Quando un personaggio celebre se ne va, lascia sempre un vuoto, ma quando il personaggio in questione ha vissuto una vita lunga e costellata di successi, in realtà, fa anche un po’ sorridere, perché come un film ripercorriamo nella mente tutti i momenti, i personaggi e le battute che lo hanno reso celebre.
Carlo Croccolo se n’è andato pochi giorni fa (il 12 ottobre) a 92 anni, ha vissuto una vita straordinaria come straordinario è stato il suo talento ha lavorato nel cinema sin dagli anni Cinquanta accanto ai più grandi comici italiani, da Totò a Eduardo De Filippo, in oltre cento film, a teatro e in tv. Ha vinto un David di Donatello nel 1989 per la sua interpretazione di ‘O re, il film storico di Luigi Magni. È stato anche il padre della sposa in Tre uomini e una gamba (1997) con Aldo, Giovanni e Giacomo.
E’ stata la spalla di Totò in vari titoli, il cameriere Gondrano in 47 morto che parla (1951), il maggiordomo Camillo in Totò lascia o raddoppia? (1956), Battista in Signori si nasce (1960). È stato doppiatore di Oliver Hardy (prendendo il posto di Alberto Sordi) negli anni 50 e 60, arrivando anche a doppiare entrambi i personaggi di Stanlio e Ollio. A partire dal 1957 ha dato la voce anche a Totò, unico doppiatore autorizzato dall’attore nei suoi ultimi anni, quando era malato: sua la voce del personaggio della baronessa Laudomia di Torrealta in Totò diabolicus (1962). Lo ha doppiato poi in alcune scene di I due marescialli e, nel finale alla stazione, è sua anche la voce di Vittorio De Sica, come anche in Operazione san Gennaro di Risi.
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A teatro è stato diretto da Giorgio Strehler in La grande magia di Eduardo De Filippo e ha recitato nelle commedie di Garinei e Giovannini Rinaldo in campo nell’edizione del 1987 con Massimo Ranieri e Aggiungi un posto a tavola con Johnny Dorelli nel ruolo del sindaco nell’edizione del 1990. Ha partecipato anche a sceneggiati televisivi e fiction, tra cui Capri nel ruolo del pescatore Totonno.
Attivo fin da giovanissimo, napoletano purosangue, Carlo Croccolo è stato uno di quei grandi personaggi sempre in bilico tra il cinema e il teatro di varietà, che allo schermo ha fornito i suoi protagonisti, a partire dai De Filippo, con cui Croccolo ha recitato. L’avanspettacolo, la guerra, come nel film di Sordi Polvere di stelle, la radio e il doppiaggio, Croccolo era pronto ad ogni chiamata. Durante uno spettacolo con Luciano Tajoli presenta per la prima volta una macchietta che resterà celebre, quella di Pinozzo, un suo alter ego, un giovane ingenuo soldatino, lento di riflessi che subito trova la strada del cinema nei Cadetti di Guascogna con Tognazzi e Chiari, poi nei Pompieri di Viggiù di Mattoli suo regista di riferimento.
Gira centinaia di titoli, sempre in quei filoni così detti minori, molto cinema sulla ribalta del varietà, musicarelli, ma anche classici d’epoca come Bellezze in bicicletta. Diventa una presenza costante e attesa dal pubblico, cui era simpatico in modo naturale, ottiene qualche partecipazione in film di De Sica, Salce, Blasetti, Comencini, Loy, Magni e lavora con Salemme, Bigagli, Chiambretti, Pompucci.
Nel ’71 si avventura nel dirigere due western flop sotto un falso nome, non lo si sente a lungo, ma torna poi sui palcoscenici anche in classici (Molière e La grande magìa di Eduardo con regìa di Strehler, L’albergo del libero scambio diretto da Missiroli), ottiene un bel cameo in Il cielo è sempre più blu di Grimaldi ed è attivo nella nostra tv specie quella ancora in bianco e nero, nell’Alfiere di Majano, nella serie di telefilm Piccole storie e spesso si dedica non solo per contratto alla tv dei ragazzi.
Tra i leggendari racconti di Croccolo, si ricordano le scottanti rivelazioni fatte una decina di anni fa quando, a 81 anni, rivelò di aver avuto una breve relazione con Marilyn Monroe.
“Sì, purtroppo è vero. Marilyn Monroe e io abbiamo avuto una storia d’amore. È durata soltanto tre mesi ma io ero pazzamente innamorato di lei. Solo che stare con lei era un inferno e io, alla fine sono fuggito”
aveva detto in un’intervista a Tv Sorrisi e canzoni.
“Ho conosciuto Norma (il vero nome di Marilyn era Norma Jean Baker) nel periodo peggiore della sua vita: sarebbe morta circa un anno dopo, nel 1962. L’ho incontrata a una festa a Los Angeles, attraverso Sammy Davis e l’entourage del presidente John Fitzgerald Kennedy. Io me ne stavo in disparte finché non ho visto lei. Abbiamo iniziato a parlare e poi… E’ cominciata così, come cominciano tante storie”
“Non sono un attore comico, sono il lato triste della comicità”
disse in un’intervista a Repubblica, in cui in maniera amara parlò anche delle sue doti attoriali, negando il termine “spalla di” che non gli piaceva e facendo un ritratto di sé molto duro:
“È vero non mi sono mai sentito un grande attore. Non lo sono e non ho mai fatto niente per esserlo. Sono come quei cani randagi che Totò cercava, inutilmente, di raccogliere e accudire. Dico sempre: lasciatemi stare. L’insuccesso non mi ha mai scoraggiato. E il successo non mi ha mai montato”.
Quella voce roca e la sua chioma bianca ci mancheranno, ma resterà sempre il ricordo, la genialità e la personalità di un artista completo, che ci ha fatto ridere di gusto e divertire come pochi.