Burning – L’amore brucia, al cinema l’ultima opera del regista sudcoreano Lee Chang-dong
Ci sono registi che possiedono la capacità di muoversi tra i personaggi in maniera leggera, elegante, quasi in punta di piedi; come una mosca che vola, ben attenta a non farsi vedere e ad osservare la vita, gli attimi da un punto di vista estremamente tangibile. Nulla di costruito, nessuna inquadratura banale… l’occhio di un sessantacinquenne che, da una panchina, osserva ciò che gli succede intorno. Questa visione vigile e delicata appartiene a Lee Chang-dong, regista, sceneggiatore e politico sudcoreano.
L’ultima sua opera cinematografica è datata 2010. Con Poetry ci immergiamo, in modo quasi doloroso, nella riscoperta del sentimento attraverso la memoria imperfetta di Mija, una badante affetta dal morbo di Alzheimer con la passione per la poesia.
La stessa leggerezza dietro la macchina da presa, mossa con garbo e leggiadria alla stregua di una bacchetta nelle mani capaci di un direttore d’orchestra, la ritroviamo in Burning-L’amore brucia. Pellicola del 2018, in questi giorni al cinema, è ispirata al racconto Granai Incendiati di Haruki Murakami dal quale il regista ha estratto due ore e mezza di intensità narrativa, girata in modo eccellente. Il protagonista è Jong-soo, un ragazzo di umili origini con il sogno di fare lo scrittore. A Seoul incontra la bella Haemi che lo corteggia e seduce prima della partenza per il Kenya; al suo ritorno torna accompagnata da Ben, una sorta di Gatsby sudcoreano, un ragazzo benestante che vive nel lusso (interpretato da Steven Yeun, il Glenn Rhee della nota serie tv The Walking Dead).
“Non devi sforzarti di immaginare che quella cosa ci sia. Devi piuttosto smettere di pensare che non ci sia”
Lee Chang-dong ci dice subito cosa aspettarsi da questo film, lo fa dire ad Haemi poco dopo aver incontrato Jong-soo. Burning è un’opera emotivamente toccante, improvvisa, che ti obbliga a riconsiderare ciò che hai appena visto: atmosfere, dialoghi, situazioni che sembrano ma non sono, sono ma potrebbero non essere. Il maestro sudcoreano ci regala un’altra perla, una visione intima ed eterea sull’universo dei rapporti umani, della loro complessità… come dice il protagonista “Per me il mondo è un mistero”.
Bell’articolo, cercherò di vedere il film ?