C’era una volta il west, c’era una volta il cinema western all’italiana. Sono passati ben cinquant’anni da quel lontano 1968, eravamo nel pieno del boom economico per quanto riguardava la produzione di film di questo genere, invidiato da tutto il mondo e osannato dall’America.
Un eco così grande da far divenire l’avere Sergio Leone come regista un’ossessione per Hollywood. Dopo lo spasmodico successo della trilogia del dollaro l’obiettivo era proseguire con un filone che potesse risultare al botteghino la mossa vincente per incassare dollari a non finire.
Eppure a farla semplice un film non si costruisce dal nulla, non si può pretendere che con poche e facili manovre commerciali un prodotto possa risultare avvincente, epico e allo stesso tempo di qualità e intenso senza rischiare di finire nel ripetitivo, ma soprattutto non si poteva dare per scontato la presenza di Sergio Leone come regista.
LA NASCITA DELL’OPERA
Dopo aver diretto Il buono, il brutto, il cattivo, Leone aveva intenzione di ritirarsi dal fare western, credendo di aver già detto tutto quello che voleva. Il regista romano era stufo di raccontare storie ambientate nel vecchio west e voleva darsi a qualcosa di diverso, esplorare generi e ambientazioni a lui inedite, però gli venivano offerti solo western dagli studios di Hollywood. La United Artists (che aveva prodotto la trilogia del dollaro) gli offrì l’opportunità di fare un film con protagonisti Charlton Heston, Kirk Douglas e Rock Hudson, ma Leone rifiutò.
Naturalmente alcune produzioni sanno essere persuasive e quindi quando la Paramount Pictures offrì a Leone un budget generoso con accesso a Henry Fonda – il suo attore preferito, e uno con cui aveva voluto lavorare per quasi tutta la sua carriera – Leone accettò l’offerta.
Nel natale del 1966, il regista Bernardo Bertolucci assistette ad alcune proiezioni dei film di Leone Il buono, il brutto e il cattivo in un cinema di Roma, in quella occasione conobbe Sergio Leone che era in compagnia di un altro regista famoso, Dario Argento, che conoscendo entrambi i registi fece le presentazioni.
Da quel giorno i tre diedero vita al soggetto del film che poi sarà successivamente scritto dallo stesso Leone coadiuvato dallo sceneggiatore Sergio Donati.
CASTING E RIPRESE
Inizialmente Henry Fonda aveva declinato la parte nel film ma Leone in persona volò direttamente a New York per convincerlo descrivendogli una scena del film con lui nella parte del bandito, successivamente a quell’incontro Fonda chiamò il suo amico e impresario Eli Wallach per dirgli che avrebbe accettato il ruolo.
Leone inizialmente offrì il ruolo di Armonica a Clint Eastwood; quando egli rifiutò, Leone assunse Charles Bronson, che aveva rifiutato la parte dell’uomo senza nome in Per un pugno di dollari. Anche James Coburn fu avvicinato per Armonica, ma chiese troppi soldi.
A Enrico Maria Salerno e Robert Hossein venne offerto il ruolo di Morton prima che Gabriele Ferzetti venisse assunto; Hossein aveva accettato, ma dovette abbandonare per un impegno teatrale. Ferzetti, che lo considerava uno dei suoi migliori ruoli, si riferì al suo casting come “fato, destino”.
Le riprese ebbero luogo a Cinecittà Studios a Roma e La Calahorra, Granada, Andalucía, Arizona, Moab, Utah, Monument Valley, negli USA. Le riprese del film si sono svolte nel periodo da Aprile fino a Luglio del 1968.
L’INDIMENTICABILE COLONNA SONORA
C’è poco da dire a riguardo, le fama dei film di Sergio Leone la si deve, almeno in parte, ad ad alcune tra le più incredibili colonne sonore di film mai realizzate, e solo un nome può essere accostato ad un genere come questo, Ennio Morricone.
Incredibile come il talento del musicista e compositore italiano si presti alla perfezione per questo tipo di film, le sue escalation di suspense progressive, le stridule note eseguite dall’armonica come se fossero quelle di un susseguirsi di suoni acuti, hanno senz’altro caratterizzato, e non di poco, il film.
A mio avviso C’era una volta il west è la miglior composizione di Morricone eseguita ad oggi, collaboratore stretto e regolare di Leone, Ennio era presente sul set per trovare la giusta sinergia fra gli attori in scena e le inquadrature scelte dal regista. Fu cosi essenziale il lavoro del compositore a tal punto che durante le spesso Leone faceva ascoltare le musiche del film, già appositamente realizzate, per aiutare gli attori a calarsi nella parte.
L’ACCOGLIENZA DEL PUBBLICO
Benché non fosse cosi conosciuta come la trilogia del dollaro, C’era una volta il west riuscì ad incrementare l’interesse di questo genere di film nel panorama dei cineasti e registi. Registi come Quentin Tarantino, Martin Scorsese, George Lucas, John Carpenter e John Boorman hanno diverse volte citato il film di Sergio Leone come fonte d’ispirazione per le loro opere.
Restaurato nel 2007, la versione del film ufficiale è disponibile in blu-ray con una copertina in cartone a edizione limitata. Quando uscì in sala nel 1968 la pellicola era inizialmente di 168 minuti, in America il film venne proiettato con un taglio di scene che ridusse la durata a 145 minuti.
Ad oggi il film viene considerato tra le prime 100 opere cinematografiche più belle di tutti i tempi e questo dicembre compirà 50 anni di vita, ma non sembra aver perso il proprio smalto. Un pezzo di cuore per noi italiani, che ci riscopriamo pionieri di un genere che non ci appartiene ma che sappiamo raccontar meglio di altri, un pezzo del nostro estro e della nostra creatività che Sergio Leone ha ben rappresentato in questo fantastico racconto e che, a oggi, acquisisce un sapore più intenso.
Il tempo passa inesorabilmente per tutti, ma non per l’arte, non per opere di questo tipo, indelebili nella memoria di noi appassionati di film e di storie meravigliose, dagli sguardi glaciali di pistoleri solitari ai colpi di pistola sotto il sole cocente di mezzogiorno, storie di donzelle in pericolo e sceriffi corrotti, in quel lontano tempo e luogo che ci è così caro e così prezioso, dove c’era una volta il west.