tradire (Cosimo), imbarcarsi in imprese impossibili (Bruno), delinquere lecitamente (Pietro).
Cosimo è il classico uomo gentile e premuroso, geloso della donna che da poco ha sposato e amico fidato. Si rivela in realtà un traditore seriale, bugiardo e pieno di pregiudizi; un uomo viscido e alquanto sgradevole che non merita il rispetto di nessuno, tantomeno della moglie Bianca o del figlio che sta per avere da un’altra.
Edoardo Leo ha il merito di riuscire a cambiare registro in maniera repentina e credibile, ora amorevole ora terrorizzato e completamente denudato della propria dignità di uomo, amico, amante.
Bruno è un improbabile padre di famiglia, con la testa sempre per aria e poca voglia di mettere la testa apposto.
È un precario, così come il suo amico Salvatore (Ricky Memphis) ma un merito ce l’ha: quello di farci conoscere il “curling”, un gioco semisconosciuto che diventerà disciplina olimpica in occasione delle Olimpiadi Invernali torinesi del 2006.
Per inciso, quando l’attore lesse per la prima volta la sceneggiatura del film, diretto da Claudio Amendola, non aveva la minima idea di cosa fosse il Curling, e per prepararsi in maniera ottimale è stato costretto a prendere moltissime lezioni.
Qui Leo interpreta l’eterno Peter Pan che ha bisogno di imbarcarsi costantemente in imprese nuove e alquanto strane, per sentirsi appagato, senza preoccuparsi delle conseguenze.
Un personaggio strampalato che trova in Memphis un ottima spalla, un ruolo che sembra cucito proprio addosso a Leo, con la sua faccia da bravo ragazzo, al quale risulta difficile dire di no.
Un personaggio, per alcuni tratti, molto simile al Professor Pietro Zinni, un chimico di 37 anni, con una casa da pagare, una fidanzata da soddisfare, molti amici accademici finiti per strada e nessuna voglia di fare la stessa fine.
Poi l’idea geniale: reclutare tutti gli amici accademici finiti in rovina, eccellenti latinisti, antropologi e quant’altro e mette su una banda con lo scopo di fare i soldi e vedersi restituita un briciolo di dignità.
L’interpretazione di Leo è talmente trascinante, da dare vita ad altri due capitoli della storia, (Smetto quando voglio – masterclass e Smetto quando voglio – ad honorem) che ne delineano il lieto fine.
Un film che potrebbe apparire un’idea abbastanza folle per il cinema italiano pieno di azione e inseguimenti, che Leo e Company rendono un vero e proprio capolavoro di ingegno e comicità, come non si vedeva da tanto.
La vita privata e qualche curiosità
Della vita dell’attore non sappiamo molto perché è tanto riservato e poco amante dei riflettori; è forse l’attore più riservato d’Italia. Non ama il gossip e i pettegolezzi sulla sua vita privata, tenendo per sé tutto ciò che è al di fuori delle telecamere.
Sappiamo tuttavia che è felicemente sposato con Laura Marafioti, dal 2000, anche se i due stavano insieme già da tanto tempo, e hanno due figli: Francesco e Anita.
La moglie Laura, ballerina e cantante nel coro ufficiale di Antonello Venditti, è conosciuta con lo pseudonimo La Elle e ha lavorato con il marito sulla colonna sonora del film Buongiorno Papà, che ha vinto il premio come Miglior canzone originale.
Da piccolo, non desiderava fare l’attore, bensì l’insegnante e questa passione lo ha spinto a proseguire i suoi studi in lettere presso l’Università La Sapienza di Roma, in cui si è laureato con il massimo dei voti. A un certo punto, però, tutto è cambiato e all’età di 23 anni, quell’amore nascosto per la recitazione emerge più forte che mai, segnando per sempre il suo futuro.
Ha rivelato di aver sempre voluto partecipare a uno un spot pubblicitario, ma nessuno gliene ha mai dato la possibilità e anche se all’inizio della sua carriera teatrale e cinematografica, ha sostenuto diversi provini, tutti hanno avuto esito negativo.
Ha un profilo Instagram con 451 mila followers e 451 post pubblicati fino ad oggi ma i suoi contenuti richiamano quasi esclusivamente film o serie televisive che lo vedono protagonista, lasciando da parte, anche in questo caso, foto della sua vita privata e della sua famiglia.
La sua brillante carriera gli ha dato l’opportunità di vincere diversi premi importanti come il Prix du public al Festival di Annecy, il festival del Mediterraneo a Montpellier, il festival di St. Louis, il MagnaGrecia film festival, il premio città di Firenze, il premio AGE e tanti altri ma sicuramente il più importante è il David di Donatello come miglior commedia nel 2015 con Noi e la Giulia.
Edoardo è sicuramente quel tipo di persona che potremmo definire “romano de Roma”
il suo legame con la Capitale infatti, è davvero forte: è nato lo stesso giorno della nascita di Roma, il 21 aprile.
“È una meravigliosa coincidenza. Il legame con Roma è forte. E’ il posto dove sono nato, dove vivo e poi Roma è al centro di tutta una serie di progetti che ho portato avanti”
Edoardo ancora oggi ci vive, insieme alla sua famiglia, ma ama moltissimo anche trascorrere le giornate nella casa di campagna di famiglia, ed è un ottimo intenditore di vini pregiati.
L’attore romano ama moltissimo la musica e per questo nel 2014 è stato anche scelto per condurre il Concertone del 1° Maggio, inoltre fa parte di un gruppo folk chiamato L’Orchestraccia e le sue ottime qualità vocali, gli hanno anche dato l’opportunità, nel 2019, di prestare la propria voce al personaggio di Timon, ne Il Re Leone, live-action dell’originale del 1994.
Lo ha fatto accanto Stefano Fresi (che nel film doppiava il personaggio di Pumpaa) collega e suo grande amico; hanno infatti più volte collaborato insieme al cinema, sfoggiando un ottima chimica di coppia, come in Smetto quando voglio dove Fresi interpreta il chimico incline a “testare ogni sostanza” .
Una carriera ancora oggi in ascesa quindi, una carriera nella quale Edoardo Leo ha saputo districarsi con successo sia sul piccolo che grande schermo fino a diventare uno dei volti più noti di tutto il panorama attoriale italiano.
Ha dimostrato non solo di essere adatto per le commedie ma di cavarsela benissimo anche nei ruoli più drammatici, lavorando duramente e con molta umiltà per raggiungere gli obiettivi che si era prefisso.