Siamo nel 1939. T. S. Elliot pubblica una raccolta di poesie, scritte originariamente per i suoi figliocci, con lo pseudonimo di “Old Possum”, in un libro dal titolo “Il Libro dei Gatti Tuttofare”. Le poesie raccontano in maniera divertente e grottesca i comportamenti e la psicologia sociale felina. Qui si ritrovano strani tipi di gatti: la gatta che di notte osserva il comportamento dei topi e addestra gli scarafaggi, una coppia di gatti furbacchioni che ne compiono di tutti i colori, sapendo che poi gli umani, non sapendo se incolpare l’uno o l’altro, lasciano correre la cosa e perfino un gatto dotato di straordinari poteri magici. Questi e molti altri gatti, sono stati oggetto, ben quarant’anni dopo, di un musical diventato leggenda, ideato da Andrew Lloyd Webber e conosciuto da tutti come Cats.
Si tratta di uno spettacolo che, più che sulla storia e sui testi, spesso additati per essere senza senso (in fin dei conti si parla di poesie ideate per far divertire i bambini), basa il suo successo sulla spettacolarità, sulle straordinarie musiche del suo creatore e sul livello di trucco e costumi, negli anni diventati sempre più sofisticati. Evidentemente attirato dalle sfide, il regista Tom Hooper, già autore dello straordinario Les Misérables, nominato a otto premi Oscar e vincitore di tre statuette, ha deciso che anche per Cats era giunto il momento di fare il grande salto e diventare una mega produzione cinematografica.
Annunciato in pompa magna, nel 2018, Cats avrebbe avuto nel cast una lista di stelle a dir poco impressionante: Ian McKellen (Il Signore degli Anelli), Judi Dench (Chocolat, 007), Jennifer Hudson (Dreamgirls), Idris Elba (Avengers) e molti, molti altri. Il film sarebbe dovuto uscire nel periodo natalizio dell’anno successivo, il 2019. Proprio nel 2019 viene presentato il primo trailer ufficiale. Da lì… il declino!
I fan del musical originale, hanno gridato allo scandalo e hanno chiesto a gran voce a Universal di modificare i personaggi del film o di cancellarne addirittura la produzione. I maestosi gatti rappresentati a teatro, nella versione cinematografica sono diventati degli strani ibridi uomo-gatto costruito in computer grafica e sono stati piazzati in strani set “a misura di gatto”. Da questo momento in poi, Cats diventerà un disastro annunciato e purtroppo, il flop di cui sarà vittima, confermerà la situazione.
A complicare ulteriormente il tutto, alcuni errori nella computer grafica, causati presumibilmente dalla data di uscita, programmata a troppo poco tempo di distanza, hanno contribuito a ridurre drasticamente la qualità del film con gatti in cui si evidenziavano strani ciuffi di pelo o punti in cui ne erano completamente privati. Questo ha spinto Universal a rilasciare una versione “aggiornata” per le sale in cui il film risultava già in proiezione e a posticipare l’uscita dello stesso negli altri paesi. In Italia è arrivato poi nelle sale a Febbraio, ma, complici gli scarsissimi risultati nel resto del mondo, il film è rimasto in programmazione, in alcuni casi, appena due settimana e alcuni cinema non lo hanno nemmeno proposto a cartellone.
Inutile dire che a seguito delle prime proiezioni, il film è stato preso di mira da qualsiasi testata cinematografica che lo ha bocciato praticamente sotto tutti i punti di vista, definendolo un film confusionario e mal fatto. Alcuni critici sono arrivati a definirlo “un’esperienza terribile” e c’è chi, con una certa dose di ironia, ha sentenziato che Cats “non andrebbe fatto vedere nemmeno a un cane”.
E oltre al danno, la beffa: Cats è risultato tra i trionfatori (se così si può dire) alla scorsa kermesse dei Razzie Awards, che potrebbero essere considerati un po’ come gli “anti-Oscar”. Il film si è aggiudicato ben 6 Raspberry Award su 9 candidature (due delle quali nella stessa categoria). Tra le altre categorie, il film ha vinto il “premio” per la Peggior regia, per il Peggior Regista, assegnato a Tom Hooper e per i migliori attore e attrice non protagonisti, assegnati rispettivamente a James Corden e Rebel Wilson. Un bello smacco.
Noi di iCrewplay, dopo critiche di questo tipo, abbiamo comunque deciso di “prendere coraggio” e guardarlo, per raccontarti le nostre impressioni e per cercare di capire assieme cosa ha funzionato e cosa no. Avvisiamo che l’articolo potrebbe contenere alcuni spoiler.
Partiamo da un presupposto: la versione teatrale di Cats, che ha visto decine e decine di rappresentazioni replicarsi in tutto il mondo in quasi quarant’anni dalla prima produzione, è una versione che si rivolge ad un pubblico presente in sala. I gatti raccontano la loro storia al pubblico e l’intero spettacolo, che come arco temporale percorre un’intera nottata, si svolge in un set fisso, generalmente una sorta di discarica, in cui i protagonisti raccontano a turno la loro peculiarità e in cui si sviluppano le scene più spettacolari, come quella del ballo Jellicle o la lotta tra Macavity e gli altri gatti.
Naturalmente uno spettacolo di questo tipo doveva essere adattato diversamente per il cinema, in cui il pubblico cerca, ovviamente, un certo dinamismo. Da qui, l’idea dei set multipli. Nel film i protagonisti si spostano da un set all’altro partendo proprio da quello che sembra essere un vicolo buio, per poi spostarsi in diverse ambientazioni, tra cui alcune case, un cimitero e per finire poi tutti assieme in un teatro in cui si svolge il “rito” per il quale tutti i gatti Jellicle si ritrovano una volta l’anno.
Per quanti di voi non conoscono la parola “Jellicle”, è un modo per identificare proprio gatti aventi ognuno un suo stile, una sua peculiarità e un talento particolare. Tutto questo viene raccontato e messo in mostra nella notte in cui il patriarca dei Jellicle, Old Deuteronomy, sceglie chi di loro può ascendere al Heaviside Layer, l’unico modo per rinascere in una nuova vita. In Cats, per poter rendere tutto questo fruibile a un pubblico cinematografico, si è pensato di creare una sorta di storia, un filo conduttore, identificato in un nuovo personaggio, Victoria, una gatta abbandonata che trova nei Jellicle un gruppo di amici che la accolgono come una sua pari. Sarà lei il pubblico dei Jellicle che sono ansiosi di raccontarle ognuno la propria storia.
Cominciamo ad analizzare gli aspetti del film, partendo dal più criticato: la computer grafica. E’ stato probabilmente questo l’errore che ha affossato la trasposizione di Hooper. L’uso massiccio di CGI, sebbene possa essere giustificato per i set (in parte costruiti dal vero negli studi di Leavesden, gli stessi dove sono state girate molte scene dei film di Harry Potter) ha contribuito a far perdere molto carattere ai gatti, ricostruiti con la tecnica del motion capture, la cui realizzazione richiede che gli attori recitino con delle tute particolari e ricoperti da puntini che servono poi al computer per ricostruire fattezze e movenze. Il risultato? Un tripudio di code guizzanti e peli variopinti su corpi umanoidi il cui volto e le mani sono stati ricostruiti per richiamare gli elementi reali degli attori. Questo elemento “ibrido” non solo fa storcere il naso al fan conoscitore del musical originale, ma disorienta coloro che Cats non lo hanno mai visto.
Nonostante questo, alcuni dei personaggi più importanti, come Grizabella o Rum Tum Tugger, indossano dei costumi e in alcuni casi addirittura delle scarpe da ginnastica o da tip-tap. Questo, naturalmente, rende tutto ancora più grottesco e surreale. I set, inoltre, pur essendo, come dichiarato dallo stesso regista “a misura di gatto”, non risultano sempre proporzionati alle creature che li popolano e questo confonde ulteriormente la visione, dando l’impressione di assistere ad un assurdo spettacolo psichedelico.
Quello che funziona piuttosto bene, naturalmente, è la musica. Le canzoni originali, sono riportate tutte nella versione cinematografica anche se, con il benestare di Andrew Lloyd Webber, che ha personalmente curato la colonna sonora del film, alcune sono state ritoccate modificandone la struttura, tipicamente orchestrale (alcune produzioni teatrali hanno ospitato orchestre di oltre 70 elementi), diventata un po’ più “pop”, con risultati non sempre all’altezza. Curiosamente uno dei brani, “Mungojerrie e Rumpleteazer”, è stato quasi completamente modificato nella metrica e nella melodia, risultando, di fatto, quasi un nuovo brano, purtroppo peggiore dell’originale. Parlando sempre di brani, il compositore inglese, assieme a Taylor Swift, ha scritto anche una nuova canzone, “Beautiful Ghosts” interpretata dalla stessa Taylor Swift nei titoli di coda di Cats, e da Francesca Hayward subito dopo uno dei reprise di “Memory”.
Anche i personaggi sono ripresi quasi in toto dal musical originale, ma ad alcuni di loro è stato dato più spazio del dovuto. Macavity, ad esempio, che possiamo considerare il vero antagonista dello spettacolo, nella versione teatrale, prima del suo numero, compare più volte per pochi secondi e non interagisce praticamente mai con gli altri personaggi in scena. Nel film il personaggio, interpretato da Idris Elba, invece, appare molto più spesso e con l’inganno, facendoli sparire con una magia, intrappola alcuni di loro in una sorta di chiatta nel bel mezzo del Tamigi, sorvegliati a vista da un altro nuovo (e inutile) personaggio, Growltiger, interpretato da Ray Winstone. Più in la nel film, si intuisce che Macavity vuole essere scelto per passare nel Heaviside Layer (tradotto in italiano, non si sa perchè, come “strato ionizzato”) per iniziare una nuova vita. Non si capisce il motivo di questa scelta ontestamente: nella versione originale Macavity, oltre a non manifestare praticamente mai abilità magiche, non sembra avere come scopo quello di prevalere sugli altri, ma solo quello di rendersi minaccioso ai loro occhi. Inoltre, solo nel film, viene esplicitamente additato come una delle cause delle condizioni pietose di Grizabella, altra cosa che con il musical non ha a che fare.
Si è poi deciso, per la prima volta nella storia del musica, di relegare uno dei personaggi più importanti del musical, Old Deutoronomy, che può essere paragonato ad una sorta di idolo o divinità, a una figura femminile. A prestare il volto al personaggio è stata scelta nientemeno che Judy Dench, un mostro sacro del cinema e una delle più amate attrici britanniche degli ultimi decenni. Non si è dato però peso al fatto che, nonostante l’età e le “zampe barcollanti”, come definite nel brano che lo introduce, il personaggio di Old Deuteronomy dimostra, nel musical, grande imponenza, fierezza e un certo rigore alla sua presenza. Nonostante l’ottima interpretazione, l’esile figura dell’attrice, e in particolar modo la voce, non riescono a rendere queste caratteristiche.
Lo stesso errore è stato commesso con il personaggio di Mr. Mistoffelees, il gatto magico del gruppo che sarà di fondamentale aiuto in un momento critico della serata. Nel film è rappresentato come un gatto molto timido, sempre ansioso di mostrare cosa può fare con la sua magia, tutto questo in contrapposizione con la sua controparte teatrale, che invece è fiera e sicura di se e che, inoltre, non parla (e non canta) mai. Sono sottili differenze, che in linea di massima non tolgono niente alla storia originale, ma ci fa chiedere il perchè di queste scelte, quando ci si sarebbe potuti attenere al musical originale che da tanti anni riscuote successo e consensi.
Nemmeno il cast, quindi, non aiuta particolarmente a risollevare le sorti del film, nonostante alcune interpretazioni restino effettivamente una spanna sopra le altre, in particolar modo l’interpretazione di Jennifer Hudson, che ha dato a Grizabella un volto malinconico e una voce straordinaria nell’interpretazione di “Memory” uno dei brani più riconosciuti del mondo dei musical e allo stesso modo Ian McKellen ha saputo rendere magnificamente il personaggio di Gus, il gatto del teatro… e chi meglio di lui avrebbe saputo farlo?
In conclusione, perchè questo musical, il cui altisonante nome avrebbe dovuto attirare al cinema folle di appassionati, ha avuto una sorte così meschina? Secondo noi ci sono svariati fattori. Come già detto, la scelta della computer grafica non è stata certamente la migliore, ma una scelta di questo tipo, è stata dettata, molto probabilmente, dalla fretta. Forse un calcolo errato dei tempi ha contribuito a rendere la produzione eccessivamente frettolosa, considerato che il film sarebbe dovuto uscire per il periodo natalizio e c’è da dire che nel 2019, anche la scelta del periodo non è stata tra le più felici, dato che in sala c’erano diverse scelte interessanti, prima fra tutte l’ultimo capitolo della saga di Star Wars. In Italia, invece, il film ha avuto la sfortuna di uscire un paio di settimane prima della chiusura dei cinema, imposta dalle misure pensate per arginare il contagio da Covid-19 e, arrivato da noi con una reputazione più che scarsa, molte sale non hanno nemmeno preso in considerazione l’idea di proiettarlo.
Insomma, Cats sta lentamente diventando un cult, purtroppo però, in questo caso, la parola è usata in maniera negativa, dato vogliono vederlo, magari non conoscendo il musical originale, per capire se le critiche hanno ragione oppure no. Per quanto riguarda noi, non ci sentiamo di essere aspri come molti critici, ma nonostante le stupende musiche, che nonostante le modifiche subite, rimangono impareggiabili, e l’interpretazione di pochi elementi del cast, non riusciamo a dargli la sufficienza. La spettacolarità voluta a tutti i costi dal regista ha penalizzato non poco il musical, snaturandone in parte lo spirito.