Come abbiamo fatto altre volte, divulghiamo un articolo, che ci è parso di grande interesse, pubblicato recentemente su El País; un’intervista con Francesc Vilallonga, professore di Struttura dell’industria cinematografica alla Facoltà di Comunicazione e Relazioni Internazionali di Blanquerna dell’Università Ramon LLull.
“Le cose non torneranno a essere come prima” esordisce il professore “da un lato, durante più di quattro mesi di confinamento, la gente si è abituata a consumare film in casa e molti hanno perso l’abitudine di andare al cinema. Le reticenze dei governi non aiutano, le sale si sono auto regolamentate seguendo le norme di sicurezza senza che sia stata emanata alcuna delibera in proposito [nda: qui si parla della Spagna, ma non mi risulta che in Italia sia stato fatto di meglio]. Tanta gente può avere paura. Le strategie che dovranno essere messe in atto sono quelle che mirano a perdere il minimo possibile a livello economico e dimostrare che i cinema sono luoghi sicuri a livello sociale. Le sale ormai stanno su una bomba che può esplodere da un momento all’altro. La riapertura dei cinema deve lottare contro la ridotta capacità, per evitare il contagio e, specie nelle sale più commerciali, contro il ritardo nella distribuzione dei prodotti nordamericani che sono usciti a fine giugno. La dipendenza da questi prodotti è enorme; gli affari delle major nordamericane dipendono totalmente da questi film che in Europa rappresentano il 70-80 % della distribuzione. Tenuto conto di questo non è strano che la Disney abbia deciso di far uscire in formato digitale Mulan, una delle grandi produzioni previste per la riapertura mondiale dei cinema. Il film è uscito negli Stati Uniti il 4 settembre sulla piattaforma a 30 dollari e, siccome non dovrà spartire nulla con le sale, già il 10% dei suoi abbonati gli permetterà di ottenere utili non trascurabili. Per la Disney è anche un pretesto per migliorare la posizione della sua piattaforma“.
A proposito dell’emergenza che il mondo intero si è trovata – impreparata – ad affrontare, Vilallonga dice: “Questa situazione ha accelerato un cambiamento che già intuivamo, ma che ci avrebbe messo anni a realizzarsi. I produttori, i distributori e le sale hanno tutti interessi diversi e, più che la sfiducia, prevale l’incertezza.; è logico“.
Ma chi sopravviverà? “Le sale delle grandi catene possono sostenere la situazione, anche se gli costerà caro, ma soprattutto le sale indipendenti, perché hanno un pubblico molto fedele e i film che proiettano non dipendono dalle grandi produzioni nordamericane che stanno ritardando; la situazione sanitaria non le danneggerà più di tanto. Quelle che se la passeranno peggio saranno le sale commerciali che non hanno alle spalle grandi imprese e che dipendono comunque dai film commerciali. Dovranno affrontare una situazione per nulla facile; si troveranno davanti alla scelta di indebitarsi o chiudere, come è già successo a molte sale storiche“.
“I festival sono un’altra occasione importante per l’industria cinematografica; già sono saltati Cannes e altri festival europei, ora vediamo cosa succederà a Venezia e San Sebastián. Speriamo che riescano, sia pure con presenze ridotte, a dare visibilità mediatica ai film; questi due festival sono molto importanti per piazzare i film sul mercato“.