Dario Argento, maestro indiscusso di stile e creatore di incubi che il mondo ci invidia, omaggiato oltre oceano da nomi come Quentin Tarantino, compie 80 anni, e anche se a distanza, anche Venezia lo celebra durante la 77 esima Mostra del Cinema.
Omaggiato del Premio Pietro Bianchi 2020 dei Giornalisti Cinematografici, viene anche celebrato un altro traguardo: i suoi primi 50 anni di cinema.
E’ passato infatti esattamente mezzo secolo dall’uscita in sala de L’uccello dalle piume di cristallo, il film del debutto, primo successo, subito internazionale, di un’opera prima che proprio nel giugno del 1970 fu accolta con grande attenzione anche dalla stampa e anche se per breve tempo, fu anche al top del box office in America.
Lo stesso anno Dario Argento – già critico cinematografico e poi sceneggiatore (fu autore del soggetto con Bernardo Bertolucci e Sergio Leone di C’era una volta il West) – tornava sul set con Il gatto a nove code iniziando, proprio in quel settembre, una carriera che lo ha reso, fin dall’inizio, un regista cult amato in tutto il mondo.
Romano “di Roma”, figlio di un uomo di cinema come Salvatore (tra i fondatori di Unitalia per la promozione dei film italiani all’estero e produttore di talento) e di Elda Luxardo (grande fotografa dello star system italiano), Dario nasce il 7 settembre 1940 nel pieno della guerra mondiale.
Cresce gironzolando per lo studio della madre, in Via del Tritone, dove passa ore incantato a scoprire i segreti del set, delle luci, del trucco e dell’obiettivo. E’ uno studente ribelle, ancora minorenne lascia il liceo classico e scappa a Parigi dove vive un anno da perfetto bohemienne, facendo mille mestieri, nutrendosi di cinema alla Cinèmathèque Française.
A 17 anni si conquista pero’ le simpatie della redazione della rivista di settore L’araldo dello spettacolo. Strappa quindi un contratto da “vice” critico al quotidiano pomeridiano della Capitale, Paese sera dove si ritaglia uno spazio come specialista del cinema di genere e di quello delle avanguardie, a cominciare dalla Nouvelle Vague.
I suoi film, da Profondo Rosso a Suspiria li conosciamo e sarebbe difficile dire quale sia il migliore, lo stesso Argento alla domanda: molti dicono che Profondo rosso sia il suo capolavoro. Lei è d’accordo?
Risponde
“Non credo, non so e poi non devo essere io a giudicare. Penso di aver fatto diversi film interessanti, li ho realizzati tutti con entusiasmo, amore, sapienza tecnica. ‘Suspiria’ ad esempio è molto importante ed è quello che all’estero ha avuto più successo. Anche ‘Opera’, ‘Phenomena’, ‘Tenebrae’. E poi c’è ‘L’ uccello dalle piume di cristallo’, che ha dato il via a tanto cinema: molti registi americani, orientali, europei dicono che sono stati influenzati da quel film.”
Argento ha sdoganato il cosiddetto “giallo” italiano, guadagnandosi il titolo di “re del brivido” con un crescendo di consensi che, passando per Il gatto a nove code e Quattro mosche di velluto grigio, trova l’apoteosi in Profondo rosso (1975) in cui rende omaggio alle sue passioni cinefile mediante attori come David Hemmings, Macha Meril, Clara Calamai e infine Daria Nicolodi, la sua nuova compagna che darà alla luce sua figlia Asia.
In questo periodo viene spesso accostato a Hitchcock, ma nonostante le affinità tecniche, il cinema di Dario Argento è già profondamente diverso e lo sarà ancor più quando sceglierà l’horror e l’incubo puro tra Suspiria e gli altri titoli nella trilogia delle Tre madri (Inferno e La terza madre).
“In realta’ proietto sullo schermo le mie paure, le ossessioni che spesso hanno popolato le mie notti e le esorcizzo anche con una robusta dose di ironia. Amo mettermi nei panni dei miei mostri e per questo le mani dell’assassino sono sempre le mie, da un film all’altro. Adoro la tecnica, la sfida delle riprese impossibili, ma poi credo che nel mio cinema ci sia la poesia della vita e della morte”.
Con 19 film alle spalle, svariate prove televisive tra Italia e Stati Uniti, tre regie d’opera e due libri tra cui il bellissimo “Paura” del 2014, oggi Argento è amato, premiato e venerato in tutto il mondo, e nel 2021 il Museo del Cinema di Torino gli ha anche dedicato una grande mostra antologica.
Al momento è al lavoro su un nuovo progetto insieme alla figlia Asia, che potrebbe vedere la luce l’anno prossimo, ma del quale non si hanno ancora dettagli.