Al Lucca Film Festival, anteprima dell’ultimo lavoro di Michel Ocelot: Dilili in Paris. Una favola per tutti, contro la violenza e il grigiore dell’odio
Michel Ocelot è uno di quei nomi che mi porto dietro dall’infanzia. Era il 1998 quando uscì il primo lungometraggio di animazione del regista francese, Kirikù e la strega Karabà. Lo recuperai soltanto qualche anno dopo e, nonostante non l’abbia più visto da allora, lo ricordo con perfetta chiarezza. Il mondo di Ocelot è un mondo che non si dimentica facilmente. I suoi film sono favole animate e coloratissime, viaggi nel tempo nelle epoche più affascinanti della storia, fatti della materia di cui sono fatti i sogni dei bambini, di cui sono fatte le fiabe. Sono film per tutti, per i più piccoli, ma soprattutto per gli adulti. In Kirikù si affrontavano temi come il coraggio che ci vuole per diventare grandi, la sofferenza e la malvagità che talvolta questa provoca, una malvagità che nasce da altrettanta cattiveria, da altrettanto dolore, dalla solitudine. Una malvagità che può essere, quindi, curata. In questo nuovo film, il tema è altrettanto importante e, soprattutto, di grande attualità, nonostante l’idea per Dilili in Paris sia nata più di sei anni fa. Si parla infatti di discriminazione e di violenza contro donne e bambine, messe a tacere con la forza da un mondo grigio e marcio che tenta in ogni modo di fermare la rapida emancipazione femminile. “Ho deciso di parlare della violenza contro donne e bambine e dell’importanza della difesa dei loro diritti – dice il regista – perché è un tema ancora più d’attualità delle guerre. In Francia ogni due giorni e mezzo una donna viene uccisa dal compagno e le cifre sono ancora più pesanti in molti altri Paesi. Ogni tre secondi una ragazzina minorenne viene data in sposa. Ogni anno due milioni di ragazzine muoiono perché si è preferito nutrire i figli maschi. In 50 anni il numero delle donne uccise ha sorpassato il numero di vittime del 20esimo secolo“.
Nascosta nelle fogne della Parigi bella, c’è, infatti, la Parigi marcia, corrotta, controllata dai Maschi Maestri, pronti a tutto pur di riprendersi la città e ostacolare la nascente emancipazione femminile. I Maschi Maestri, brutti ceffi, dal colorito verdastro e con un anello al naso, sono la voce di tutti quegli uomini che si sentono minacciati, messi da parte e in discussione da quelle donne forti, intelligenti e indipendenti. Nei sotterranei della città, nelle parti più oscure, si nasconde una seconda putrida città, dove le donne e le bambine rapite vengono educate a camminare a quattro zampe, coperte da un mantello nero, impossibilitate ad alzarsi, a parlare, a fare qualsiasi cosa che non sia far sedere sulle proprie schiene gli uomini e sorreggere il gigantesco Capo Maestro. Dilili, insieme a Orel e a tutti gli altri amici (e amiche), è decisa a intervenire e bloccare il piano diabolico di quegli “uomini che non fanno del male solo alle donne, ma anche a loro stessi“. Senza rivelare troppo, in un crescendo di azione e tensione, qualcosa va storto e Dilili si trova coinvolta più del dovuto. Il lieto fine, però, non può non mancare in un finale che ti lascerà senza fiato, un finale dove una splendida Tour Eiffel fa da sfondo, un coro di bambine da colonna sonora e una cascata di petali di rosa da sipario.
Dilili in Paris affronta, quindi, in maniera delicata, ma allo stesso tempo potente, un tema come quello della violenza, non solo fisica ma anche psicologica, sulle donne. Complice è anche una splendida Parigi che fa da cornice. Ai disegni, tradizionali e piatti, molto lontani dal 3D a cui ci siamo abituati, si affiancano fotografie di Parigi, scattate dallo stesso Ocelot, che catturano le più belle strade della città, i monumenti storici e quell’atmosfera un po’ di altri tempi tipica della capitale francese. Complici sono inoltre i colori, vivaci e forti della Parigi bella, slavati e grigiastri della Parigi marcia.
Dilili in Paris è un magico viaggio nel tempo, che ci permette di guardare al passato per imparare, ma che ci sprona anche a guardare al presente, incoraggiandoci a plasmare un mondo migliore. Al No future anni ’70 dei Sex Pistols, Ocelot contrappone una visione diversa, dove un futuro migliore è possibile, dove può esistere una realtà in cui di Maschi Maestri ce ne siano sempre meno e di Orel sempre di più. Dove le donne non dovranno camminare “mai più a quattro zampe” e dove le differenze potranno finalmente convivere, così come in quella Francia di allora convivevano i quadri di Picasso con quelli di Monet, la musica di Poulenc con quella di Debussy, la scrittura di Proust con quella di Louise Michel.
Qui il trailer di Dilili in Paris, giusto per farti un’idea in attesa dell’uscita del film il 24 aprile: