Decorado è un cortometraggio animato di 11 minuti che ha vinto il Premio Goya nella sua categoria nel 2017. Eppure non ho scelto di guardarlo né per la breve durata (un po’ sì, sono pigro, anche se non dovrei) né per il riconoscimento artistico che ha ricevuto (un po’ sì, le statuette esercitano su di me un certo fascino, anche se non dovrebbero di per sé).
Ma il motivo vero è che nella descrizione del film presente su MYmovies One si diceva che strizzava l’occhio (wink wink) al metacinema, in un connubio perfetto tra la tragedia e la commedia. E allora mi ci sono buttato a pesce (e si parlerà ancora in questo articolo di teste di pesce quando si arriverà alle sirene).
Decorado, tematiche e personaggi
La tematica del set cinematografico è introdotta nel primo dialogo tra i due orsetti “pandosi”, Arnold e Maria, con l’uno che chiede all’altra (e la cara Maria risponde con una voce sintetica, ne ho avuto conferma leggendo un commento su Youtube, a proposito di metacinema) se tutto il mondo che hanno attorno non sia altro che quello, appunto un set cinematografico.
Da questa premessa si svilupperanno tutte le gag successive, cupe e surreali, che, al tempo stesso simpaticamente e spietatamente, metteranno alla berlina le meschinità degli esseri umani (che però sono tutti animali, siamo pur sempre tra sogno e realtà), tra inautenticità e mancanza di senso nell’esistenza.
E così abbiamo i due orsetti pandosi che a parole si giurano amore eterno, pur essendo chiaro come, se quel sentimento ci sia mai stato tra loro due, sia ormai finito da tempo.
Come sferzante e perfetta è la rappresentazione di Romeo_69 (esilarante come il doppiatore francese pronunci la parola “underscore”), un tizio inquietante e “mostruoso” che corteggia in via epistolare Maria, trascurata dall’altro orsetto pandoso (troppo occupato dalla tv) dichiarandole anche lui amore eterno anche se di fatto non si conoscono e non si sono mai visti (mai accettare appuntamenti al buio, cara Maria).
(Al di là della “mostruosità” specifica, che i Romeo_69 abbiano mai realmente amato le Giulietta_90 e viceversa è un pochino dubbio, ma ognuno interpreti le opere del buon Shakespeare come vuole, ci mancherebbe, non occorre di certo litigare per queste sciocchezze di poco conto. Però, cari Romeo_69 e Giulietta_90, è troppo facile dire di amarsi da lontano, quando tutto il mondo rema contro il vostro amore).
Con Arnold e Ramiro (fantasmino zozzino) il film esplora in maniera inaspettatamente “cruda” pur essendo (a suo modo) divertente il tema della pornografia, dove i due metaforicamente si rifugiano per sfuggire all’insensatezza delle loro esistenze (i nostri “eroi” si danno all’onanismo compulsivo spiando una compiacente sirena dalle gambe, diciamo così, “mozzafiato” e la testa da pesce dedita a occhiolini ammiccanti per i suoi “spettatori”).
La critica all’utilizzo di questo tipo di contenuti online come escapismo (e non come estemporanea forma di svago) risulta essere una delle meglio riuscite della pellicola (anche perché Ramiro, nel suo squallore, è spassosissimo nella circostanza).
Inquietantemente divertente è il gufo gigante con la voce da supercattivone, quello che sentenzia che il mondo è un set meraviglioso, ma è il cast a essere deplorevole (che inutili giudizi da rancoroso, la gente fa quel che può, compreso lei, caro gufo gigante. A volte è canaglia, a volte è mediocre, a volte è straordinaria. E poi si può sempre migliorare, capisco il suo intento signor gufo, ma non è necessario essere un supercattivone, ridere del cast è sempre la scelta migliore).
Tra gag di discutibili Ronald Duck con il vizio dell’alcool (ma che, pare, diventi famoso), improbabili sosia dagli occhi “pandosi” del buon Ramiro (si spera che chiunque capisca sia solo un improbabile sosia, accidenti, ha dei pantaloni neri da chiaro impostore al posto di essere un fantasmino zozzino svolazzante come l’originale), altri supercattivoni dai denti aguzzi non meglio identificati (in combutta con il sosia chiaramente impostore appena citato, ma i denti aguzzi sono ganzi) il fil rouge della storia ci porta alla conclusione, dove finalmente la magia del set si svela con compiutezza alla luce del sole.
E poi sì, tutti i personaggi finiscono per tenersi mano nella mano canticchiando in ombre inquietanti “Decorado, Decorado, Decorado” (e va bene così, con Arnold giustamente piuttosto perplesso per tutto).
(Povero Arnold, avrebbe dovuto escogitare un Piano B).