Qualche giorno fa, leggendo l’ottimo articolo del nostro Giorgio, riguardante le differenze tra la versione animata de Il Re Leone datata 1994 e la sua controparte live-action, diretta da Jon Favreau e uscita lo scorso anno, ho deciso di rivedere il film, che io e altri due redattori abbiamo deciso di recensire poco tempo dopo la sua attesa uscita nei cinema. Se buona parte della pellicola lascia di stucco, soprattutto per la qualità delle immagini, quasi al pari di un documentario, quello che fa maggiormente storcere il naso è sicuramente il doppiaggio, non all’altezza per un lavoro simile e impietoso se confrontato con il classico Disney originale.
Questo mi ha fatto pensare: per quale motivo il livello di doppiaggio, negli ultimi anni, ha subito una caduta di qualità quasi esponenziale? L’Italia è uno dei paesi con i migliori doppiatori al mondo (a costo di sembrare presuntuoso, per me di migliori non ce ne sono), ma la “moda” del momento sembra voler prediligere personalità dello spettacolo dai nomi decisamente più conosciuti, ma assolutamente meno preposti al ruolo di doppiaggio, che non richiede solamente una voce riconoscibile, ma anche grandi capacità attoriali e soprattutto l’abilità di “piegare” la voce in una maniera o nell’altra a seconda del personaggio a cui la si sta prestando.
Sebbene sia passato molto tempo, dall’inizio degli anni ’70, il nostro paese si è contraddistinto per doppiatori di livello altissimo. Giusto per fare alcuni nomi, basti pensare a Ferruccio Amendola, storica voce di Sylvester Stallone e Dustin Hoffman, o a Giancarlo Giannini che ci ha fatto rabbrividire prestando la sua voce, tra gli altri, a Jack Nicholson in Shining. E’ incredibile pensare, inoltre alle abilità di alcuni grandi interpreti come Francesco Vairano, che è stato in grado di modulare la sua voce per dare una forte e spaventosa personalità ad Alan Rickman, nei panni del Professor Severus Piton in Harry Potter e allo stesso tempo all’enigmatico e subdolo Gollum de Il Signore degli Anelli (si… è lo stesso doppiatore…). Tra i nomi più recenti non possiamo non citare Francesco Pannofino (George Clooney tra i suoi attori più doppiati), Luca Ward (la voce di Russell Crowe in Il Gladiatore) o Francesco Pezzulli (bravissimo doppiatore di Leonardo DiCaprio).
Ora, torniamo ad analizzare, ad esempio, proprio Il Re Leone, nella sua nuova versione in CGI. Quasi tutti i doppiatori professionisti della versione animata sono ancora vivi e in piena attività. Riccardo Rossi, che prestava la voce a Simba, ad esempio, è stato, ed è tuttora, la voce di Johnny Depp in moltissimi film, mentre Laura Boccanera che doppiava Nala adulta, la conosciamo soprattutto per la voce di Jodie Foster. Impossibile dimenticare anche la grande performance di Tullio Solenghi che nella versione del ’94 ha doppiato Scar sia nel parlato che nel canto. Se quest’ultimo è stato doppiato dal bravo Massimo Popolizio, attore che collabora molto spesso con Carlo Verdone e che ha prestato la sua voce, tra gli altri, a Ralph Fiennes nella saga di Harry Potter, in cui interpretava Lord Voldemort, non si può dire che ai due protagonisti sia andata così bene.
Se in patria infatti, Simba e Nala sono stati egregiamente doppiati da Donald Glover (The Martian) e Beyoncé (Dreamgirls), in Italia si è deciso per optare per due cantanti, Marco Mengoni ed Elisa. Inutile dire che, salvo la parte cantata, il doppiaggio dei due è considerato da molti un vero e proprio disastro. Non solo perchè si tratta di due artisti che non hanno mai lavorato nel mondo del doppiaggio o del cinema, ma proprio perchè, in mancanza di un’adeguata preparazione, le voci non assumono assolutamente le sfumature necessarie all’interpretazione. Mengoni, in particolare, non ha esattamente un “vocione” che sarebbe senz’altro più adatto alla figura di un leone e questo ha contribuito ad appiattire ulteriormente la performance.
Naturalmente non ci si aspettava di avere tutte le voci originali, considerando anche il fatto che Tonino Accolla, che prestava la voce a Timon e Vittorio Gassman che ha doppiato Mufasa, non sono più, purtroppo in vita. Però forse con un po’ di studio in più e un po’ più di buonsenso le cose sarebbero andate meglio. Noi della redazione davvero non riusciamo a spiegarci come mai un film tanto atteso come Il Re Leone, sui cui la stessa Disney ha investito milioni di dollari, debba essere penalizzato così pesantemente da un doppiaggio inadeguato.
Lo stesso scenario si può applicare comunque a molti altri film. Basti pensare alla saga di Kung Fu Panda, il cui protagonista, doppiato in patria da Jack Black, anzichè avere la consueta voce del bravo Fabrizio Vidale, è stato doppiato da Fabio Volo, che ha purtroppo contribuito, a causa anche di un accento bresciano un po’ troppo marcato, a far perdere gran parte della comicità del personaggio, considerato anche che tutti gli altri personaggi sono stati doppiati da professionisti e di conseguenza il contrasto è piuttosto evidente. Altro “scempio” può essere Madagascar, che nonostante il buon doppiaggio di Ale e Franz e di Fabio De Luigi, comprendeva nel cast di doppiatori anche Michelle Hunziker, bravissima presentatrice, ma sicuramente meno indicata nell’arte del doppiaggio (è stata sostituita poi nel film successivo dalla più adatta Chiara Colizzi).
In alcuni casi, capitano delle vere e proprie sorprese. E’ il caso, ad esempio di Enrico Papi che ha prestato la sua voce al drago Mushu nella versione animata di Mulan e che ha contribuito a rendere forse ancora più comica la sua performance. Oppure, sempre nella nuova versione de Il Re Leone, degni di nota sono il duo Edoardo Leo e Stefano Fresi che hanno dignitosamente doppiato rispettivamente Timon e Pumbaa sia nel parlato che nel canto. Purtroppo questo succede molto di rado.
Un’altro punto spinoso sono le operazioni di “ridoppiaggio”. Capita, per motivi legati quasi sempre ad aspetti tecnici, ma in alcuni casi anche per problemi di diritti, che nelle riedizioni di film storici, rimasterizzati in alta definizione, parte o la totalità del doppiaggio venga completamente rielaborata con nuove voci. Se in questo caso difficilmente si vanno a scegliere personalità famose, sembra sempre che si vada comunque “al risparmio” e chi conosceva il film originale, rimane interdetto nel vedere la versione rimasterizzata con versioni completamente cambiate. Naturalmente la regola non vale nel caso in cui vengano doppiate scene aggiuntive nei cosiddetti “Director’s Cut”. Tra i casi più eclatanti, in senso negativo, di questa operazione, dobbiamo citare sicuramente la versione della saga di Indiana Jones presente su Netflix.
Noi siamo dell’idea che la professionalità nel doppiaggio vada prima di ogni cosa. Può essere “divertente” inserire qualche personalità più conosciuta nei film, ma siamo dell’idea che, almeno i personaggi principali, debbano avere un’identità vocale ben precisa e consolidata. Il personaggio di un film deve rimanere impressionare (positivamente) non solo per l’interpretazione scenica, ma anche per la sua voce e in alcuni casi, scelte dettate da uno stile più “commerciale” hanno portato a disastri. Spesso preannunciati dai fan.