Doveva essere “il film sugli omicidi di 2Pac Shakur e Notorious B.I.G.”, ma dei due non c’è traccia
Premessa: se vai a vedere City of lies pronto ad immergerti nel mondo del gangsta rap afroamericano di fine anni ’90, impaziente di gustare un film intenso sulla faida tra East Coast e West Coast…desisti!
Diretto da Brad Furman, il film si rifà a Labyrinth, il libro del giornalista di Rolling Stones Randall Sullivan che nel 2002 narrava le inutili indagini sugli omicidi dei rappers 2Pac Shakur e Notorious B.I.G. da parte del detective Russell Poole. Un libro che, non a caso, fin dal titolo cerca di districarsi lungo 366 pagine in un intreccio di molteplici responsabilità, corruzione ed enormi interessi non solo economicamente legati alla musica. Ed è un bel labirinto anche il film, che più che altro insiste sull’ossessione di un detective (interpretato da un Johnny Depp truccato male ed ispirato peggio) e di un giornalista compagno di sventure (un sufficiente Forest Whitaker) per questo caso a cui, in gioventù, hanno legato i propri successi lavorativi e la propria vita. Il senso di sconfitta e di fallimento dei due, porta però una diffusa mestizia in tutto il film che, abbinata alla scarsa chiarezza di una struttura narrativa assolutamente non lineare, rende la pellicola una vera delusione.
Un continuo andirivieni pieno di flashback (in cui io sono riuscito a raccapezzarmi solo guardando il bianco dei baffi di Johnny Depp) che non conferisce ritmo alla trama, anzi l’azione è ridotta ai minimi termini ed il tono è dimesso… proprio il contrario di quello che ci si aspetta da un film che tratta questi argomenti. Invece City of lies non è né un thriller né un film d’inchiesta (perché fondamentalmente non racconta niente di nuovo), crea sì empatia con i goffi protagonisti, ma ciò porta lo spettatore a cogliere solo il marciume di quell’America e di quel rap, senza il minimo accenno ad una scena musicale che avrebbe influenzato tutto il rap successivo.
Per un amante dell’hip-hop e del rap come il sottoscritto (e come buona parte di chi è o sarebbe andato a guardare City of lies), la mancanza di una colonna sonora calzante è una pecca insormontabile. Il grigiore da sala mortuaria che aleggia in tutta la pellicola è accentuato dalla mancanza di pietre miliari come Hit ’em up o Who shot ya, Dear mama o Big Poppa.
Per fortuna negli USA non vedranno questo film, “grazie” ad un Johnny Depp nel suo periodo peggiore che (ubriaco) ha preso a pugni un location manager facendo partire una sfilza di denunce che hanno bloccato l’uscita del film.