Dopo aver letto quest’articolo, giovane o meno che tu sia, guarda Ed è subito sera.
Fa in modo di guardarlo. È su Prime video! Chiedi ai tuoi insegnanti di proiettarlo, di contattare l”Associazione Dario Scherillo o Libera Campania e organizzare un cineforum; guardalo con tutta la famiglia e lascia che la storia di Dario, in qualche modo, diventi la tua. Preparati alle lacrime e a sentire i proiettili sulla tua pelle. Perché in un mondo come questo, siamo tutti potenziali vittime e mantenendo vivo il ricordo di simili tragedie, possiamo contribuire a combatterle e a impedire che fatti di cronaca come la morte di Dario diventino la notizia che quasi “ci si aspetta di sentire” tra il primo e il secondo piatto di una cena qualunque.
Da napoletana, c’è una scena del film, forse per altri trascurabile, che mi ha particolarmente colpita, così familiare e realistica che avrebbe potuto tranquillamente essere stata girata in casa mia: la famiglia Scherillo è riunita a cena, mamma Enza ha preparato la pasta e prima ancora di poter poggiare il piatto da portata sulla tavola, il TG diffonde la notizia di un omicidio di camorra.
Cala il silenzio, tutto è sospeso, la famiglia trattiene il fiato, si scambia uno sguardo eloquente e poi, quasi come se tutti riprendessero a vivere dopo una breve pausa, sospirano. Non c’è bisogno di parole, conosco quel silenzio, quell’amarezza e quella rabbia, perché ogni volta che un’arma fa fuoco, che un proiettile viene esploso, cala l’ombra del lutto in ogni casa che non vuole e non può arrendersi all’idea che sia “normale” o quasi “prevedibile” un morto ammazzato.
L’intervista al cast di Ed è subito sera
Quando ho incontrato Paco De Rosa (Fortapàsc, Caccia al Tesoro, La settima onda) e Gianluca Di Gennaro, (Capri Revolution, Gramigna, L’oro di Scampia) ero molto emozionata ma si sono rivelati estremamente simpatici, gentili e amichevoli, sono due bei ragazzi dalla faccia pulita e dal cuore colmo di buoni sentimenti. Non recitano per sete di fama, ma perché comunicare con gli altri, raccontare delle storie e diffondere messaggi importanti è una vera e propria passione.
Paco De Rosa interpreta O’ Muccus, figlio di un ex boss di camorra che, dal carcere, continua a fare il bello e il cattivo tempo nelle vite della propria famiglia e a condizionarne l’esistenza. Suo malgrado, conduce la sola esistenza che gli sembra possibile rinunciando a vivere davvero. In un monologo estremamente intenso, si percepisce la disperazione del ragazzo ed emerge il talento interpretativo dell’attore.
So che non siete solo attori di cinema, che fate anche teatro e che siete impegnati nel sociale.
A tal proposito, il lavoro maggiore lo fa l’Associazione Dario Scherillo nella persona di Pasquale che porta il suo messaggio alle scuole e ai giovani, noi diamo il nostro contributo, per quello che possiamo, soprattutto a livello attoriale e artistico, prediligendo storie e ruoli che abbiano un valore sociale.
Grazie per questo e grazie per essere qui stasera, so che il film è stato presentato anche a Los Angeles.
Sì e il primo agosto saremo al Social World International Festival a Vico Equense dove concorriamo come miglior film, nella sezione Focus-Occhio al Sud. Oltre a Los Angeles, siamo stati al Parlamento.
Com’è stata la risposta del pubblico a Los Angeles?
Molto molto positiva. Noi avevamo paura di questa serata, invece il riscontro è stato molto molto positivo e siamo stati veramente felici di ciò, c’era anche un bel po’ di gente, ma il riscontro positivo che davvero non ci aspettavamo e che è esploso in un vero e proprio boato è stato in Parlamento. Perché c’era anche una delegazione di cento ragazzi delle scuole e siamo stati contentissimi, si sono emozionati.
Hai fatto un provino o ti hanno contattato direttamente?
Io ho contattato Claudio Insegno, perché con Claudio avevo già girato altri due film e siccome la maggior parte delle volte interpreto il cattivo purtroppo, in genere perché faccio anche una serie su Rai2 che si chiama Fatti Unici in cui sono sempre un “cattivo”, però sciocco, una sorta di macchietta (al fianco di Ciro Ceruti, anch’egli nel cast di Ed è subito sera ndr) in questa che è una storia più seria, Claudio già mi conosceva e quindi mi ha scelto per il ruolo di co-protagonista del film. Io interpreto O’ Muccus, quello che avrebbero dovuto uccidere al posto di Dario.
Gianluca Di Gennaro interpreta, col talento che lo contraddistingue, Dario Scherillo, un vulcano di idee, un giovane spiritoso, innamorato e vitale, legato alla sua famiglia, ai suoi amici. Un ragazzo a cui non è possibile non affezionarsi e la cui morte genera lacrime amare ed un intenso dolore al petto.
Grazie Gianluca per essere intervenuto, io so che hanno scritto un libro intervista in cui ti sei raccontato approfonditamente (Senza maschere sull’anima di Ignazio Riccio) e che promuovi e sei impegnato in tante iniziative per i giovani di Scampia. Ad un giovane che vuole diventare come te e pensa di non poterci riuscire cosa consigli?
Per questo lavoro, ma è un discorso che vale un po’ per tutti i lavori, è fondamentale la passione perché ci saranno molti alti e bassi, ci sano moltissimi momenti in cui si crede di essere arrivati ma non è mai così, si è sempre messi in discussione, si è sempre in bilico su quest’equilibrio strano che c’è in questo mestiere e la passione sarà l’unica cosa consentirà poi di andare avanti e di farlo con la stessa voglia, la stessa spensieratezza e di riuscirci. Questo è il consiglio più grande che sento di dare: alimentare la passione.
Ho letto che hai lasciato Napoli per un po’ e sei andato a Roma, ma poi hai avvertito quasi come dovere morale la necessità di tornare.
Si, mi mancava la mia terra, mi mancava ovviamente la mia famiglia e io sono sempre stato contrario al discorso di dover andare fuori, per fare qualcosa di buono. Era un ragionamento che non riuscivo a mandare giù. L’ho fatto, per poco, pochissimo, un paio d’anni e poi sono tornato perché preferisco e spero di riuscire a fare qualcosa di buono e rimanendo qui e cercando di portarlo qui anziché fare il contrario e dire “Okay sono riuscito a fare quello che volevo, ma l’ho fatto dovendo rinunciare alla mia terra”.
Ti faccio allora una domanda un po’ particolare: per tuo figlio che mondo vorresti? Partendo dal presupposto di desiderare che viva qui, perché questa è casa sua, questa è la sua terra, in che mondo vorresti che crescesse?
Prima che nascesse mi ero fatto questa domanda, sai quando sta per nascere, perché ovviamente è il momento in cui uno si pone degli interrogativi importanti e la risposta che mi ero dato era: non in Italia! Non “non a Napoli” né “non a Roma”, ma proprio non in questa nazione. Questo è un discorso di cui potremmo parlare da adesso fino a dopodomani, ma comunque io credo che adesso ci siano degli orizzonti in cui si possa intravedere un minimo di luce in questa nazione e soprattutto nella nostra Napoli…lo vedo. Io ho sempre detto che a Napoli abbiamo tutto all’ennesima potenza, il bene all’ennesima potenza e il male all’ennesima potenza, non c’è quasi mai una via di mezzo. O siamo o troppo buoni e troppo velli nell’animo o il contrario e magari un minimo di equilibrio in questa follia generale non sarebbe male, vivere in un equilibrio dove sicuramente prevarrà di più il bene sarebbe l’ideale sia per mio figlio, sia per la città intera.
Fabio Toscano è un bellissimo ragazzo, è alto e ha gli occhi intensi di chi prende questo lavoro sul serio. Ha conquistato Hollywood con il suo ruolo nella pluripremiata serie Trust e percorso l’ambìto red carpet dei Golden Globe a testa alta, giovane e con una brillante carriera dinnanzi a sé. E’ gentile ed accetta di rispondere a qualche domanda, in Ed è subito sera veste i panni di O’ Taleban uno dei protagonisti della lotta tra clan sfondo della vicenda.
Volevo sapere come ti eri trovato sul set con gli altri attori
E’ stata un’esperienza unica, io lavoro nel cinema da vari anni e questa è stata un’esperienza che mi ha davvero segnato, perché quando ho saputo del progetto e sono stato scelto, mi sono emozionato e mi emoziono ogni volta che guardo ancora adesso il film, perché è come se il nostro fosse un messaggio, una battaglia non ancora finita. Come tante altre vittime, non si sa ancora nulla degli assassini, quindi io sono onorato e fiero di aver fatto parte di questo progetto così importante e spero arriverà nel mondo anche se il progetto è’ stato visto già ad Hollywood, dove ormai vivo.
Cosa consiglieresti ad un ragazzo o ad una ragazza che volessero intraprendere la tua carriera?
Innanzitutto non devono mai smettere di sognare e crederci sempre, perché io ci ho sempre creduto e non mi sono arreso. Mi hanno chiuso porte in faccia milioni di volte e non mi sono davvero mai arreso e prima o poi arriverà il giorno, la cosa più importante è non guardare il mio personaggio o altri personaggi che sono di camorra o simili, perché la maggior parte dei ragazzi si appassionano e si innamorano di questo personaggio che è il più cattivo, e ne rimangono incantati ma voglio capiscano che non serve a nulla perché guadando il film si accorgeranno che il mio personaggio resta sempre in casa e la sua vita non è bella. Ispiratevi al mio lato attoriale, ma non imitate i miei personaggi e non fatevi appassionare da loro. NO. Impegnatevi a diventare qualcuno, dite a voi stessi “voglio diventare come Fabio, Giovanni, Francesco” ma non un camorrista. Purtroppo Napoli, come tanti altri posti vive una situazione di malavita e crisi economica, non offrono tanto ai giovani. Io porto avanti dei progetti, vado nelle scuole e sono già stato in scuole di Castellammare, di Napoli per raccontare la mia vita agli adolescenti ed essere la prova vivente di uno “scugnizzo” che si è guardato allo specchio e si è dato da fare per inseguire il suo sogno.
Cosa pensi del fatto che spesso, film come questo che dovrebbero avere maggiore risalto, invece vengono trascurati dall’opinione pubblica?
Questo film è portatore di un importante messaggio, i clan stanno chiusi, sono soli, si ammazzano, mentre la famiglia Scherillo è per bene e subisce quella tragedia, questi sono segnali messaggi e ci vuole tanta pubblicità, bisogna parlarne. Il problema come lo abbiamo a Napoli, lo hanno in Sicilia, in Calabria e si deve fare qualcosa, abbiamo tutti abbracciato il progetto per sostenerlo, per dare segnali nella speranza che un giorno qualcuno si svegli e dica “sono io la merda che ha fatto questo, sono io l’assassino, io ho sparato quei colpi”! Non mi capacito del fatto che ci siano tantissime cavolate in televisione o in prima serata, mentre questo si che è un film che TUTTI dovrebbero vedere: grandi e bambini, in tutte le piazze, in tutti i paesi, in ogni angolo!
E queste parole fanno davvero onore a Fabio, prova vivente del fatto che fare l’attore è una vocazione, è pura passione e che gli Attori con la A maiuscola non perseguono soltanto la fama, ma la verità.
Quando ho stretto la mano a Pasquale Scherillo, accompagnato dalla bellissima madre, la signora Enza Scherillo, ero sospesa tra l’emozione e la timidezza, e ho potuto conoscere due persone estremamente gentili e combattive, che hanno sofferto molto e intorno alle quali la presenza di Dario è fortemente percepibile.
Conosco la vicenda della morte di Dario e voglio innanzitutto ringraziarla per aver portato il film a San Giorgio a Cremano, so che ha concorso al Los Angeles Italia Film Festival, ma è importante sensibilizzare le periferie e quelle che sono poi le zone più “calde”. Come Associazione, quali sono le iniziative che organizzate, le vostre attività? Voglio farla conoscere il più possibile.
Io personalmente ho creato l’Associazione Dario Scherillo, dedicata a Dario e facciamo parte del coordinamento organizzato da tutti i familiari delle vittime innocenti di camorra. Ogni settimana andiamo nelle scuole, non solo napoletane, ma di tutta la Campania, a raccontare le nostre storie, cercando di far capire ai ragazzi da che parte stare.
Siccome penso ci sia una sorta di pregiudizio diffuso verso questa nuova generazione, un po’ superficiale e troppo legata ai social. Voi che risposta avete dai giovani delle scuole?
Sicuramente si tratta di una generazione diversa dalla nostra, infatti con il film abbiamo voluto cercare di risvegliare un po’ le coscienze. Io punto principalmente a sensibilizzare i ragazzi delle scuole medie, non ancora del tutto formati, mentre alle superiori un ragazzo è già formato, bene o male ha un cuore o meno, oppure ha già preso delle decisioni. Sinceramente i giovani d’oggi, e non solo i giovani, sono allontanati dal mondo reale. Tutti viviamo in parallelo con il mondo virtuale, e questo ci ha allontanati. Le persone mi sembrano prive di sentimenti e danno per scontato tutto.
In effetti tra due giorni ricorrerà l’anniversario della strage di Via D’Amelio, in cui perse la vita il giudice Borsellino e molti ragazzi ne trascurano il ricordo, alcuni addirittura non sanno nulla di quella parte della storia del nostro Paese e questo è molto triste. Com’è nata l’idea di fare il film? Conosco il libro, ma come si è giunti al film?
Il film nasce da un’idea di circa 8 anni fa, era un progetto molto più grande perché volevamo portare sullo schermo una sorta di fiction, una raccolta di storie di più vittime innocenti, poi per problemi vari non è stato possibile realizzare questo progetto, ma ho conosciuto la Pdr (casa di produzione indipendente ndr) che ha sposato in pieno il nostro progetto. Così anche quando non ci sarò più io a raccontare la storia di mio fratello Dario, ne resterà vivo il ricordo.
Presenti alla splendida serata le famiglie di altre tre vittime innocenti di camorra (vi invito a vedere la diretta sulla nostra pagina Instagram con gli emozionanti interventi di tutti) il co-sceneggiatore Antonio Urzo, i produttori del film, il Presidente di Libera Campania.
Regista del film, Claudio Insegno è una persona dalla sincerità, semplicità e simpatia disarmanti. E’ presente con il suo dolcissimo cagnolino Burt ed insieme ci accomodiamo per l’intervista. Parlargli mi emoziona, la mia emotività traspare ma Claudio mi invita subito a dargli del tu e la nostra più che un’intervista, diventa una bellissima conversazione.
Grazie per aver portato il film qui, nella città che ha dato i natali a Massimo Troisi. Raccontami com’è nato il progetto di Ed è subito sera?
Io non sapevo nulla della vicenda di Dario, ammetto che è da ignoranti ma davvero non ne sapevo niente. Sapevo dell’esistenza di queste “morti bianche”, ma non ero a conoscenza di questa in particolare. Poi la produzione mi ha raccontato la storia bella e toccante di Dario, è venuto Tonino Scala (l’autore del libro ndr) a parlarcene, poi ho conosciuto i genitori, il fratello e la cosa è diventata talmente importante che quasi era necessario farlo. Quindi mentre l’idea è nata dalla produzione, in qualche modo mi ha preso in un modo tale per cui l’avrei fatto a tutti i costi. Quando poi è venuto fuori che era un film a basso costo ci siamo detti che non importava, bastava metterci l’anima e il cuore.
Ci sono state difficoltà sul set? In alcuni posti vi hanno dato dei problemi?
Guarda, i problemi ci sono sempre, ma da un punto di vista tecnico,quando fai un low-budget, non hai dei permessi e quindi possono esserci dei problemi, ma per fortuna eravamo in un paese in cui sono stati tutti molto carini con noi.
Dove avete girato?
Ad Albanella, in provincia di Salerno. Sono stati carini, ci hanno accolto in maniera positiva anche perché la cosa faceva comodo un po’ a tutti essere carini nei confronti di questa cosa e si sono davvero messi a disposizione, quindi siamo stati molto contenti di aver avuto un’accoglienza del genere e non ce l’aspettavamo.
So che avete concorso al Los Angeles Italia Film Festival e che siete nominati come miglior film al Festival di Vico Equense, e poi?
Naturalmente il film è già uscito (il 21 marzo 2019 ndr) quindi abbiamo fatto un triplo forzo, perché è uscito, adesso partecipiamo ai Festival e lo facciamo ri-uscire, è una lunga vita. Un film può avere una lunghissima vita, un poi verrà da solo cioè i DVD, Netflix, Prime, qualsiasi cosa sia, l’importante è farlo vivere e non farlo morire. Secondo me, la vittoria è stata già averlo fatto e poi piano piano acquistare più credibilità magari vincendo qualche Festival o facendo vedere che un film del genere può funzionare.
A questo proposito, quanto è importante il cinema per diffondere il più possibile queste storie?
Beh tantissimo, perché al cinema ci vanno tutti e poi lo guardano su internet, in tutti i modi, anche sul cellulare quindi il cinema è davvero importante. E’ come un grande cantante famoso che professa qualcosa di buono per il mondo, fa sempre comodo. Se un Renato Zero comincia a dire delle cose, può diventare un profeta veramente, quindi il cinema è un po’ un profeta della parola in qualche maniera e noi facciamo bene a fare queste cose per divulgarle il più possibile. Poi vengono divulgate di meno o di più dipende dalla produzione, dipende dall’accoglienza e dal film stesso. Se un film è brutto, naturalmente, non viene neanche preso in considerazione, però comunque almeno se n’è parlato e già il fatto che una persona come me non conosceva la vicenda di Dario ed ora l’ha presa a cuore e fa di tutto per portarla a termine. Quindi è molto importante il cinema, è importante per l’evasione e per dare almeno una nozione di vita, in qualche maniera a questi giovani un po’ più scapestrati…di noi “anziani”.
Sono i più difficili da raggiungere
Si, è assolutamente molto difficile, però ci siamo riusciti perché abbiamo fatto alcuni incontri nelle scuole e il film è piaciuto tantissimo, c’è stata una risposta ottima. Perché non è un film d’azione, è un film di sentimento, non è un Gomorra, purtroppo e per fortuna, perché non era quello che volevamo fare.
Volevo sapere anche se hai qualche progetto futuro in cantiere
Dal punto di vista cinematografico no, ma dal punto di vista teatrale tantissimi, progetti molto diversi dal cinema, il mio poi è più teatro d’evasione, tipo musical. Di cinema, ne stavo giusto parlando poco fa con il produttore, che ci piacerebbe tornare insieme e fare qualcos’altro. Non mi farei prendere la mano dalle storie vere e queste cose qua, sennò poi non ne esci più fuori, ma sarebbe bella un’altra storia vera.
Infatti, dopo Ricomincio da tre, Massimo Troisi diceva: “quando mi chiedono del prossimo progetto, rispondo che aspetto di sbagliare il secondo film, visto che dicono che l’altro lo sbaglio di sicuro” quindi capisco che tu non voglia rimanere legato ad un solo genere.
(Ride…) Si, diciamo che abbiamo un po’ paura, perché poi farne sempre sarebbe bellissimo, ma sai non se ne trovano tante così belle e poi, abbiamo necessità di soldi per fare una cosa fatta molto bene. Questo può andare ma se dobbiamo continuare, dobbiamo farlo con un budget superiore. Niente da togliere a Ed è subito sera che è un film di tutto rispetto.
Di un film che racconta una storia tanto drammatica, si potrebbe pensare ‘ma come si fa a dire che non è bello?‘, eppure con Ed è subito sera, il problema non si pone affatto. Se anche si volesse banalmente e malignamente insinuare un qualunque buonismo, posso assicurare che non ce n’è neanche l’ombra, perché il film è proprio ben fatto. Si tratta di una pellicola oggettivamente ben realizzata. Atmosfere noir e bella fotografia, opera di Antonio De Rosa. Uno dei più grandi pregi del film è demolire e mortificare il ruolo e l’esistenza degli esponenti della malavita. Non sono interessanti, non sono attraenti, non conoscono la meraviglia ed il calore di un sorriso sincero e conducono un’esistenza patetica e miserabile.
Franco Nero recita con tutto se stesso, non si limita all’interpretazione espressiva e fisica, interpreta anche con la profonda incisività della sua voce. L’ho percepito come una sorta di flusso di coscienza vivente legato al vissuto dei tre giovani. Incarna perfettamente il tipico magistrato che lavora troppo e ciononostante percepisce il suo operato come non sufficiente, che si tormenta da uomo e soprattutto da padre per non riuscire a fare quanto vorrebbe. C’è una frase, pronunciata dal giudice De Martino che mi ha fatto particolarmente riflettere. Nell’analizzare la dilagante violenza criminale e nel tentativo di leggerci una sorta di disegno, di schema sistematico, lui dice che è come se si trattasse di “una nuova specie” e non potrei essere più d’accordo, perché il fenomeno camorristico è mutato, è cresciuto e forse richiede una riflessione non più soltanto sociale, ma anche antropologica.
https://www.youtube.com/watch?v=vyN8FqDFOP4
Il film ha due livelli comunicativi: c’è quello palese, evidente, dei dialoghi e delle vicende dinamiche che si svolgono sotto gli occhi di tutti e poi c’è quello dei silenzi, dei sospiri, degli sguardi eloquenti, delle tazzine di caffè sospese a mezz’aria tra una parola e l’altra, quello percepibile solo dagli spettatori più attenti. Sono presenti diverse citazioni: Così parlò Bellavista di De Crescenzo; una comicità agrodolce un po’ “troisiana“; nella prima scena la voce di Franco Nero recita una citazione di Giovanni Falcone; nelle scene finali, ancora, De Martino ha sulla sua scrivania un libro dedicato al giudice Falcone e infine la vicenda si chiude con la poesia di Salvatore Quasimodo, che dà il titolo al film.
Voglio ringraziare iCrewPlay Cinema per questa opportunità, Arci Movie, Libera Campania, tutto lo staff del film Ed è subito sera e l’Associazione Dario Scherillo a cui dedico questo articolo nella speranza di aver reso onore, nel mio piccolo, a tutte le vittime innocenti di camorra.
Voglio ribadire un altro concetto da me già esposto in un articolo precedente e condiviso ieri con Pasquale Scherillo: molti direbbero che Dario, quel 6 dicembre era nel posto sbagliato al momento sbagliato, e invece no. Dario era al posto giusto, col sacrosanto diritto di andare dove voleva, libero e senza paure e al momento giusto, il SUO momento, la SUA vita. E’ la criminalità, è la squallida e sanguinosa camorra che si trova SEMPRE al posto sbagliato e che non è MAI nel momento giusto.
Ogni giorno di vita di Dario è valso, vale e varrà sempre più di ogni attimo di squallida esistenza di tutti i camorristi messi insieme.