Come ormai tutti sappiamo, il Dpcm del 25 ottobre con le misure anti Covid-19 ha previsto “la sospensione degli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi, anche all’aperto”. Una misura imprescindibile, secondo quanto detto dal ministro per i beni e le attività culturali Dario Franceschini, ma una misura che ha suscitato la reazione immediata di tanti volti noti dello spettacolo, tra cui Gianni Amelio, Pupi Avati, Marco Bellocchio, Nanni Moretti, Paolo Taviani e Paolo Virzì.
Quel che tutti si sono chiesti, e che mi chiedo anch’io, è se questa precauzione fosse davvero necessaria. Sappiamo che negli scorsi mesi i cinema e i teatri hanno fatto il possibile per adeguarsi ai protocolli sanitari, hanno investito in protocolli sanitari e hanno limitato la capienza nelle sale; in più, nelle sale è obbligatorio tenere le mascherine e le probabilità di contagio sono davvero molto esigue.
“Io sono uno che non nasconde le sue idee“, diceva il grande Luigi Tenco.
Anch’io, emula del grande cantautore, credo di non aver mai nascosto come la penso e, benché non straveda per nessuno dei due partiti al governo, sono contenta che siano loro a gestire l’emergenza Covid-19; non oso pensare cosa sarebbe successo, altrimenti. Ma quel che è troppo è troppo.
Due: per quanto sembrerà strano i politici che mi sono meno congeniali non sono Berlusconi e Salvini, ma Mario Monti, l’essere immondo che ha pronunciato le parole “la cultura non si mangia“. Considerando che Monti ha la stessa età di Keith Richards, sono arrivata perfino a sospettare che la droga faccia bene.
Per fortuna, tanti la pensano come me; per primo trascriviamo questo messaggio del cineclub Arsenale di Pisa:
“40. Questo è il numero esatto dei giorni trascorsi dalla riapertura della nostra sala ad oggi. 40 giorni in cui siamo tornati a fare quello che più ci piace, proiettare buoni film e promuovere la cultura cinematografica. Lo abbiamo fatto insieme ad Emma Dante, Haifaa al-Mansour, Susanna Nicchiarelli, Abel Ferrara, Peter Webber, Maccio Capatonda, Lillo Petrolo, Giuseppe Pedersoli, Salvatore Mereu, Darwin Pastorin, Francesco Corsi, Francesco Andreotti, Ivan Comi, e ai tanti e alle tante perrsonalità ed esponenti di associazioni e realtà culturali, che in presenza o in collegamento in diretta con la sala hanno incontrato il nostro pubblico. Lo abbiamo fatto ospitando e proponendo festival, rassegne ed eventi come il Pisa Chinese Film Festival, Internet Festival, la Festa della Cultura Calabrese, Dalla Laguna al Lungarno e Bio[tecno]logico. Ma soprattutto lo abbiamo fatto in sicurezza, garantendo tutte le misure richieste dallo Stato e dalla Regione. Da oggi i cinema, così come i teatri e buona parte del mondo della cultura, tornano a chiudere le proprie porte. In questi mesi le sale hanno investito in dispositivi di sicurezza, hanno potenziato l’acquisto online per snellire le code, hanno ridotto notevolmente i posti per garantire il distanziamento, e la totale assenza di contagi nei cinema dimostra l’efficacia di queste azioni. Ma soprattutto si è lavorato il più delle volte senza un reale guadagno, e lo abbiamo fatto perché crediamo che senza cultura non si possa stare. Ora è il tempo di riflettere, di trasformare la rabbia per questa immotivata chiusura in nuovi progetti, iniziative ed azioni affinché questo stop duri il meno possibile e auspicabilmente non si ripeta. Lunga vita al Cinema!“
Poi le parole di Alessandro Gassman, figlio di cotanto padre:
“La mia posizione è quella di un normale cittadino che legge i messaggi che arrivano dalla scienza. I teatri e i cinema hanno fatto un grandissimo sforzo, limitando tantissimo la capienza nelle sale. Sarei curioso di sentire il parere dei medici, vorrei sapere da uno scienziato, un esperto se sia giusto chiudere i cinema e i teatri. È una precauzione necessaria? La cultura è un bene necessario, non possiamo privarcene. Sarebbe minare la società. Mi auguro che questo arresto di cinema e teatri possa durare poco. E che anche i musei possano continuare, con le dovute precauzioni, a fare il loro lavoro. Abbiamo bisogno di questo. È la nostra vita: non soltanto di artisti ma anche di cittadini“.