Attore, comico, cabarettista e doppiatore, cuore pulsante del Bagaglino e soprattutto di Drive In, Gianfranco D’Angelo è morto la scorsa notte all’età di 85 anni e fra pochi giorni (il 19 agosto) sarebbe stato il suo compleanno.
Volto della televisione anni Ottanta, aveva cominciato la scalata al successo negli anni Sessanta. Era approdato al mondo dello spettacolo dopo aver svolto vari lavori, tra cui l’impiegato in quella che allora era la SIP, Società Italiana per l’Esercizio Telefonico.
Nel 1963 il debutto nel cast de I Teleselettivi, commedia satirica in cartellone al Teatro delle Arti di Roma per approdare poi, qualche anno dopo, al Derby di Milano dove vitato da Dario Fo col quale nel 1964 realizza lo storico recital 22 canzoni.
Notato anche da Garinei e Giovannini, lo scelgono per il ruolo dell’Arcivescovo tedesco in Alleluja brava gente con Renato Rascel e Gigi Proietti.
Inizia quindi, negli ani ’70, la lunga e proficua collaborazione con Pierfrancesco Pingitore che lo porterà sul palco del Bagaglino con Oreste Lionello, Enrico Montesano e Pippo Franco.
Dal 1971 al 1975 lo vedremo in diversi varietà della rete di Stato, da Milleluci a Mazzabubù finchè anche il cinema lo noterà iniziando ad apparire in molti titoli della commedia sexy all’italiana come La soldatessa alle grandi manovre e La liceale.
Agli inizi degli ani’80 la sua trascinante comicità e i suoi indimenticabili personaggi lo edono protagonista di programmi comici come La sberla, dove inaugura un sodalizio di lunga durata con Ezio Greggio, Tilt e Signori si parte.
Arriva in Fininvest, sotto l’ala di Antonio Ricci che lo introduce nel dorato e irriverente mondo di Drive In, trasmissione comica, divenuta in seguito un cult, dove D’Angelo diventa un protagonista assoluto, regalando al programma personaggi come Has Fidanken, il giornalista Gervasetto, le imitazioni impareggiabili di Raffaella Carrà, Pippo Baudo e Marina Lante della Rovere, con battute entrate nella storia della televisione
“Un omaccione, con due baffetti da sparviero”
Negli ultimi anni era comparso in alcuni programmi televisivi, denunciando la sua situazione di indigenza:
“Ho lavorato per la Rai e per Mediaset – spiegava affranto -, ho fatto 51 film e convention in tutto il mondo. Eppure, pur avendo versato regolarmente tutti i contributi, non prendo una buona pensione e non so spiegarmi il perché. Mi piacerebbe essere un po’ più tranquillo a livello economico, senza pensieri per la testa, ma fa parte della vita, e poi sono scelte. Se uno stesse a casa tutto il giorno con le pantofole potrebbe pure accontentarsi della pensione”.
I messaggi per Gianfranco
Non si hanno notizie precise su quali siano state le cause della morte, qualche particolare, lo ha fornito Ezio Greggio, prima collega e poi grande amico dell’attore.
“Contrariamente a come facevi in scena quando uscivi tra applausi ed ovazioni ci hai lasciato in silenzio, in punta di piedi circondato dalle persone che ti volevano bene”
Ezio Greggio non poteva ovviamente non salutare l’amico e il collega di una vita con un lungo e commovente post.
“Ciao Gianfranco piango come quando se ne va non solo una persona cara ma una persona che è stata importante per tanti motivi nella mia vita”. Coppia inossidabile della televisione degli anni Ottanta, inseparabili in programmi di culto come “Drive In” e “Striscia la notizia”: “Ciao Frankie, so che da oggi alzando gli occhi al cielo ed ascoltando bene si sentiranno tante risate provenire da lassù… has has fidanken”.
Parole di grande affetto sono venute anche da Berlusconi:
“Ha regalato allegria a generazioni”.
e dal ministro Franceschini:
“Il mondo dello spettacolo perde un grande talento”
L’amico Antonio Ricci invece, con queste parole ha salutato l’amico e ne ha tracciato un bellissimo ritratto:
“Un artista grandissimo e versatilissimo. Un monologhista in grado però di imitare chiunque e, nelle parodie dei film, di interpretare i personaggi più disparati. Vitalissimo in scena, sornione e compagnone nella vita.
A Drive in lo chiamavamo ‘il vecchio’ perché aveva 40 anni. Per cinque anni a cena insieme e a dormine nello stesso residence. Saggio e con i piedi per terra, in un successo incredibile che poteva travolgere tutto e tutti. Una complicità che è durata nel tempo con i protagonisti di quella fortunata trasmissione. A fine ottobre, mentre ero ammalato di Covid, mi ha scritto: “Anto’, ma perché hai preso il Covid adesso che a gennaio esce quello nuovo?”. A fine settembre dovevo incontrarlo perché voleva parlarmi di “Tre amici al bar”, spettacolo teatrale con Sergio Vastano che sperava di portare in tv.
Adesso non ci resta che piangere. E dare un abbraccio affettuoso alle sue figlie”.