Cannes nonostante la pandemia di coronavirus, non intraprenderà la strada del virtuale anche quando sarà certo che la città non potrà ospitare l’ evento fisico, la conferma arriva a Variety dal direttore del festival Thierry Fremaux.
“(Per) Cannes, la sua anima, la sua storia, la sua efficienza, è un modello che non funzionerebbe. Che cos’è un festival digitale? Una competizione digitale? Dovremmo iniziare chiedendo ai titolari dei diritti se sono d’accordo. Vedere i film di Wes Anderson o Paul Verhoeven su un computer? Scopri Top Gun 2 o (Pixar) Soul altrove che in una sala cinematografica? Questi film sono stati rinviati per essere proiettati su un grande schermo; perché vorremmo mostrarli prima su un dispositivo digitale?”
La domanda su che fine potesse fare il Festival per l’edizione del girava dall’inizio di marzo, quando l’epidemia di coronavirus è diventata ufficialmente un problema globale. Dopo settimane di voci e supposizioni, il 19 marzo gli organizzatori hanno dato l’annuncio della posticipazione dell’evento tra la fine di giugno o l’inizio di luglio.
“I registi sono guidati dall’idea di mostrare i loro film su un grande schermo e condividerli con altri in eventi come festival, non per far sì che i loro lavori finiscano su un iPhone”, ha aggiunto Fremaux. “Se tutti i festival vengono cancellati, dovremo pensare a un modo per mostrare i film, per evitare di perdere un anno, ma non credo che un’alternativa precaria e improvvisata di Cannes o Venezia sarebbe la soluzione.”
Un problema da non sottovalutare è il rischio di incorrere nella pirateria portando i festival nel digitale, la preoccupazione che possano esserci problemi relativi ai diritti d’autore.
La dichiarazione di Fremaux segue i commenti di Alberto Barbera rilasciati lo scorso weekend, specificando la differenza che c’è tra quello di Venezia e quello di Toronto.
Il rifiuto di Cannes ad avere un’edizione del festival in digitale non sorprende nessuno: Fremaux è un forte sostenitore del grande schermo, lo conferma anche il fatto che lui ospiti l’annuale Lumiere Festival di Lione in omaggio ai fratelli Lumiere, pionieri del cinema francese.
Il Festival di Cannes si è famoso in tutto il mondo per essere stato il trampolino di lancio per film provenienti da tutto il mondo in vista delle loro uscire nelle sale cinematografiche in Francia e in tutti gli altri paesi, un modello che è sicuramente stato vincente per diversi decenni, basta buttare uno sguardo a quello che è successo lo scorso anno con Parasite di Bong Joon-ho che è diventato in pochissimo tempo un successo commerciale con l’assenso da parte anche della critica visti i quattro Oscar vinti e la stessa Palma d’oro.
Il festival lavora anche a stretto contatto con distributori e gli espositori francesi che sono ben rappresentati nel consiglio del festival.
Nonostante il blocco di tre settimane della Francia e quello degli altri paesi, il direttore e gli altri organizzatori stanno proseguendo con la selezione di film, continuando a monitorare allo stesse tempo l’evoluzione della pandemia.
Anche da parte dei principali agenti di vendita che rappresentano la maggior parte dei titoli in concorso c’è la volontà di proseguire, la maggior parte di essi hanno presentato i loro film al comitato di selezione di Cannes e c’è ancora tempo per farlo visto che le date per la registrazione sono state prorogate di un mese e mezzo. Anche il sindaco appoggia pienamente le decisioni prese dal festival di Cannes, così come lo sta facendo il ministero della cultura francese che ha annunciato martedì il lancio di una cellula di supporto per i festival in programma per il 2020.