Mentre i Manetti Bros preparano il nuovo film su Diabolik, Giancarlo Soldi dirige il docufilm Diabolik sono io, che cerca, inutilmente, di far luce sulla scomparsa del primo disegnatore del re del terrore
Sono passati più di cinquant’anni dal mitico film di Mario Bava, Diabolik, del 1968 e a nessuno era mai venuto in mente di fare un nuovo film sul mitico criminale mascherato; ora, all’improvviso, sono ben due i progetti che riesumano Diabolik: il film, diretto dai Manetti Bros, e il docufilm che indaga su Angelo Zarcone, detto “il Tedesco”, il disegnatore che ha inventato Diabolik e che è scomparso misteriosamente dopo aver consegnato i disegni del primo numero: Diabolik, il re del terrore.
Un altro disegnatore era soprannominato “il Tedesco”, era Bonvi: entrambi erano biondi, di carnagione chiara, da cui il soprannome. Bonvi morì tragicamente, mortalmente investito da una Citroën DS Pallas, la stessa auto dell’ispettore Ginko. Zarcone, semplicemente, scomparve nel nulla. Di lui si sa poco, per non dire quasi nulla. Quando frequentava la redazione della casa editrice Astorina aveva circa trent’anni; portava le tavole accompagnato dal figlio, un bambino biondo avuto da una relazione con una donna tedesca. Gino Sansoni e Pier Carpi, i proprietari della Astorina erano costretti ad appostarsi sotto la pensione nella quale viveva per costringerlo a terminare le tavole di Alboromanzo-Vamp che consegnava sempre in clamoroso ritardo.
Una volta consegnate le tavole del primo numero di Diabolik, Zarcone sparì senza lasciare alcuna traccia; le sorelle Giussani cercarono di rintracciarlo, ma al suo vecchio indirizzo non c’era e nessuno sapeva dove fosse andato. Le Giussani assoldarono addirittura Tom Ponzi, che era il detective più celebre dell’epoca, ma nemmeno lui cavò un ragno dal buco.
A cercare di far luce o forse a rendere ancora più misterioso questo mistero, arriva il docufilm di Giancarlo Soldi che ripassa la storia di Zarcone (interpretato da Luciano Scarpa) a partire dal materiale d’archivio della casa editrice svizzera, intervistando disegnatori e altri esperti del settore fra cui Milo Manara e le stesse sorelle Giussani. Il soggetto è stato scritto da Mario Gomboli, direttore della Casa editrice Astorina e curatore dei soggetti di Diabolik, dopo il ritiro delle Giussani.
“A noi piace immaginare che abbia perso la memoria – dice Gomboli – che sia finito in un limbo personale e quindi non sappia che è stato proprio lui che ha dato per la prima volta un volto al re del terrore”.