Ritratti di donne che lavorano dietro la telecamera: dalle registe, alle sceneggiatrici fino alle direttrici della fotografia.
Lo scorso Novembre abbiamo parlato degli sconcertati risultati usciti da una ricerca della BBC Culture. Il resoconto del sondaggio ha rilevato dei dati allarmanti, la presenza femminile nell’immaginario collettivo per il mondo cinematografico è bassissimo, se dovessimo dar retta solo a questo sembrerebbe che a pochissime donne possa interessare intraprendere una carriera dietro la telecamera. Nella classifica finale compaiono solamente quattro film (dei cento) diretti da donne.
L’argomento, fortunatamente, negli ultimi anni è entrato sempre più al centro di discussioni e dibattiti. Non ci siamo persi “solo” in chiacchiere ma siamo arrivati anche ad azioni più concrete, come la campagna indetta da Women in film, la #52filmsbywomen, che invita chi vuole partecipare a vedere un film diretto da una donna una volta a settimana per un anno intero. L’iniziativa, partita il 1 ottobre del 2015, è andata oltre ogni aspettativa di chi l’ha creata, 13092 hanno risposto di SI alla domanda: “Guarderai un film alla settimana da una donna per un anno?”.
Anche per noi è nata l’esigenza di dare voce ad artiste, che a nostro parare, meriterebbero una vetrina più grande nel panorama internazionale. La nostra intenzione è quella di creare degli approfondimenti sulle donne in cui ci siamo imbattute e del quale abbiamo apprezzato il loro lavoro. Iniziamo con un nome conosciuto, prima come attrice e negli ultimissimi anni anche come regista: Greta Gerwig.
Nata a Sacramento (California), Greta Gerwig è figlia di Christine, un’infermiera, e Gordon Gerwig, un consulente finanziario. Gli inizi artistici della Gerwig possono essere circoscritti al periodo della Barnard College, nella quale ha studiato letteratura inglese e filosofia e dove ha anche iniziato a scrivere commedie di vario tipo partecipando inoltre alla fondazione un gruppo di improvvisazione: The Tea Party Ensemble.
Il suo primo ruolo come attrice lo ha nel 2006, la pellicola a cui partecipa si chiama LOL, una piccola produzione indipendente realizzata da Joe Swanberg con la quale entrerà nel mondo del movimento cinematografico Mumblecore. Non si limitò mai al solo ruolo di attrice: nel 2007 la vediamo con Swanberg per la sceneggiatura di Hannah Takes the Stairs e l’anno successivo nelle vesti sia di co-sceneggiatrice che di co-dirittrice per Nights and Weekends. E’ del 2010 la collaborazione più importante della sua carriera, quella con Noah Baumbach ne Lo stravagante mondo di Greenberg. Il film è stato importante nel suo percorso artistico anche perché con esso ha avuto l’occasione di ricevere una candidatura come miglior attrice protagonista agli Independent Spirit Awards del 2011.
Nello stesso anno della candidatura la Gerwig compare in alcuni progetti “mainstream”: da Amici, amanti e…, insieme ad Ashton Kutcher e Natalie Portman ad Arturo, con Russell Brand. Compare anche in un film di Woody Allen (il poco amato) To Rome with Love. Nel 2012 torna a collaborare con Baumbach per l’incantevole film che è Frances Ha (candidata inoltre per questo ai Golden Globe, per la prima volta).
L’ultimo film del sodalizio Baumbach–Gerwig è Mistress America. Greta Gerwig è di nuovo la protagonista della pellicola. Interpreta una donna senza una definita attività professionale o una precisa vita sentimentale. Brooke, questo è il suo nome, è vista dagli occhi di Tracy, una ragazza appena iscritta ad un college di New York. Nel tempo Brooke diventa per la ragazzina un elemento centrale per poter avere una vita più movimentata (per il momento la vita da studentessa non sta prendendo la piega che lei sognava). Brooke diventa per Tracy l’eroina di un suo racconto, nel quale viene soprannominata appunto Mistress America. Mistress America si rivela una visione lucida della vita di una generazione intera newyorkese, attraverso uno sguardo, certamente amorevole, ma non celante della vera realtà che c’è al di sotto della patina.
L’esordio dietro la telecamera, questa volta completamente da sola, avviene lo scorso anno con l’acclamato Lady Bird. Ambientato nella sua città natale (Sacramento), Lady Bird parla del rapporto tra una madre e la sua figlia adolescente. Un piccolo gioiello di narrazione visiva, che con semplici riprese riesce a raccontare in modo superbo uno dei legami più forti che possa esistere. Lady Bird è un racconto di formazione essenziale ma concreto. Abbiamo l’adolescente Christine, che ha la fissazione di non volere più il suo nome e di volerlo cambiare con uno più artistico scelto da lei, “Lady Bird”, e Marion, che deve capire come relazionarsi con la figlia cercando di evitare lo scontro diretto. Uno sguardo sul mondo dell’adolescenza edulcorato dal mondo degli adulti, se ve lo siete perso è un vero peccato!
https://www.youtube.com/watch?v=FvA7AKhpK_4
Non finisce qui, parliamo della Gerwig non a caso, lo scorso anno grazie a questo racconto è riuscita a portarsi a casa una candidatura agli Oscar, spulciando sul web potrete notare che anche all’Academy le donne non hanno vita facile. Per questo motivo anche la “sola” candidatura può considerarsi un traguardo.
Personalmente i premi non sono un mio parametro per valutare la filmografia di un autore, ma grazie proprio a questa candidatura, l’attesa per vederla di nuovo in azione sarà veramente breve. Greta Gerwig è al lavoro sul riadattamento di Piccole donne.
Un regalo che ci verrà fatto per il prossimo Natale (2019). La Gerwig questa volta si confronta con un cast stellare: da Meryl Streep a Saoirse Ronan, Laura Dern, Timothée Chalamet (fresco del successo di Chiamami con il mio nome di Guadagnino), Emma Watson, Chris Cooper, Bob Odenkirk, Louis Garrel, Florence Pugh e Jim Norton.