Cafarnao, il film di Nadine Labaki, ha fatto incetta di candidature a tutti i premi internazionali del 2019: Oscar, Golden Globes, Bafta, Cesar, ha vinto il Premio della giuria al Festival di Cannes 2018, insomma merita davvero la sua visione. La Labaki, oltre ad essere la regista, è anche la sceneggiatrice e una delle attrici principali del film, l’avvocato di Zain, un ragazzino di circa dodici anni che cita in giudizio i genitori per averlo messo al mondo. Dirai tu, in che senso? E’ la storia del ragazzino, lo splendido Zain Alrafeea di cui è impossibile non provare simpatia e amore, che capisce a proprie spese, e peggio ancora della sorella quasi coetanea alla quale è legatissimo, che tanti genitori, spesso irresponsabili, mettono al mondo povere creature che sfruttano per lavori al limite della sopportazione fisica o peggio ancora, come succede alla ragazzina, per venderli come merce di scambio a un uomo adulto. Una realtà che il piccolo protagonista odia con tutto se stesso e da cui vuole fuggire; così, con i suoi pochi anni ma con un coraggio da leone, cerca una via d’uscita. Cerca di salvare la sorellina dalle grinfie di un marito adulto, un’unione appoggiata da una collettività malata, che permette matrimoni con ragazzine, addirittura con bambine. La regista sottolinea questi attimi struggenti dove il nostro, o almeno il mio, stomaco si attorciglia per lo sdegno e il dolore di un’infanzia negata, di una violenza inaudita verso i più deboli, cosa che le riesce veramente bene, in un misto di crudezza e sensibilità tutta femminile. Zain riuscirà a scappare e si unirà con un’altra vittima della società, una giovane donna somala con un bambino piccolissimo che non riesce ad avere i documenti per essere considerata regolare. Tra i due nascerà una bella complicità, destinata però a finire perché la legge colpisce sempre i più deboli e indifesi. Non voglio dirti altro, guardati Cafarnao perché merita per la storia, per lo spaccato di vita che racconta, per la regia attenta e anche per il ragazzino che è bellissimo, capace di raccontare tutta la drammaticità della sua vita con un semplice sguardo. Favoloso!
Nadine Labaki non è nuova nell’occuparsi dei più deboli in una società maschilista, dove la donna e i bambini non contano niente e vengono spezzati continuamente. Già nel suo primo film, la commedia Caramel (2007) e in E ora dove andiamo? (2011), la sua sensibilità, mescolata alla crudezza delle situazioni, a volte intinta anche di sottile umorismo, mi hanno insegnato con grazia a conoscere quel pezzo di mondo che spesso noi occidentali critichiamo senza conoscere, e ad immedesimarmi in quelle donne, e nel caso di Cafarnao nei bambini di questi paesi, come il Libano, che vivono realtà spaventose di soprusi, povertà e violenze, dove niente è regalato, anzi dove spesso viene rubata l’innocenza e l’infanzia. Film che ti fanno pensare: che fortuna ho avuto a nascere in un paese come l’Italia.