C’è ancora domani (Id.)
Regia: Paola Cortellesi; soggetto e sceneggiatura: Furio Andreotti, Giulia Calenda, Paola Cortellesi; fotografia (B/N): Davide Leone; scenografia: Massimiliano Paonessa, Lorenzo Lasi; costumi: Alberto Moretti; trucco e acconciatura: Ermanno Spera; colonna sonora: Lele Marchitelli; effetti speciali: Franco Galiano; montaggio: Valentina Mariani; interpreti: Paola Cortellesi (Delia), Valerio Mastandrea (Ivano), Emanuela Fanelli (Marisa), Vinicio Marchioni (Nino), Giorgio Colangeli (Sor Ottorino), Romana Maggiora Vergano (Marcella), Francesco Centorame (Giulio), Lele Vannoli (Alvaro), Paola Tiziana Cruciani (Sora Franca), Yonv Joseph (William, il soldato americano), Alessia Barela (Orietta), Federico Tocci (Mario); produzione: Lorenzo Gangarossa, Mario Gianani per Wildside Media, Vision Distribution; origine: Italia – 2023; durata: 118′.
Trama
Roma, 1946. Delia è ‘una brava donna di casa’ nella capitale del dopoguerra: tiene il suo sottoscala pulito, prepara i pasti al marito Ivano (Mastandrea) e ai tre figli, accudisce il suocero scorbutico che vive con loro e guadagna qualche soldo rammendando biancheria, riparando ombrelli e facendo iniezioni a domicilio. Secondo il suocero però “ha il difetto che risponde”, in un’epoca in cui alle donne toccava tenere la bocca ben chiusa. E Ivano ritiene sacrosanto riempirla di botte e umiliarla per ogni sua mancanza, anche immaginaria. La figlia Marcella sta per fidanzarsi con il figlio del proprietario della pasticceria del quartiere, il che le darebbe la possibilità di migliorare il suo status e allontanarsi dalla condizione arretrata in cui vive la sua famiglia, nonché da quella madre sempre in grembiule e sempre soggetta alle angherie del marito.
Un pomeriggio, ascoltando involontariamente i due innamorati, Delia scopre che Giulio (Centorame), il fidanzatino borghese, è follemente geloso di Marcella alla quale, dopo il matrimonio, intende impedire di lavorare e perfino di uscire di casa. La ragazza però è innamorata e non sente ragioni. Per fortuna fuori casa Delia ha qualche alleato: un meccanico che le vuole bene, un’amica spiritosa che la incoraggia, un soldato afroamericano che vorrebbe darle una mano. E soprattutto, ha un sogno nel cassetto sbocciato, come una nuova speranza, da una lettera ricevuta a sorpresa.
Un film attuale ambientato in un mondo antico
Sono state spese molte parole per questo film, parlando impropriamente di neorealismo e scomodando paragoni con capolavori come Una giornata particolare (1977) di Ettore Scola, o con Bellissima (1951) di Luchino Visconti. C’è ancora domani può ricordare indubbiamente il secondo quanto alla scenografia: il film è infatti girato nel quartiere Testaccio di Roma, se escludiamo la casa familiare, ricostruita negli studi di Cinecittà. Il quadro storico è il 1946, con Roma ancora presidiata da truppe americane, che si prepara a scegliere tra Repubblica e Monarchia.
C’è il cast, con Valerio Mastandrea marito manesco, che a proposito dell’accettazione della parte racconta un aneddoto: “Paola mi chiede di leggere il copione e poi mi domanda se secondo me io potevo recitare nella parte di Ivano. Io le rispondo di no, però le dico parliamone e così nasce Ivano, un ruolo sofferto che non interpreto a briglia sciolta, ma con la museruola.”
C’è l’inopportuno Sor Ottorino (un Giorgio Colangeli memorabile), che impartisce al figlio lezioni di vita coniugale: “non le poi menà sempre, perchè poi si abitua. Una legnata che se la ricorda, così smette di rispondere”.
C’è Marcella (Romana Maggiora Vergano), una figlia che vorrebbe vedere una madre meno rassegnata e un poco la disprezza per la sua apparente accondiscendenza alle maniere forti del marito. La stessa giovane ragazza, accecata dall’amore, accetterebbe la gabbia dorata che il fidanzatino Giulio le vorrebbe costruire intorno, in quanto oggetto di sua proprietà. Sarà proprio Delia a salvarla, in segreto, grazie all’aiuto di un soldato americano di colore conosciuto per caso.
Al centro di tutto Paola Cortellesi è Delia, dimessa donna di casa che si divide tra vari lavoretti per portare qualche soldo a casa (nascondendo al marito che se li spenderebbe con le donnine) una parte dei guadagni, destinata al vestito da sposa della figlia maggiore e che invece alla fine Delia lascia alla figlia perchè possa riprendere gli studi, lasciati perchè “l’istruzione per una donna è inutile.”
C’è l’amica fidata Marisa (Emanuela Fanelli, volto televisivo sempre più a suo agio come attrice), venditrice di frutta al mercato, cui Delia ha confidato il dramma delle violenze domestiche subite. Le consiglia di trovarsi un altro, di lasciare quel marito violento.
C’è l’amore di un tempo, il meccanico che la invita a fuggire con lui.
Ci sono le canzoni, come quella, splendida, dell’amico Daniele Silvestri:
“…e le parole, si lo so, so’ sempre quelle
ma è uscito il sole e a me me sembrano
più belle
scuola e lavoro, che temi originali
se non per quella vecchia idea de esse
tutti uguali
e senza scudi per proteggermi ne’ armi
per difendermi
ne’ caschi per nascondermi ne’ santi
a cui rivolgermi
ho solo questa lingua in bocca e se
mi tagli pure questa
io non mi fermo, scusa, canto pure
… a bocca chiusa
guarda quanta gente c’è che sa rispondere
dopo di me…
a bocca chiusa”
Ci sono quelle file davanti al seggio elettorale per andare a votare, oggi che a votare non ci va più nessuno.
“Le parole son sempre quelle” canta Silvestri. Vero, ma sono quelle giuste. C’è un film sincero, accorato, forse ingenuo ma di sicuro originale, in grado di far leva sui sentimenti, drammatico ma con momenti di leggerezza irresistibili.
Ci sono, per una volta, anche gli spettatori in sala. Ad oggi 13 milioni e la corsa continua. C’è ancora domani è già vincitore del biglietto d’oro come film italiano più visto dell’anno.