Ci sono attori che vivono una stagione di successo per poi volare via nel dimenticatoio nel giro di pochissimo tempo, ce ne sono altri ancora che pur essendo molto talentuosi vengono apprezzati solo post-mortem, per ciò che avrebbero potuto dare se solo avessero avuto l’occasione giusta per emergere, altri invece, decisamente pochi, riescono nell’impresa non facile di divenire celebrità amatissime in vita e anche dopo la loro scomparsa, anche a molti decenni di distanza, di essere ancora ricordati per i loro leggendari film o addirittura per alcune loro indimenticabili citazioni.
Certamente, tra le stelle più luminose di Hollywood che ancora risplendono a più di sessant’anni dalla sua morte, c’è William Clark Gable, meglio conosciuto come Clark Gable, nato a Cadiz, un piccolo villaggio nello Stato dell’Ohio, mentre l’ultimo capitolo della sua straordinaria vita lo troverà nell’immensa Los Angeles il 16 novembre 1960, all’apice di una vita a dir poco da film.
Questi sono però solo gli estremi di una vita troppo immensa, intensa e grande da rinchiudere in due semplici date, perché come affermò il compianto Robin Williams molti anni dopo:
“Se vi dovesse capitare di passare davanti alla mia tomba, vedrete due date, con un trattino in mezzo. Bene, guardate attentamente quel trattino. È l’unica cosa che conta”
Ora possiamo davvero incominciare.
Clark Gable: I primi anni (1901-1921)
William Clark Gable nasce nel 1901, in una famiglia umile di origine tedesca. Fin dal principio però la sua vita si rivelò tutt’altro che semplice, segnata da dolorosissimi lutti che segnarono la sua sfortunatissima vita privata, perché se è vero che magari dal di fuori si tende ad invidiare di questi grandi attori la vita, le conquiste amorose, i soldi e il successo, dietro tutto ciò si nascondono molto spesso dolori che nessuna delle cose citate poco prima può comprare.
A soli sette mesi infatti perse la madre, Adeline Hershelman di religione cattolica ,e crebbe con il padre William Henry “Will” Gable, lui invece di fede protestante. Un conflitto dogmatico tra il padre e la famiglia della madre, che influenzò inevitabilmente l’educazione del figlio nei suoi primi due anni di vita.
Dopo circa due anni il padre contrasse un secondo matrimonio, come costume dell’epoca quando tragicamente si avevano dei bambini piccoli da allevare, e questi rimanevano disgraziatamente senza la figura materna al loro fianco nella delicatissima fase della prima infanzia. La matrigna, Jennie Dunlap, fu una figura molto importante per il piccolo Clark, la prima figura femminile delle tante che conoscerà nella sua vita, e che incominciò ad educarlo affinché si vestisse e si comportasse sempre in maniera elegante.
Iniziò anche a suonare la tromba, ma ovviamente non venendo da una famiglia abbiente dovette anche darsi da fare, allontandosi però dall’ambiente rurale dell’Ohio dove il padre voleva farlo crescere, e anche sotto la spinta della matrigna, decise con un amico di partire all’avventura.
Trovò diversi lavori manuali, il più importante in questi suoi suoi anni di adolescente, fu quello di operaio in una fabbrica di pneumatici ad Akron, ed è proprio in questo suo girovagare in una delle più grandi città dell’Ohio, che il futuro Re di Hollywood incontrò finalmente il suo destino. Durante il tempo libero assistette casualmente ad uno spettacolo teatrale, e ne rimase letteralmente folgorato, che si fece assumere dalla compagnia teatrale che l’aveva organizzato come buttafuori o semplicemente recitando qualche battuta.
Nel 1921 allora decise, dopo la morte della matrigna, di unirsi ad una compagnia di girovaghi, i ‘The Jewell Players”, anche con il supporto dei nonni che finanziariamente gli diedero una mano per l’inizio di questa nuova avventura. Per potersi mantenere però il giovane attore non esitò ad esercitare anche i mestieri più umili, come il taglialegna e il venditore di cravatte, tutto pur di far si di continuare a credere in questo sogno e non tornare alla vita nella fattoria che il padre gli prospettava come unica possibilità di crescita.
Clark Gable: I ruggenti anni venti tra donne, chirurghi e teatro (1921-1929)
Non furono certamente anni facili per Gable i primi di carriera; la sua compagnia fallì infatti nel giro di breve tempo, ma alcune fortunate conoscenze lo aiutarono ad uscire da un pericoloso oblio. Incontrò infatti un’altrettanto giovane attrice, Franz Dorfler, che lo aiutò in questa prima fase, e con lei anche i suoi genitori, e con loro rimase in Oregon per un certo periodo di tempo. Anche qui il futuro grande attore di Via col vento, si diede parecchio da fare lavorando in un giornale e presso una società telefonica, fino a che ebbe un altro incontro fondamentale con un’altra donna, Josephine DIllon, importante attrice del tempo e insegnante di recitazione, la quale lo scritturò per la sua compagnia teatrale.
Adesso noi ce lo immaginiamo sempre affascinante e di bell’aspetto, ma il giovane Gable non aveva tutte queste virtù fin dal principio, e se divenne quel che divenne, molto del merito fu proprio della Dillon, di diciasette anni più grande di lui, con la quale si sposò il 13 dicembre 1924 e sempre con lei decise dii trasferirsi ad Hollywood, alla conquista del grande sogno.
Infatti la Dillon vedeva in lui un talento speciale e prendendo il posto, sotto certi versi, della madrina di Gable, aiutò il giovane promettente attore a muovere i primi passi, cercandogli di levargli quella rozzezza e quella goffaggine che Clark portava con se da ragazzo di campagna che era.
Lo aiutò di fatto a diventare un uomo sempre più elegante, disinvolto e capace di dominare la scena, ma i suoi interventi non si limitarono soltanto all’aspetto del mero portamento in scena, ma anche dal punto di vista strettamente fisico intervenne in maniera decisiva. Infatti, la Dillon lo portò da un dentista per fargli mettere apposto i denti, cercando di far si di sfruttare al meglio le sue fossette nelle guance e per migliorargli il sorriso e, altra scelta decisamente lungimirante della moglie, lo convinse a mettere da parte il primo nome William, tra l’altro il nome del padre, e a sfruttare il suo secondo nome Clark, indubbiamente più attraente per il futuro grande pubblico.
La costruzione del perfetto divo che sarà, era quindi in costante aggiornamento in quegli anni. La moglie però, abusando del suo ruolo, divenne con il passare del tempo fin troppo possessiva verso il suo giovane e sempre più affascinante marito, aiutandolo certo nei primi anni della sua carriera per far si che potesse ottenere qualche parte importante, ma anche asfissiandolo di attenzioni evidentemente non sempre così desiderate. Le opportunità recitative comunque per Gable, quantomeno però incominciarono ad arrivare: in White Man nel 1924, ci fu il suo primo ruolo degno di nota, epoco dopo ottenne anche una piccola parte in The Plastic Age con protagonista la famosa attrice del tempo, Clara Bow.
Due titoli fondamentali e da un certo punto di vista “strani” per iniziare la straordinaria carriera di attore che sarà, perchè vedendo lo status che occuperà negli immediati anni futuri il grande divo di Via col vento, tra quello che significherà per gli uomini e le donne degli anni ’30, unendo tutto ciò alle operazioni a cui si sottopose nel recente passato e a quelle che arriveranno poi nell’immediato futuro dal punto di vista chirurgico, entrambi i titoli sanno quantomeno di vagamente ironico e per un certo premonitorio, per quello che diventerà dagli anni trenta in poi “Il Re di Hollywood”.
Clark Gable però, sapeva che per arrivare a certi livelli doveva misurarsi con qualcosa di più stimolante e che lo potesse far crescere dal punto di vista sia recitativo, che sentimentale. Si separa infatti dalla moglie troppo possessiva, e decide di affrontare anche dal punto di vista artistico una nuova sfida: quella del teatro.
Ciò che continua a fare, è però di fatto quello di usare questo suo status di attore emergente, sempre più attraente e sempre più preparato sotto ogni punto di vista, per accompagnarsi a donne molto più grandi di lui e già ben inserite nel mondo della recitazione che contava, e quindi difatto che gli potessero garantire interessanti possibilità di crescita lavorativa. Dopo l’esperienza a teatro in The Copperhead, trova un importante aggancio in Jane Cowl, di diciotto anni più grande di lui, mentre un’altra grande opportunità per far crescere il suo bagaglio interpretativo sarà la pièce teatrale riferita a Romeo e Giulietta, in cui interpreterà un alabardiere.
Fu la volta poi di un’altra attrice molto gettonata ai tempi, Pauline Frederick, della medesima età della Cowl, che gli diede la parte del pubblico ministero in una nuova versione di Madame X e di un proprietario di un night-club in Lucky Sam McCarven.
Questa di fatto fece si di portare al terzo stadio la trasformazione del giovane e ambizioso Gable: anche la Frederick lo portò dal dentista per continui aggiustamenti ai denti e al suo sorriso, e da un sarto per renderlo sempre più elegante. Insomma la metamorfosi verso ciò che sarà, continuava ininterrotta e senza apparenti ostacoli.
Continuò a lavorare inoltre in altre opere teatrali, ma il debutto decisivo per un grande pubblico è segnato il 7 settembre 1928 a Broadway in Machinal, dove interpretò brillantemente l’amante della protagonista, ottenendo finalmente il primo grande consenso sia di critica, che di pubblico. La strada verso la definitiva affermazione era ormai tracciata.
Clark Gable: Il sonoro, i primi successi e la creazione di un mito (1930-1933)
La scalata del futuro “re di Hollywood” definitiva arrivò ad un ulteriore passo di svolta quando durante una tournée in Texas incontrò Ria Langham, anch’essa più grande di lui di 17 anni, plurimilionaria, divorziata con due figli e con già tre matrimoni falliti alle spalle, e con lei decise di compiere il grande passo e seguirla a New York, divorziando nel 1930 definitivamente dalla Dillon.
Sposò quindi Ria il 30 marzo 1930. Sono anni turbolenti quindi per il giovane Clark, il quale continuava da una parte la sua scalata al successo e a perfezionare il suo aspetto e il suo stile, ma dall’altra a fare incetta di relazioni più votate all’opportunismo, che alla ricerca di una relazione seria indirizzata verso un sincero sentimento di affetto.
Un disprezzo verso questo suo discutibile modus operandi, che all’epoca non passò inosservato agli addetti al lavoro e ai futuri colleghi di set, persino ad una donna non di certo puritana come Marlene Dietrich non piacque questo suo modo di fare, questa anni dopo infatti parlò così di Clark Gable e dei suoi primi anni nel cinema che contava, non risparmiandogli una sonora e pesante stoccata:
Clark Gable avrebbe fatto sesso con chiunque avesse un buco e la promessa di un paio di dollari»…”
La Langham da questo punto di vista, era indubbiamente una preda piuttosto appetibile per il giovane attore, il quale alla soglia dei trent’anni voleva definitivamente spiccare il volo, sfruttando ogni mezzo possibile per ottenere il successo che agognava da tempo, e questa ricca miliardaria poteva essere un’ottima opportunità per guadagnare ulteriore credito nel mondo dei grandi, e che lo potesse portare a crescere e ad arrivare a quei livelli di popolarità e successo personale a cui, il futuro grande divo, puntava.
L’aristocratica miliardaria infatti, come la precedente moglie, si impegnò anch’essa molto per far si che Gable potesse avere l’occasione giusta per poter finalmente brillare. Vide la commedia The Last Mile a teatro con Spencer Tracy nel 1930, e decise che quella parte dovesse essere di Gable, e per far ciò, si adoperò e non poco per far si che avesse la medesima parte di Tracy nella versione che avrebbero dovuto allestire sempre a teatro, ma stavolta sulla costa occidentale.
Detto fatto, Gable ottenne la parte e in tourneè con quell’opera ebbe, come la Langham aveva saggiamente previsto, un deciso successo. Incominciarono ad arrivare da quel momento in poi altre offerte, come quella del produttore Darryl F.Zanuck che lo chiamò e gli fece fare il provino per Piccolo Cesare del 1930, ma qui venne scartato a quanto pare non tanto per mancanza di aderenza alla parte, ma per le vistose orecchie a sventola che ai tempi Gable ancora aveva.
Iil buon successo di The Last Mile gli portò comunque altre interessanti opportunità; come l’essere scritturato da Minna Wallis, sorella del ricchissimo e potentissimo produttore di cinema Al Wallis, la quale essendo inoltre una delle più importanti agenti di cinema del tempo, lo volle ingaggiare per inserirlo all’interno della sua scuderia di attori.
Fu anche questo, un incontro decisivo per la sua futura carriera cinematografica. Perché è da qui che incominciò a diventare il prototipo di quello che poi sarebbe diventato col tempo. Ora il più era fatto, e Clark si ritrovò nel posto giusto e nel momento giusto, per far si che non solo potesse avere una carriera di successo, ma che potesse addirittura diventare il modello di punta del giovane attore da sonoro.
Gli attori degli anni Venti erano ormai infatti in declino, alcuni decisamente non piacevano o non funzionavano per le loro voci non particolarmente gradevoli. C’era voglia di cambiamento, il sonoro aveva infatti oramai, dopo i primi anni un poco difficoltosi, fatto enormi passi da gigante e il pubblico dei primi anni trenta aveva bisogno di volti nuovi e Gable, fu il primo in assoluto al quale poi tutti i suoi colleghi e futuri “avversari cinematografici” in quegli anni cercarono di avvicinarsi sia nei modi, che nello stile e nell’eleganza.
Il personaggio che andava a crearsi in quegli anni e che poi sterotipicamente nel corso del tempo perseguirà senza sosta, era quello di antipatico si, ma allo stesso tempo con quell’aria da irresistibile mascalzone, che tanto poi piacque al suo fedelissimo pubblico che assiduamente iniziò a seguirlo nella seconda metà degli anni trenta, e fu proprio su questa sua nuova identità cinematografica che andava a formarsi, che sia gli Studios, che Gable stesso, costruirono il prototipo del futuro divo che sarà, e che di riflesso lo porterà alla vera e propria svolta della sua carriera.
Girò su questa falsa rigam The Painted Desert nel 1931, ma fu soprattutto la parte del perfido autista per la Warner Bros in Angelo bianco (Night Nurse) sempre in quell’anno, a dargli la spinta decisiva verso l’attore che sarà.
Questo film gli diede lo slancio decisivo che gli serviva per far decollare ancora di più la sua carriera. La sua compagna di set in quel caso, fu l’altrettanto famosa Barbara Stanwyck e, come capita spesso ad una futura star, fu una particolare scena a regalargli l’agognato successo che da tempo aspettava. In Angelo Bianco, Gable picchia così selvaggiamente la Stanwyck, che questo scandalizzò non poco la produzione e gli addetti al lavoro, tanto da ritardare l’uscita del film di un anno, e il pubblico che lo vide nei cinema poi, non rimase di certo di sasso a vedere tanta violenza brutale verso una donna e tanto se ne parlò di questa scena, che Gable ne beneficiò in popolarità.
Intanto la Wallis, vedendo che questo giovanotto dell’Ohio attirava pubblico ed attenzioni, fece si di ottenere per Gable un favoloso contratto con la più importante casa di produzione del tempo: la Metro-Goldwyn-Mayer, la più semplicemente ricordata MGM, la quale inizialmente non lo prese in considerazione per interpretare Tarzan nel film del 1932, a quell’epoca era ancora di fatto un semi-sconosciuto, di certo una promettente scommessa, ma non ancora una certezza per un titolo così importante, e ai tempi infatti gli venne preferito un altro attore, il campione olimpico di nuoto romeno, Johnny Weissmuller, che poi nei decenni successivi interpretò con grande successo quel ruolo in altri film.
Clark Gable, persa l’occasione di interpretare quel ruolo potenzialmente molto importante per accrescere il suo status di attore di successo, continuò lo stesso la sua carriera sulla falsa riga dell’uomo cinematograficamente violento e manesco già visto accanto alla Stanwyck e, sotto la spinta anche di altre attrici bellissime del tempo come Joan Crawford, con la quale ebbe anche una relazione e che quale impose il suo nome ne La via del male, e Norma Shearer, grande amica della Wallis e altra grande attrice del tempo, che lo volle nel melodramma in Io ti amo.
Piaceva molto questo tipo sicurò di se e strafottente al pubblico e, in tutti e 12 film per cui venne scritturato dalla MGM, interpretò non a caso sempre quella tipologia di uomo violento, duro e spregiudicato personaggio del quale il pubblico femminile si innamorava, mentre il pubblico maschile lo ammirava, cercando nel corso degli anni di imitarlo sempre di più nello stile, nei modi e nell’aspetto fisico.
Non è una casualità che persino il futuro Superman, che uscirà poi sul finire degli anni trenta, nella mente dei suoi creatori Jerry Siegel (testi) e Joe Shuster (disegni) fin dal 1933 per la creazione del loro futuro supereroe nativo di Kripton, scelsero il nome Clark Kent, in parte proprio in onore di Clark Gable, mentre il cognome lo presero da Kent Taylor, attore famosissimo tra gli anni trenta e i quaranta nel genere B-movies. Un riconoscimento questo certamente non da poco quello di prestare il proprio nome ad uno di quegli eroi da fumetto che poi, insieme a Batman nei decenni successivi, faranno la fortuna della DC Comics.
La MGM ai tempi era tra le major del periodo ai vertici del cinema mondiale, e di fatto intervenne in maniera decisiva per la quarta fase di trasformazione del futuro grande attore de Gli Spostati. L’aspetto per quanto gradevole infatti, non aveva ancora il physique du rôle del bell’attore fascinoso che da quegli anni in poi, poi Gable portò costantemente con se dentro e fuori dal set: si decise di fatto di intervenire ulteriormente sul suo aspetto fisico con due altri interventi: uno correttivo alle orecchie (non dimentichiamo che perse la parte de il Piccolo Cesare proprio per questo suo difetto fisico), e uno più radicale alla dentatura.
Ma in sala operatoria dovette tornarci in quegli anni, non solo per finalità puramente estetiche, ma anche per un grave problema di salute legato alla piorrea dalla quale fu improvvisamente affetto nel 1933, al punto che non solo gli vennero estratti praticamente tutti i denti, ma a causa dell’infezione che si espanse per tutta la bocca, rischiò addirittura di morire se non fosse stato portato urgentemente in un ospedale privato.
Ora il progetto Gable era pressoché ultimato; un grande attore era stato costruito, una sorta di ibrido tra il Bogart de La Fuga che cambiò il suo aspetto in quel caso per far perdere le sue tracce, e l‘Elisa Doolittle di My Fair Lady interpretata dall’indimenticabile Audrey Hepburn, che cambiò in quel caso il suo stile comportamentale e di portamento per poter entrare nella grande società a cui aspirava entrare, insomma due grandi successi della Hollywood che verrà nei decenni avvenire, uniti in una qualche maniera nella figura di Clark Gable, il quale non nella finzione, ma nella vita reale riuscì a trasformarsi da rozzo campagnolo che era, nel divo irresistibile che da li a poco definitivamente diventerà.
Clark Gable: Accadde una notte e l’Oscar, tra scandali e successo (1934-1938)
Una fedeltà alla MGM che venne decisamente premiata, le aspettative infatti vennero rispettare, ed entrambe le parti ne beneficiarono alla grande da questo fortunatissimo sodalizio. La major americana aveva trovato la sua gallina dalle uova d’oro, ogni film con lui protagonista era un successo assicurato, ed immancabilmente veniva circondato e corteggiato da alcune delle più belle donne del jet-set americano del momento, che come anche visto in precedenza, spesso si esposero in prima persona per averlo al loro fianco.
Clark era l’asso nella manica per sbaragliare la concorrenza e, affiancandolo con le donne più belle e talentuose che aveva sotto contratto il colosso americano, si crearono alcune delle coppie più famose come quella con Joan Crawford per otto film, con Mirna Loy sette, con Jean Harlow sei. Inoltre lo affiancarono a Lana Turner in ben quattro occasioni, Norman Shearer e Rosalind Russell in tre, Costance Bennett e Helen Hayes in due, e sempre in quegli anni apparve anche con Jeanette MacDonald, la bellissima Hedy Lamarr e la grande diva del muto, la divina Greta Garbo.
Con Greta Garbo in realtà non ci fu mai un sincero sentimento di fiducia e stima, da entrambe le parti non scattò mai quella simpatia reciproca che spesso lega due protagonisti dello stesso set. Gable infatti la considerava una snob, mentre lei pensava di controcanto che la sua recitazione fosse fin troppo legnosa. Insomma se da una parte era sempre più amato, con attrici europee come Marlene Dietrich e Greta Garbo evidentemente il suo fascino irresistibile per il pubblico americano, non attecchiva con due donne tanto forti, e di certo non delle sprovvedute del mestiere.
Tra i film da ricordare nei primi trenta da ricordare è certamente la screw-comedy, Accade una notte (It Happened One Night) del grande regista italo-americano Frank Capra, una delle commedie americane migliori di sempre, con un’accoppiata Clark Gable-Claudette Colbert, rispettivamente squattrinato ed irrispettoso giornalista, mentre lei ereditiera capricciosa in fuga da un matrimonio di interesse e da una vita non desiderata, entrambi si incontreranno una notte per caso e da lì ne nascerà una frizzante commedia sentimentale piena di straordinari duelli amorosi e interpretata magistralmente dai due fenomenali protagonisti.
Alla cerimonia degli Oscar del 1935, questa commedia di Frank Capra, alla sesta edizione degli Academy Awards, si presenta in sordina, eppure con somma sorpresa di tutti riesce a conquistare i cinque Oscar maggiori (miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura, miglior attore protagonista e miglior attrice protagonista), con somma soddisfazione di Gable che finalmente si ritrova nel gradino più alto del podio, insieme alla Colbert, la quale nello stesso anno sui dieci film in competizione, in due di essi era la protagonista, (per dovere di cronaca gli altri due erano Cleopatra e Lo specchio della vita.)
Ci sono anche qui però delle storie riguardo proprio il suo Oscar, o meglio a ciò che provocò quella sua interpretazione. Infatti come si sa il Codice Hays, nato nel 1933, non permetteva a due persone non sposate di dormire insieme e questo nel road-movie di Frank Capra viene usato in maniera brillante, creando proprio da questa non possibilità equivoci e battibecchi esilaranti tra i due protagonisti, i quali fanno si che il fatto di non passare la notte nello stesso letto fosse un motivo di piacevole scontro sia per loro, che per gli spettatori divertiti che sullo schermo li guardavano battagliare scherzosamente tra di loro.
Altro fattore importante derivante dalla sua magnetica e simpatica interpretazione di Peter Warne, fu il fatto che mostrandosi a petto nudo in una scena del film, contribuì a far abolire la canottiera facendo crollare le vendite del capo intimo dall’oggi al domani, diventando così sempre di più un’icona non solo cinematografica, ma di stile e di costume, amatissimo dalla donne e rispettato dagli uomini per quella sua schietta virilità.
Irving G. Thalberg, tra i più geniali produttori del tempo e tra le menti che idearono gli Oscar, così disse di lui:
Gable era l’uomo che ogni donna voleva ed ogni uomo voleva essere”
Uomo imprevedibile e capace di tutto era Clark Gable, persino capace di regalare il suo Oscar per Accadde una Notte ad un bambino suo ammiratore dicendogli che vincere era certamente stato importante, ma che non gli importava possedere la statuetta, Clarke aveva già vinto con quel riconoscimento di status symbol che il pubblico e lo star system gli avevano oramai riconosciuto.
Il bambino fortunato che ebbe quell’oscar da Gable, ormai diventato adulto, ridiede poi il prestigioso premio alla famiglia Gable dopo la morte dell’attore, in una sorta di ritorno della storia kafkiana e di quando il grande scrittore ceco consolò una bambina in lacrime che aveva perso la sua bambola con una nuova, e questa cresciuta anni dopo, quando di fatto lui da anni era morto, ritrovò all’interno di essa il messaggio “tutto quello che ami, troverà sempre la via per tornare“. E l’oscar quindi, dopo un quarto di secolo, tornò nelle mani della famiglia Gable.
Ma tanta celebrità lo portava anche al di fuori del dorato mondo di Hollywood a commettere degli errori, come quando nel 1935 ebbe una relazione extra-coniugale con l’attrice Loretta Young, conosciuta sul set de Il richiamo della foresta.
La donna rimase incinta di Clark Gable, ma a causa di una clausola con la propria casa di produzione dovette nascondere la gravidanza e partire per l’Europa, al suo ritorno abbandonò la figlia in orfanotrofio, ma dopo 19 mesi ci ripensò e se l’andò a riprendere dicendo che era stata adottata per evitare di svelare la verità e la bambina, Judy Lewis, futura grande scrittrice, scoprì solo molti anni dopo, che la madre era in realtà la figlia naturale della Young e del grande divo americano.
Gable incontrò Judy quando era adolescente, ma la ragazza non perdonò mai interamente la condotta ipocrita dei suoi genitori, con la madre solo nel 1997 si ricongiunse e solo nel 2000 uscì la verità sulla faccenda nell’autobiografia scritta dalla madre, così però definì la Lewis, evidentemente ancora molto ferita dalle tante bugie raccontategli, in maniera assai dispregiativa sia la sua intera vita, che l’intera faccenda:
“La mia vita è stata ipocrisia e inganno fin dal momento in cui sono stata concepita”.
Una vita che continua tra grandi scandali e pericolosi segreti
Nonostante questi errori dovuti ad una sovraesposizione non sempre ben gestita, la stella di Gable non accennava ad offuscarsi, recitò ne La tragedia del Bounty (1935), che gli valse un’altra candidatura all’Oscar, e in film come San Francisco (1936) e Arditi dell’aria (1938), altri grandi successi che non fecero altro che consolidare il suo status di star.
La sua vita privata intanto, a parte la vicenda della figlia segreta che uscì però molti anni dopo, continuava inarrestabile la sua corsa tra eventi piacevoli ed altri decisamente meno gradevoli, come quando al suo 36esimo compleanno, nel 1937, l’immensa Judy Garland cantò per lui “Dear Gable: You Made Me Love You”, segno di quanto fosse amato e idolatrato ai tempi persino dalle sue colleghe, precursore per certi versi dell’Happy Birthday Mr. President, che molti anni dopo la meravigliosa Marilyn Monroe dedicò al presidente allora in carica, J.F.K.
Nel giugno dello stesso anno però Gable, fu colpito dall’improvvisa e misteriosa morte della cara amica e collega Jean Harlow sul set di Saratoga ha soli 26 anni di età, e sua collega nel film Lo Schiaffo nel 1932 e I mari della Cina nel 1935, e per la quale portò la bara al suo funerale e con queste parole commosso la salutò:
Brava e sfortunata e non soltanto per quella sua atroce fine: la vita, con il successo, le aveva imposto prove difficilissime da superare, esperienze dure e scottanti. Una ‘bambola’, la nostra carissima Jean? Io, in lei, ho visto solo una donna, una gran donna”
Nel 1938, in un sondaggio decisamente più frivolo, venne nominato “il Re di Hollywood“, essendo ormai un’icona sotto moltissimi punti di vista, ed essendo l’indiscusso re del botteghino. Dobbiamo immaginare che i suoi film hanno ottenuto il record d’incassi consecutivi da primo posto dal 1932 al 1943 e dal 1947 al 1949 e nel 1955. Nessuno mai ottenuto un primato simile nella storia del cinema mondiale. Ma su questo titolo, come anni dopo fece Marlon Brando, quando gli venne chiesto se si sentiva un grande attore e che rispose che persino il suo cane recitava piuttosto bene, Gable così rispose a questo suo non voluto titolo:
Questa roba del Re di Hollywood è una vera stronzata. Ho mangiato e dormito e sono andato in bagno come tutti gli altri. Non c’è nessuna luce speciale che brilla dentro di me. Sono solo un ragazzo fortunato. Mi è capitato di essere nel posto giusto al momento giusto.”
Nel frattempo c’era in vista un grande film e un grande amore ad aspettarlo l’anno successivo, il 1939, quindi forse quando affermava ciò, presentiva che qualcosa stava cambiando e che qualcosa di ancora più importante sarebbe davvero accaduto da lì a poco.
Clark Gable e il 1939: tra Via col vento e un nuovo amore
Il 1939 si può tranquillamente dire fu l’anno di Clark Gable. Da una parte c’era uno dei più grandi film della storia del cinema ad aspettarlo, dall’altro un amore talmente grande da portarlo con se per tutta la vita. Il kolossal in questione era ovviamente Via col vento (Gone with the wind), l’amore di una vita invece, Carole Lombard, brillante attrice di commedie effervescenti molto famosa tra gli anni trenta e quaranta.
Via col vento, uno dei più famosi film della storia del cinema, tratto dal romanzo omonimo di Margaret Mitchell del 1936, fu però dietro le quinte un film decisamente tormentato. A partire dalla regia ci furono non pochi ribaltoni, prima che fosse affidata alla fine a Victor Fleming; infatti prima di lui si erano succeduti George Cuckor e Sam Wood. Il film era un progetto di David O. Selznick a cui teneva moltissimo, e venne poi distribuito dalla Metro-Goldwin-Mayer, ma fin dal principio la costante presenza ed invadenza del produttore sul set provocò non pochi problemi, tanto che si arrivò alla sostituzione di due registi, prima di arrivare appunto a Fleming.
Anche i ruoli principali erano tutt’altro che definiti: tra le donne si combattevano il ruolo Bette Davis, pensata in origine nel ruolo di protagonista, e una giovane e ambiziosa Vivien Leigh, allora compagna di un altro grande attore britannico, Laurence Olivier, e che mirava ad ottenere a tutti i costi quel ruolo, alla fine fu il pubblico a scegliere in una sorta di referendum indetto dalla produzione chi dovesse interpretare la protagonista, e questi scelsero la bellissima attrice di Un tram chiamato desiderio.
Per il ruolo maschile la scelta iniziale mirava invece su Errol Fynn, attore famossimo ai tempi, ma con un caratteraccio tanto che Bette Davis, attrice e donna anche lei con un temperamento piuttosto fumantino, non avrebbe mai lavorato con lui dopo averci litigato recentemente sul set di un precedente film, per questo alla fine non si trovò la quadra e tutti e due rimasero fuori da quel futuro capolavoro che ne sarebbe poi venuto.
Altro attore che era in lizza per il ruolo era il grande Gary Cooper, attore famosissimo anch’esso, ma che clamorosamente snobbò il film e visto che c’erano rimasti lui e Gable in lizza per interpretare Rhett Butler, per screditare sia il film, che Gable disse:
Via col vento sta per diventare il più grande flop della storia del cinema, e sarà Clark Gable a perderci la faccia e non Gary Cooper”
Una topica colossale quella del grande attore di Mezzogiorno di fuoco, che di fatto diede campo libero a Gable, il quale non era convinto nemmeno lui di accettare e se probabilmente non fosse subentrato alla fine Victor Fleming alla regia, forse chissà a chi sarebbe andato quel ruolo tanto snobbato. Alla fine saggiamente il divo accettò, e oggi possiamo dire che mai ci sogneremmo di vedere un altro attore al posto suo nei panni di Rhett Butler.
Il film ambientato durante la guerra di secessione, tra melodramma e indimenticabile storia d’amore tra Rossella O’Hara e Rhett Butler, ebbe anche però si può dire dei momenti piuttosto comici e ben poco romantici.
Uno di questi sono certamente i leggendari baci tra i due, che a noi e al pubblico di allora certamente appaiono così perfetti e cinematograficamente passionali, ma che in realtà non furono esattamente così idilliaci, soprattutto per la Leigh la quale odiava baciare Clark Gable che, nonostante fosse un giovane uomo di nemmeno quarant’anni, aveva la dentiera e un alito evidentemente non proprio alla menta, tanto che, dopo il primo bacio, la povera Vivien Leigh svenne. Il motivo poteva essere il busto troppo stretto, essendo un film d’epoca, o come insinuò perfidamente Selznick, onnipresente sul set, che magari lei fosse incinta, questa però infastidita per l’insinuazione rispose piccata in vero e proprio stile Rossella O’Hara:
Ha un topo morto in bocca e quando lui mi bacia ne sento tutto il tanfo e il sapore!!”
Allora il produttore armatosi di pazienza e buon senso, impose l’uso a Gable della menta e della liquirizia prima di ogni scena d’amore, e così si ovviò al problema dell’alito sorprendentemente mefistofelico del grande attore, il quale non disse “francamente, me ne infischio!” come nella sua leggendaria battuta finale, ma accettò di buon grado e il film proseguì con annesse scene di meravigliosi baci scenografici che ancora oggi possiamo goderci in tutto il loro splendore.
Il film fu un clamoroso successo agli Oscar del 1940: tredici candidature, nove premi oscar tra cui Miglior film, Miglior regista a Victor Fleming, Miglior attrice a Vivien Leigh e Miglior attrice non protagonista ad Hattie McDaniel, ma clamorosamente Gable, favorito per la statuetta come miglior attore, la perse contro l’ottimo Robert Donat per Addio, Mr.Chips! diretto questo proprio da Sam Wood, anche lui tra gli altri regista, ma non accreditato di Via col vento, con somma indignazione generale del pubblico, dato l’altissimo livello della performance di Clark Gable per quel film.
Un ruolo che ovviamente rimase comunque iconico per il Re di Hollywood, il quale però non ebbe vita facile per girare alcune scene drammatiche, e così l’ultracentenaria e grande attrice Olivia De Havilland, recentemente scomparsa, moltissimi anni dopo raccontò la difficoltà per Gable di interpretare certe scene drammatiche:
Gable era una star immensa all’epoca, lo chiamavamo The King. L’idea di piangere in scena non gli piaceva: un uomo in lacrime, allora, era inconcepibile. E lui era un simbolo di virilità, pensava che il suo pubblico non avrebbe accettato. Inoltre, piangere in scena non è facile e, secondo me, non era sicuro di saperlo fare. Ma Fleming insisteva. Così, durante l’ultima prova, mi inginocchiai vicino alla sedia di Clark e, a bassa voce, gli dissi: “Ce la puoi fare, so che puoi farcela e sarà straordinario”.
Così fu in effetti, sfoggiando probabilmente la sua più grande interpretazione in carriera. Le lacrime così difficili allora, però da lì a poco le avrebbe riservate Clark Gable alla vita e all’amore, perché proprio in quell’anno si materializzò l’amore di una vita con Carole Lombard, la quale dopo il costosissimo divorzio dalla Lagham, che riuscì a sostenere proprio in virtù del compenso astronomico ottenuto per Via col vento, divenne la sua terza moglie nel 1939.
Una grande storia d’amore che però, come nel romanzo della Mitchell, andò via col vento qualche anno dopo drammaticamente, portandosi via con se buona parte del cuore di Gable, perché la Lombard fu decisamente un capitolo a parte per il nostro attore e che con colpevole ritardo fece uscire da se il lato umano, romantico e più fragile del Re di Hollywood.
Clark Gable e Carole Lombard (1939-1942): Un grande amore tra guerra e leggenda
Si dice che spesso i grandi amori nascano così all’improvviso e che tutto da un momento all’altro cambi facendo diventare il mondo un posto migliore. Se pensate che questo sia il caso, beh non è decisamente questo, almeno non dal principio, perché inizialmente Clark Gable e Carole Lombard a malapena si sopportavano.
Infatti i due attori si conoscevano più o meno fin dagli inizi delle loro carriere quando facevano perlopiù le comparse nel 1925 tra i corridoi di Hollywood, ma l’incontro vero e proprio ci fu sul set del film in cui erano entrambi protagonisti nel 1932, Nessun uomo le appartiene, in cui però nemmeno lì i rapporti furono idilliaci; infatti lo studio che produceva il film, la Paramount, era quello di Carole Lombard, Gable era stato prestato dalla MGM per quel film, e riteneva secondo lui di essere stato trattato ingiustamente su quel set a favore proprio della brillante attrice di Mr. and Mrs. Smith. Quindi gli screzi tra i due dietro le quinte erano all’ordine del giorno.
Alla fine delle riprese, decisamente poco amichevoli, Carole regalò a Clark un prosciutto con la foto della sua faccia, mentre lui contraccambiò il pensiero regalandole un paio di scarpe da danza classica di una taglia troppo grande insinuando che lei fosse una “prima donna”.
Non sembra proprio l’inizio di una grande storia d’amore, ma come si dice spesso ci vuole solo l’occasione giusta, un momento diverso per far si che le cose drasticamente cambino. Fu infatti Via col vento a suo modo, a portare una nuova linfa al loro rapporto.
La Lombard infatti non solo era una grande attrice, ma nell’ambito degli Studios, era considerata un’ottima organizzatrice di eventi, e Selznick, il produttore del capolavoro tratto dal romanzo della MItchell, incaricò proprio la brillante attrice di organizzare una delle festi migliori della città al Mayfair Ball, un ballo di beneficienza organizzato dal club di cui Selznick era il presidente.
Le donne dovevano essere vestite tutte in bianco, mentre gli uomini tutti in nero, sia la Lombard che Gable erano ovviamente presenti alla festa, ma hanno due accompagnatori diversi, e no non era la moglie, ormai con la Langham era separato in casa ed era in corso una pericolosa guerra fredda, e vuoi o non vuoi i due “nemici” trai tanti balli finiscono per ballare insieme.
Il fascinoso attore, questa volta sembrava decisamente più propenso ad un altro tipo di rapporto con la Lombard e sembra che le propose di lasciare la festa con lui, ma lei sdegnosamente lo rifiutò dicendo:
Ma chi pensi di essere, Clark Gable?”
Lui si risentì parecchio per questo approccio fallito e se ne andò. Sembra ancora una volta tutto finito, ma in realtà anche nella Lombard era scattato qualcosa a quella festa, e la mattina dopo il divo si sveglia nella sua camera con il suono di due colombe che tubavano, posizionate strategicamente in una gabbietta da un cameriere dell’hotel dietro ordine di Carole Lombard. Legato ad uno dei uccellini c’è un biglietto con scritto:
“Che ne dici?”
Firmato di suo pugno. Una mossa intraprendente di una donna certamente fuori dal comune. Ma anche in questo caso nulla di fatto, l’occasione non è ancora quella giusta.
Ad un’altra festa chiamata Nervous breakdown Party, per festeggiare il ritorno a casa dall’ospedale della moglie dello sceneggiatore Donald Odgen Stewart. Gable si presenta anche stavolta immancabilmente con un’altra donna diversa rispetto all’altro party, anche in questo caso un’altra attrice, nel viale della villa ad un certo punto compare un’ambulanza, e tutti si precipitano a vedere e vedono due portantini che escono da quella con una barella e qualcuno sotto coperto da un velo, e all’improvviso ecco che si rivela la Lombard in piedi, tutti ridono, ma Clark Gable no, e glielo fa notare piccato che questa messinscena era decisamente di cattivo gusto, e lei offesa se ne va dandogli del pallone gonfiato.
Verso la fine della festa tutto sembra però sembra rasserenarsi tra i due, e Carole sfida Clark ad una partita di tennis, e sebbene entrambi indossino abiti da festa, giocano fino al calare della notte e la partita la stravincerà Carole, ma con poco rimpianto di Clark, il quale di fatto lascia si che Merle, la sua accompagnatrice mortalmente offesa da questa mancanza di rispetto, se ne vada con un altro, senza che nemmeno lui se ne accorga. La scintilla ora si che è scoccata, e nel giro di un paio di mesi sboccia l’amore, Gable divorzia ufficialmente dalla Langham e nel 1939 convola a nozze con la Lombard come già accennato in precedenza.
Via col vento fu quindi il film decisivo nella vita di Clark Gable: perché gli permise di pagare il costosissimo divorzio dalla Langham, fu grazie a quello che connobe meglio e si innamorò perdutamente della Lombard, ed è sempre per questo film che Gable ottenne la sua eterna celebrità, se Gary Cooper o Erroll Fynn avessero accettato il ruolo, nulla di tutto ciò sarebbe accaduto e ci saremmo persi, tra le altre cose, questa incredibile storia d’amore, che però difatto era solo al principio.
Sono di fatto due personalità apparentemente completamente opposte, ma in qualche modo insieme funzionano: lei di grande eleganza, dolcezza, simpatia e cultura (regina dei salotti impegnati, divoratrice di libri che fa arrivare direttamente dall’Europa e in lingua originale, mentre Clark invece al contrario è rude, culturalmente grezzo (non legge praticamente nulla, nemmeno il romanzo della Mitchell lo lesse in principio), ma come ogni grande amore fa lo porta drasticamente a cambiare, si raffina decisamente di più rispetto al solito, stavolta però non è nulla legato alla carriera come nelle precedenti occasioni, lo fa esclusivamente per avvicinarsi ancor di più a lei e non sentirsi escluso dalla sua vita.
Anche lei però per lui cambia. Decide infatti di imparare ad andare a caccia, a pescare, e a provare fare campeggio, allontandosi quindi dal dorato, ma vuoto di sentimenti mondo del cinema da cui era immersa da quando è piccola. Celebre una battuta di Clark Gable sulla sua presunta fama di latin lover la fece proprio in riferimento a queste sue passioni extra-cinematografiche:
Se fossi saltato addosso a tutte le donne che mi si attribuiscono non avrei avuto tempo di andare a pescare”
Si supportano inoltre molto nella carriera, anche se il tutto avviene in maniera estremamente originale, come tipico del carattere burlone della Lombard che non perderà occasione per uscire con particolari prese in giro, come quando nel ’37 il futuro marito si cimentò nel film Parnell con un ruolo molto diverso dal solito, in questo caso interpretando un poetico e sensibile patriottico irlandese, ma la parte non gli venne granché bene, ed infatti il film fu un clamoroso fiasco, uno dei pochissimi tra l’altro nella carriera del re dei botteghini del tempo.
La Lombard però vedendo il lato giocoso della faccenda, ogni volta che Gable da quel momento in poi si sentirà magari particolarmente soddisfatto della parte recitata in un nuovo film, affitterà un aeroplano che fa cadere migliaia di volantini sugli Studios di Culver City con scritto:
“Se pensate che Gable è il più grande attore di tutti i tempi andate a vederlo in Parnell. Non lo dimenticherete più. Se Parnell fosse stato il perfetto cretino che Gable impersonò in quel film, l’Irlanda ancora non sarebbe libera”.
Ma Gable di fatto non se la prese, era il carattere così brillante della Lombard ad averlo fatto innamorare, e visto che comunque in carriera gli capitò poche volte di sbagliare parte, ci rise sopra senza alcun rancore. E’ un periodo magico infatti per Gable, probabilmente il migliore della sua vita, e furono proprio la Lombard e Via col vento a rendere possibile tutto ciò.
Sono tre anni paradisiaci in cui Clark Gable e Carole Lombard vivranno discreti nella loro intimità a Bel-Air, in quella che verrà chiamata The Farm (La fattoria), anche perché la futura ex-moglie vuole rovinarlo se lo becca in flagranza di un tradimento, ma questo non avverrà, ma arrivato ad un certo Gable non poteva nascondersi per tutta la vita e, impegnato sul set del film che gli cambierà la vita, anche su consiglio del produttore, prima paga profumatamente, grazie al compenso ottenuto dal kolossal, la cifra richiesta per divorziare e poi vola a sposare in Arizona la Lombard il il 29 marzo 1939.
I rotocalchi dell’epoca ebbero direttamente dalla Lombard alcuni dettagli sulla cerimonia:
«Pioveva a dirotto, quel giorno. Clark guidava a velocità folle, in un mare di fango, attraverso quelle che erano ancora le praterie del vecchio West. Arrivammo a Kingman, nell’Arizona, che era già notte. Andammo a svegliare il pastore di una chiesetta sperduta nel buio, che sembrava davvero ai confini del mondo. “Dobbiamo sposarci”, disse Clark al reverendo. Il banchetto nuziale fu a base di pane e salame».”
Insomma un contesto tra il western e il bucolico, molto semplice, ma a cui ad entrambi fondamentalmente non importava. Gable aveva perso una bella cifra, era a dir poco in ristrettezze economiche nonostante il clamoroso successo di Via col vento, ma a lui poco importò; la felicità in fondo quando si dice che non abbia prezzo si intende proprio questo, e anche i soldi davanti a tanta gioia passano in secondo piano.
Anche in ristrettezze economiche per via del divorzio, tutto prosegue per il meglio per i due coniugi, ristrutturano il Ranch di Encino, in California, ma con i soldi della Lombard che sgancia lei in prima persona, un bell’assegno per realizzare il sogno di entrambi di avere quel romantico cottage tutto per loro. Qui vivranno la loro favola, stavolta alla luce del sole e qui trascorrerano il tempo lontano dagli occhi indiscreti di Hollywood, allevando buoi e cavalli, coltivando i campi, andando a caccia e a pesca.
La Lombard, sempre molto attiva mediaticamente parlando in un’intervista, dirà che un giorno mentre lei e Clark se ne stavano al tramonto sotto il portico, lui si sia rivolto a lei dicendo:
“Guarda che meraviglia Ma’ (si chiamavano così tra di loro Ma’ e Pa’). Guarda i fiori, gli alberi. Sono tutti nostri. Cos’altro potrebbero desiderare due persone?”
e Carole rispose:
“Un altro carico di letame per il campo di erba medica, Pa’!”
La felicità sembra quindi regnare sovrana in casa dei due divi. C’era talmente tanto amore tra di loro, che c’è ne sarebbe stato anche per eventuali figli, ma quelli purtroppo per loro non arrivarono mai. La Lombard infatti, dopo diversi tentativi, dovette rassegnarsi a non averne.
Un complicato rapporto quello di Gable con la paternità, che con gli anni proseguirà sia nella vita privata, che sul set, diventando a dir poco maledetto: una figlia non riconosciuta e di cui fino alla maturità non volle occuparsi, la tragica fine della figlioletta in Via col vento, e per finire purtroppo il non poter diventare padre dalla donna che più aveva amato, come se fosse una specie di duro contrappasso per gli errori del passato, tra donne sbagliate e figlie non riconosciute, che senza pietà si ripercuotevano inesorabili sul suo presente, e purtroppo questo fu solo il principio dei drammi che verranno da lì a poco.
La guerra infatti era già incominciata in Europa, e anche L’America con qualche anno di ritardo dovette farci i conti, e in tutto questo anche il tragico destino di Gable drammaticamente rientrò.
La guerra e un crudele destino
Nel 1941, con l’attacco di Pearl Harbour, gli Stati Uniti entrarono nella 2a Guerra Mondiale. Avendo offerto il proprio sostegno al presidente Franklin Delano Roosevelt, Clark Gable, attore amatissimo e seguitissimo al tempo, venne nominato Presidente dell’Hollywood Victory Committee, incaricato quindi di gestire la partecipazione degli attori come volontari per la raccolta fondi a favore delle famiglie dei caduti.
Una delle prime iniziative di cui fu incaricato, fu quella del ’42 con la vendita di buoni del tesoro e per lo Stato dell’Indiana, dietro consiglio di Gable, si offrì la Lombard, originaria di quello Stato, la quale nel suo tour promozionale per sostenere gli Stati Uniti, riuscirà a vendere buoni per oltre due milioni di dollari, equivalenti ad oltre 32 milioni di dollari di oggi.
In quel momento Clark era impegnato sul set del film Incontro a Bataan con Lana Turner, altra diva del tempo, e alla Lombard arrivarono voci su un possibile flirt tra i due protagonisti del film anche fuori dal set, cosa che ovviamente la mette in allarme e perciò deciderà di anticipare il suo rientro in California.
Carole viaggia insieme alla madre Bessie e il press-agent Otto Winkler, e sarebbero dovuti partire via treno il 16 gennaio per arrivare a Los Angeles il 21, ma Carole decise che voleva tornare a casa il più presto possibile e decide di optare per l’aereo.
Diverse cose però sconsigliavano l’uso dell’aereo:
Una scarsa affidabilità dei velivoli commerciali di quel tempo, essendo solo di recente entrati in funzione, una madre che non aveva mai volato prima e che ne era in una qualche maniera terrorizzata per motivi riguardanti anche la numerologia che si andavano a combinare in quel momento, essendo terribilmente spaventata, per una qualche ragione, dal numero 3 che costantemente in quella occasione sinistro si ripete: il volo è il TWA#3, l’aereo un DC3, i passeggeri sono 3, e Carole ha 33 anni.
Carole ovviamente con il suo solito spirito gogliardico ci ride sopra alla cosa, ma di fronte alle proteste insistite della madre affiderà la decisione a quanto pare, al lancio di una moneta, ma è lei a vincere e i tre quindi, su insistenza della Lombard e della fatalità, si imbarcano la sera stessa.
Un ulteriore evento però avrebbe potuto cambiare il destino di quella vicenda. Ad una sosta per il rifornimento di carburante ad Albuquerque il pilota chiese a Carole, Bessie e Otto se potevano cedere i propri posti a 3 militari (anche qui possiamo notare il ritorno del numero tanto odiato dalla madre della Lombard), e così prendere un altro volo il giorno seguente, ma Carole rifiutò perchè aveva fretta di ritornare a casa dal suo grande amore che in pompa magna nel frattempo l’aspettava.
Gable nel frattempo infatti, sa che all’aeroporto ci sarà tutta la stampa, così decide di aspettare la moglie a casa, dove oltretutto ha lui stavolta organizzato un party a sopresa per lei, decorando tutta la casa con i colori della bandiera americana per festeggiare il suo clamoroso successo nell’Indiana.
Il volo avrebbe dovuto atterrare alle 8:45, ma un po’ prima di quell’ora a Clark viene data comunicazione telefonica dal direttore esecutivo della M.G.M, Eddie Mannix, che gli comunica che il volo di Carole è precipitato vicino a Las Vegas, e che nessuno sa le condizioni dell’aereo e dei passeggeri, ma che ha già prenotato un aereo privato per recarsi sul posto.
Gable naturalmente molto allarmato, insieme a Eddie, il fratello di Carole, Stuart, e la moglie di Otto, Jill arrivano sul posto, mentre una squadra di recupero nel frattempo ha già iniziato a scalare il Monte Potosi da dove si vedevano le fiamme del velivolo che si era schiantato sulla parete rocciosa dopo soli 15 minuti di volo (fiamme visibili a quanto pare da quasi 80 km di distanza, chi assistette alla scena al tempo parlò di una Fireball “Palla di fuoco”).
Clark insiste per salire e vedere lui personalmente, vuole vedere la moglie, ma Mannix lo convince a non andare, la scena dell’incidente infatti potrebbe essere a dir poco raccapricciante e che parteciperà lui al suo posto per evitargli quello che immagina sarà un devastante dolore per lui.
Dopo una salita di 15 ore, i soccorsi arrivano e si trovano davanti una scena raccapricciante: corpi insanguinati nella neve e pochi resti dell’apparecchio. Nessuno dei 22 passeggeri è infatti sopravvissuto all’impatto, e qui le leggende si sprecano su come reagì Gable alla devastante notizia.
Gable, speranzoso che sua moglie fosse in una qualche maniera sopravvissuta allo schianto, rimase in hotel freneticamente ad aspettare, mentre Mannix si recò sul luogo dell’incidente.
Quando Mannix arriva con il resto della squadra di soccorso sulla straziante scena dello schianto, manda al divo di Hollywood lo staziante e lapidario telegramma che diceva:
“Nessun sopravvissuto. Tutti uccisi all’istante”.
Gable devastato dalla perdita sembra allora che chiese di recuperare a tutti costi qualcosa di lei, sebbene l’aereo fosse talmente messo male che era quasi impossibile trovare qualcosa di intatto da riportare a casa, Mannix comunque volle cercare qualcosa da riconsegnare a Gable per quantomeno un minimo consolare la sua infinita pena, e anche qui le leggende si sprecano.
La versione ufficiale sembrerebbe riportare che si trovarono degli orecchini di rubini e diamanti che il Re di Hollywood aveva regalato all’amata il Natale precedente, un’altra versione ci dice che Mannix trovò invece una ciocca di capelli biondi che Gable, una volta ricevuta, avrebbe gelosamente conservato come una reliquia per tutta la vita, credendo potesse essere della sua amatissima Carole Lombard.
Un’altra versione meno ufficiale, ma forse più romanticamente bella da raccontare, invece afferma che fu lui stesso, accompagnato da una squadra di ricognizione, che forsennatamente cercò e che pregò quella di trovare qualcosa che appartennesse a lei, che poi fosse effettivamente una ciocca bionda o gli orecchini, è probabile che qualcosa venne trovato, che poi appartenesse effettivamente alla Lombard forse a quel punto non era neanche più così importante, sarebbe bastato qualcosa di infintesimale per il cuore straziato di Gable, qualcosa che quantomeno lo riconducesse in una qualche maniera al suo amore tragicamente perduto.
Non si sa oggettivamente che cosa successe in quei terribili momenti, forse nemmeno il grande divo lo avrebbe saputo raccontare, ma quello che è certo è che da quel momento in poi buona parte del suo cuore e del suo spirito non si riprese più.
L’abbandono di Hollywood e la drammatica decisione di partire per la guerra (1942-1945)
Un devastato Clark rientra a Los Angeles con le salme della moglie, della suocera e dell’amico Otto, e altra cosa straziante tra le altre, dovette riconoscerne i resti a Las Vegas. Clark Gable era un uomo completamente distrutto, in tanti provarono a consolarlo, compresa Joan Crawford, un tempo amante di Gable, ma ora solo grande amica, la quale fece di tutto per rasserenarlo, ma tutto senza successo.
Gable in quei drammatici ha visto il suo mondo crollare sotto le sue mani, e annegò lo straziante dolore nell’alcool, in particolare dal whisky, suo unico e fedele di compagno di bevute nel ricordo di quel devastante dolore anche per i successivi anni che rimasero al grande divo.
Il grande’attore originario dell’Ohio, non smette infatti di autoaccusarsi sulla drammatica fine dell’amata, provando un enorme senso di colpa per averla incoraggiata a partecipare alla raccolta fondi, e tutto questo dolore si ripercuote sulla sua intera figura fisica e mentale: perde dieci chili, si rade i leggendari baffetti, e si rinchiude in una totale solitudine rimanendo quasi sempre a casa da solo. Dopo alcune settimane Gable, dovette però ritornare sul set per inumani doveri contrattuali verso la MGM che ne imponeva il rispetto tassativo, nonostante il dramma che aveva colpito il grande attore.
Il set del film è Incontro a Bataan (in inglese Somewhere I’ll find you, tragica ironia della sorte la traduzione italiana letterale sarebbe Da qualche parte ti ritroverò, giusto per aggiungere, ad una già straziante vicenda, una crudele e beffarda fatalità alla cosa), e farà il suo lavoto comunque in maniera assolutamente ed estremamente professionale.
Lana Turner, che lo affiancò in quel film, anni dopo ricordò di essere stata colpita dall’aspetto dell’ attore, che aveva perso, come già accennato in precedenza, nel frattempo ben dieci chili in poche settimane. ma che recitò puntualmente ed eroicamente con grande professionalità per tutte le riprese.
Si prese inoltre l’oneroso l’impegno di occuparsi della famiglia di Otto Winkler, il press agent della Lombard, anch’esso morto nell’incidente. L’attore infatti signorilmente, oltre che a provvedere all’acquisto di una casa per la famiglia di Winkler, accettò di ritirare la denuncia nei confronti della compagnia aerea responsabile della morte della moglie, a condizione che questa versasse 100.000 dollari alla vedova Winkler.
Per lui i soldi oramai non contavano più nulla, ma per quella famiglia che vedeva perdere il proprio capofamiglia e punto di riferimento a livello economico, erano decisamente una questione non da poco.
A questo punto non gli rimaneva più nulla, e decise di partire direttamente lui per partecipare attivamente al secondo conflitto bellico, spinto non solo da un romantico e romanzesco modo di andare in guerra dopo un doloroso avvenimento amoroso, ma probabilmente anche dalle ultime parole che Carole gli inviò nel suo ultimo telegramma inviatogli prima del tragico incidente in cui ella gli disse testualmente:
Hey pappamolla, faresti meglio ad arruolarti con questi uomini” .
E Gable, attaccandosi a quell’ultimo ricordo di lei, annunciò pubblicamente, una volta sistemate le ultime pendenze contrattuali ed umane, di far ciò che si era ripromesso davanti ai resti della moglie a Las Vegas, e annunciò difatti l’abbandono delle scene cinematografiche ed il suo immediato arruolamento in aviazione:
“Lascio il cinema, parto per la guerra, con la sola speranza di non tornare vivo”.
Il 12 agosto 1942 si arruolò volontario nell’Aeronautica dell’esercito come soldato semplice e diventa armiere, ma l’aeronautica lo assegna alla produzione di filmati per l’addestramento, insomma vuole essere usato dal governo statunitense più come trampolino di lancio verso l’arruolamento di altri soldati e come potente mezzo pubblicitario per giustificare la partecipazione bellica al secondo conflitto mondiale, che come effettivo soldato.
Gable, però non ha alcuna intenzione di fare la bella statuina questa volta come negli anni precedenti aveva fatto tra studios ed ex-mogli, quindi di fatto respinge questo trattamento speciale “da star”, il suo obiettivo è di fatto di non tornare affatto, e magari romanticamente morire allo stesso modo dell’amatissima moglie. Si offre anzi come volontario per 5 missioni in Germania, per cercare di rendere questo suo folle progetto fattibile.
Il suo nome verrà inserito nella lista degli uomini americani da catturare, essendo l’attore cinematografico tra le altre cose il divo di Hollywood preferito da Hitler, e per far questo promette ricompense e promozioni per gli ufficiali tedeschi a chiunque lo farà fuori o lo catturerà, ma Gable sopravvisse all’attacco e portò a casa, in qualità di osservatore/mitragliere, due decorazioni: un’Air Medal e una Distinguished Flying Cross.
La Lombard per questa sua morte, avvenuta comunque in una missione a favore del governo degli Stati Uniti, ricevette invece una medaglia al valore per essere stata la prima donna americana a morire in battaglia, ma nel cuore del grande divo fu decisamente molto di più di questo, perché nessuna da quel momento in poi, riuscì a riempire quel vuoto che per il resto della sua vita Gable portò con se.
Clark Gable: Gli ultimi anni (1946-1960)
Finita la guerra Clark tornò ad Hollywood. Dopo la morte della Lombard però, il fuoco che accompagnava le sue brillanti interpretazioni, si era pressoché spento. Il suo ritorno sulle scene venne annunciato in pompa magna dall’agente pubblicitario della M.G.M., Eddie Lawrence, con queste parole:
Riccardo Cuor di Leone non ha avuto una migliore accoglienza di ritorno dalle Crociate”.
Il primo film a cui prese parte fu Avventura del ’45 con Greer Garson, e con una grandissima campagna votata a far fruttare in profitto il ritorno del “Re” di Hollywood sulle scene. Per quanto prenderà parte negli anni seguenti ad altri film, pochi saranno in realtà i veri e propri successi cinematografici.
Uno dei pochi, almeno di pubblico, certamente fu Mogambo del ’53 con le bellissime Ava Gardner e Grace Kelly, con la quale sembra intrattenne un breve flirt, film tra l’altro che è un remake di un suo vecchio film, Lo schiaffo, del ’32 dove Gable interpretò la stessa parte con accanto Jean Harlow e Mary Astor. Ma tutto era cambiato oramai, il film fu nonostante tutto il grande clamore da cui venne accompagnato un flop, e la M.G.M. non potendo più sfruttare la stella di Gable, non gli rinnova il contratto.
Nella vita privata il grande attore cercò comunque di rifarsi una vita: nel ’49 sposa Lady Silvia Ashley, la vedova di Douglas Fairbanks Padre, 8 anni più giovane di lui, ma il matrimonio durerà meno di 2 anni. Insomma riprendono le antiche abitudini del re di Hollywood, il quale però stavolta lo fa in tutt’altro spirito decisamente meno frivolo rispetto a quello degli inizi di carriera.
Dopo altri svariati flirt, primo fra tutti quello con la futura regina di Monaco, nel 1955 sposa Kay Williams, un’ex fotomodella di 32 anni, madre di due bambini di 8 e 7 anni, e la somiglianza con la Lombard è lampante, se mettiamo poi che aveva anche più o meno la stessa età di quando è morta e il fatto che avesse due figli, probabilmente inconsciamente per il cuore straziato di Gable era come cercare un paradiso perduto in ciò che avrebbe potuto essere e non è stato. Nè il Gatsby di Fitzgerald, né Gable, né nessun altro era in grado di ripetere un passato che di fatto non poteva esistere più.
Quantomeno però ricomincia un periodo più sereno per Clark sia nel privato che nel lavoro, la vicinanza di questa donna così simile all’amata scomparsa, lenisce un poco le pene sul cuore malandato di Gable. Nel ’60 sua moglie rimane incinta del primo figlio ufficiale di Gable, il quale ovviamente non può che esserne felice, intravedendo in questa nuova vita, un possibile nuovo inizio.
Inoltre sempre in quest’anno partecipa a due progetti a suo modo importanti, uno di quelli legati anche al nostro Bel paese; infatti l’affascinante attore viene in Italia in quell’ultimo anno di vita, e gira La baia di Napoli (It Started in Naples) diretto da Melville Shavelson, e si ritrova a lavorare con due delle star più luminose del nostro cinema: la bellissima e lanciatissima Sophia Loren, e il grande attore-regista Vittorio De Sica, a fare da cornice a tutto ciò la bellissima e sempre vivacissima città di Napoli.
Altro progetto decisamente importante a cui lavoro fu il film di John Huston Gli spostati (The Misfits) con Montgomery Clift e la diva Marilyn Monroe, un film maledetto perché per diversi motivi, essendo stati tutti e tre gli attori protagonisti da quel momento in poi vittime, in diversi modi, di un destino crudele e funesto.
Le riprese furono molto stressanti e faticose per Clark, che non volle essere sostituito da controfigure per le scene più pesanti, e soprattutto per i disagi creati dallo stato di esaurimento nervoso della Monroe in piena crisi matrimoniale con il marito, il grande autore di Morte di un commesso viaggiatore e sceneggiatore dello stesso film, Arthur Miller, anche se sembra che in realtà le scene più pesanti vennero in realtà girati da una controfigura per non affaticare eccessivamente il già piuttosto malandato cuore di Gable.
Il 16 novembre, poco dopo la fine delle riprese del film, Clark decisamente indebolito dalle sue condizioni cliniche, avendo avuto tra gli altri, come moltissimi divi della vecchia Hollywood, un debole per l’alcool e per il whisky, nel quale annegò le atroci sofferenze da cui veniva afflitto dopo la tragica morte della Lombard, il suo cuore debole ebbe un improvviso attacco cardiaco e muore 16 novembre 1960 all’età di 59 anni, cosa che beffardamente non gli permetterà di conoscere suo figlio John Clark che nascerà 4 mesi più tardi.
Anche qui il sogno della paternità gli viene crudelmente strappato a pochi mesi dal lieto evento, come se in questa vita fosse destinato ad essere tante cose Clark Gable, ma non ad essere padre.
Alla sua morte un paese intero si fermò. Al suo funerale privato parteciparono 200 persone tra cui grandissimi divi del tempo come Spencer Tracy, Robert Taylor, James Stewart, Frank Capra e Howard Strickling, agente pubblicitario di Gable alla MGM. La bara chiusa venne adornata con rose gialle.
il Re di Hollywood aveva definitivamente ceduto lo scettro alla vita. L’American Film Institute ancora oggi l’ha inserito al settimo posto tra le più grandi star della storia del cinema.
La sua influenza continuò in quegli anni e continua ancora oggi con citazioni su citazioni in suo ricordo, con film e molto altro che ripercorrono e ricordano la grandezza del primo grande divo del sonoro.
Secondo le sue espresse indicazioni, che tali rimasero fino alla sua effettiva scomparsa, decise romanticamente di tornare dove tutto si era bruscamente interrotto in quel tragico 1942 su quella maledetta montagna.
Infatti nelle sue ultime volontà chiese di essere seppelito, proprio lì a fianco del suo unico e grande amore, Carole Lombard. Il cuore di Gable, quello di un grande divo e un uomo dalle mille contraddizioni, che ora sì poteva finalmente riposare per sempre ed in pace a fianco di colei che un tempo tanto forte lo aveva fatto battere, e che aveva reso quel magico trattino che è la vita, qualcosa di veramente degno per cui vivere.