Doctor Strange nel Multiverso della Follia
Regia: Sam Raimi; Sceneggiatura: Michael Waldron; Fotografia: John Mathieson; Scenografia: Roberts Stromberg; Costumi: Graham Churchyard; Montaggio: Bob Murawski, Tia Nolan; Musiche: Danny Elfman; Produzione: Marvel Studios; Cast: Benedict Cumberbatch, Elizabeth Olsen, Chiwetel Ejiofor, Benedict Wong, Xochitl Gomez, Michael Stuhlbarg, Rachel McAdams.
Sinossi di Doctor Strange nel Multiverso della Follia
Wong e Stephen salvano una bambina dalle grinfie di un mostro tentacoloso. Lei è America Chavez, un ragazzina con l’abilità di viaggiare tra il multiverso, e gli confessa che è continuamente inseguita da creature che lavorano per qualcuno che sta tentando di rubarle i poteri. Così tutti e tre insieme si metto alla ricerca del libro dei Vishanti, un potente manufatto in grado di conferire a Strange le abilità necessarie per battere il loro nuovo nemico.
La recensione
La prima parola che mi è venuta in mente una volta finito di vedere questo secondo capitolo di Doctor Strange è: “Diverso”.
Finalmente, dopo anni, rivediamo una pellicola in casa MARVEL che cerca in tutti i modi di differenziarsi da quell’insieme di film fatti con lo stampino che è l’MCU.
Si vede la mano di Sam Raimi in ogni sequenza, movimento di macchina, inquadratura e decisione di messinscena. Al regista di Doctor Strange nel Multiverso della Follia è stata data la più completa libertà artistica e questo lo si può evincere dalla presenza di tutti i suoi principali marchi di fabbrica. Una menzione d’onore va a una minuscola inquadratura di neanche tre secondi, un dettaglio realizzato in stop-motion che riporta subito la mente a La Casa 2.
La Disney, questa volta quindi, ha optato per uscire un po’ dalla sua comfort zone e rischiare. Ma non così tanto.
Qui entra in scena la componente horrorifica, perché per quanto la pellicola cerchi di lasciare un’impronta diversa in questo ammasso di film fotocopia che è il Marvel Cinematic Universe, il genere per cui era stato pubblicizzato inizialmente Doctor Strange 2 è purtroppo molto castrato, regalandoci qualche scena molto ben costruita a livello di tensione, qualche jump scare azzeccato e qualcosina molto soddisfacente anche dal punto di vista del gore, ma rimanendo sempre all’interno di un PG-13, che qua da noi corrisponderebbe al vietarne la visione ai minori di 14 anni.
Un plauso va sicuramente agli attori; Elizabeth Olsen su tutti riesce a catturarti con un’interpretazione vera e straziante, la sua Wanda è sicuramente il personaggio più riuscito (complice il fatto che sia l’unico veramente sviluppato).
Grande merito anche agli effetti visivi (quasi tutti per lo meno) assieme al montaggio sonoro.
In molti momenti (uno su tutti) la musica non si limita solamente ad accompagnare la pellicola o a farle da sfondo, ma reagisce a quello mostrato a schermo. Danny Elfman ha fatto veramente un lavoro straordinario.
È tutto rose e fiori in Doctor Strange nel Multiverso della Follia?
Purtroppo no. Rachel McAdams, per quanto sia brava, come nel film precedente viene segregata in un ruolo talmente bidimensionale da scomparire di fianco a Cumberbatch e Xochitl.
Punto a sfavore per la sceneggiatura in generale, la trama c’è e ti cattura ma è molto altalenante, i personaggi funzionano ma a parte la già citata Wanda nessuno vanta una vera e interessante caratterizzazione, il ritmo della pellicola è buono ma viene interrotto abbastanza spesso dall’esigenza degli sceneggiatori del voler continuamente far spiegare le cose ai nostri protagonisti.
Soliti buchi di trama qua e là (un classico dei film dell’MCU), ma questa volta l’esperienza alla regia e il montaggio aiutano a nasconderli in modo da potersi concentrare su ciò che viene mostrato a schermo e non ritrovarsi in sala a domandarsi “Ma Perché?”.
Tanto fan service, non ai livelli di Spider-Man No Way Home, sia chiaro, ma comunque molto presente (soprattutto in un determinato momento). Quel tipo di presenza che però non va a intaccare la continuità dell’opera, strizza un po’ l’occhio agli spettatori che sanno di cosa si sta parlando, ma finisce lì.
Riconoscere quella determinata citazione al fumetto X, oppure quel determinato cameo al momento Y non ha importanza ai fine della storia. Questo possiamo considerarlo come un punto a favore di Doctor Strange nel Multiverso della Follia.