Scheda del film
Titolo: Dante; Regia: Pupi Avati; Sceneggiatura: Pupi Avati; Produzione: Duea Film con Rai Cinema e con MG Production; Distribuzione: 01 Distribution; Fotografia: Cesare Bastelli; Montaggio: Ivan Zuccon; Cast: Alessandro Sperduti, Sergio Castellitto, Enrico Lo Verso, Alessandro Haber, Nico Toffoli, Gianni Cavina, Leopoldo Mastelloni, Ludovica Pedetta, Romano Reggiani, Carlotta Gamba, Paolo Graziosi, Mariano Rigillo, Patrizio Pelizzi, Valeria D’Obici, Giulio Pizzirani, Erica Blanc, Morena Gentile e Milena Vukotic.
Sinossi
1350. Dopo la morte di Dante, Giovanni Boccaccio riceve il compito di consegnare alla figlia del sommo vate dieci fiorini d’oro come “risarcimento tardivo dell’ingiustizia patita“. Giovanni, grande ammiratore del poeta defunto, accoglie l’incarico come un onore, mettendosi in viaggio per ripercorrere i luoghi che il poeta ha attraversato nel corso del suo esilio.
Dante: Un film senza poesia
In Dante di Pupi Avati non manca niente, troviamo Firenze, Boccaccio, Beatrice e Dante Alighieri. Quello che più manca al film è la poesia del sommo poeta che il regista pare avere lasciato da parte per raccontare, a suo dire, un Dante più umano e vicino a noi, ma che fallisce miserevolmente.
Pupi Avati è un regista che ha sempre spaziato dall’Horror (Il Signor Diavolo) al drammatico (Lei mi Parla Ancora) senza mancare di fare degli scivoloni e Dante è proprio uno di questi. Nonostante questo film, Avati, lo abbia pensato e desiderato per più di vent’anni allo spettatore non giunge questo grande amore per il poeta e la sua arte. Un personaggio così leggendario, sapiente e romantico nel film si rivela vuoto, finto e che al posto di avvicinare i giovani alla triste storia del poeta li respinge arrivando ad annoiarli. Insomma se il film avesse avuto un altro titolo sarebbe cambiato ben poco.
Il film parte bene nei primi minuti, in cui si può assistere ad una discreta fotografia, curata da Cesare Bastelli, e delle buone inquadrature, ma proseguendo tutto comincia a diventare anonimo. Dai costumi con colori neutri e tristi, alle scenografie tutte uguali che si confondono tra di loro, il film si dimentica il suo stile e sprofonda in un abisso sempre più profondo non riuscendo a risalire.
Anche per quanto riguarda gli attori non vi è stata una buona cura soprattutto per il personaggio di Beatrice, portata sullo schermo da una sprecata Carlotta Gamba, che viene usato poco (tante vero che non parla quasi mai) e non fa traspirare quell’amore così universale e potente che è stato sempre raccontato negli scritti. Anche il resto dei personaggi appare piatto e senza alcuno spessore, confezionati da una regia mediocre e stanca che rifiuta l’utilizzo di un parlato fiorentino volgare per preferire un linguaggio impostato e con dizione perfetta che stona con tutto il resto. Alessandro Sperduti e Sergio Castellitto sono gli unici che hanno provato a dare un senso ai loro personaggi ma purtroppo non è bastato a salvare il film.
👍👍👍👍👍