Trent’anni, di cui oltre diciotto sul grande schermo, con un numero di film ormai ben superiore alla sua età anagrafica: Adèle Exarchopoulos, nata a Parigi il 22 novembre 1993 da madre francese e padre di origini greche, ha un rapporto con la recitazione teatrale che risale alla tarda infanzia.
Gli esordi e i primi successi di Adèle Exarchopoulos
Primogenita di tre figli, debuttò nel mondo del cinema non ancora dodicenne, come protagonista del mediometraggio Martha, di Jean-Charles Hue (2005). Seguirono, a breve distanza, una partecipazione alla serie R.I.S. Police Scientifique e il ruolo della giovanissima Lilli nel film autobiografico di Jane Birkin, Boxes (2007), fino a una parte da protagonista nella pellicola d’avventura I ragazzi di Timpelbach (2008), diretta da Nicolas Bary.
L’effettiva consacrazione fu preceduta da alcune opere poco conosciute al di fuori dei confini francesi: da Tête de turc di Pascal Elbé (2010), con protagonista Roschdy Zem, a Des morceaux de moi di Nolwenn Lemesle (2013), passando per due film usciti nel 2011, Chez Gino di Samuel Benchetrit e Carré blanc di Jean-Paptiste Leonetti. Ebbe invece una maggiore diffusione Vento di primavera di Roselyne Bosch (2010), dedicato alle persecuzioni degli ebrei in Francia durante la Seconda guerra mondiale e distribuito anche nelle sale italiane in occasione della Giornata della Memoria.
La vita di Adèle e la fama internazionale
La svolta definitiva della sua carriera si consumò nel 2013, durante la 66esima edizione del Festival di Cannes, grazie al film con cui avrebbe continuato a essere identificata anche negli anni successivi, La vita di Adèle. Il lungometraggio, diretto dal franco-tunisino Abdellatif Kechiche, si aggiudicò il massimo riconoscimento della rassegna e incassò il generale plauso della critica, ma soprattutto valse una pioggia di elogi alle due protagoniste, Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux, per l’intensità con cui erano riuscite a portare sullo schermo un profondo e irrefrenabile amore saffico. Nel conferire la Palma d’oro al film di Kechiche, il presidente della giuria Steven Spielberg ottenne una deroga al regolamento del festival per consentire alle due attrici di essere premiate insieme al regista. Nei mesi seguenti, ad Adèle Exarchopoulos furono assegnati numerosissimi riconoscimenti come migliore promessa femminile, tra cui il National Board of Review Award, il Premio César, il Premio Lumière e il Critics’ Choice Movie Award.
Sex symbol e interprete di talento
La viscerale sensualità dell’attrice, sottolineata in La vita di Adèle da lunghe sequenze senza veli, sarebbe prepotentemente riaffiorata in molte altre opere. Nel 2016, ciò si produsse nel poco fortunato Down By Love, diretto da Pierre Godeau e con coprotagonista Guillaume Gallienne, nonché in Quattro vite, per la regia di Arnaud des Pallières. L’anno seguente, la giovane interpretò scene di sesso ancor più esplicite in Le Fidèle – Una vita al massimo di Michaël R. Roskam, accanto a Matthias Schoenaerts. Una forte tensione erotica si registrò anche nell’acclamato Sybil – Labirinti di donna (2019) di Justine Triet, con protagonisti Virginie Efira e il compianto Gaspard Ulliel, salvo poi attenuarsi e riaffiorare con meno eccessi in Revenir (2019) di Jessica Palud e in Generazione Low Cost (2021) di Julie Lecoustre ed Emmanuel Marre. Grazie a quest’ultimo lungometraggio, Adèle Exarchopoulos ha ricevuto la sua prima candidatura come migliore protagonista femminile ai Premi César.
A scelte cinematografiche particolarmente ardite, però, l’attrice ha sempre contrapposto una certa riservatezza nella vita privata. Fidanzatasi con il collega Jérémie Laheurte sul set de La vita di Adèle, è poi stata a lungo legata al rapper di origine maliana Doums, con il quale nel 2017 dette alla luce un figlio, Ismaël.
Durante tutto l’ultimo decennio, il suo inquieto talento ha continuato a offrire prove di grande valore. Nel 2014 prese parte a due progetti originalissimi – il film di Marianne Tardieu Qui vive, con Reda Kateb, e la pellicola franco-russa Voyage vers la mère di Mikhail Kosyrev-Nesterov –, mentre nel 2015 affiancò Tahar Rahim in Les Anarchistes, di Èlie Wajeman.
Nel dividersi indifferentemente tra film indipendenti, videoclip, spettacoli teatrali e servizi fotografici – è stata fra l’altro testimonial, con Léa Seydoux, di una discussa campagna pubblicitaria Miu-Miu –, non ha mancato neppure di prendere parte ad alcune grandi produzioni internazionali. Il tuo ultimo sguardo (2016), diretto da Sean Penn, la vide recitare accanto a Javier Bardem e Charlize Theron, ma fu accolto a Cannes da un coro di critiche, mentre nel biopic Nureyev – The White Crow (2018) le fu affidato dal regista Ralph Fiennes il ruolo di Clara Saint, amica intima del leggendario ballerino russo.
I progetti recenti
Lungi dal rallentarne l’attività, gli anni più recenti hanno visto la filmografia di Adèle Exarchopoulos arricchirsi di una lunga serie di titoli. Se il film Mandibules – Due uomini e una mosca di Quentin Dupieux, presentato alla Mostra del cinema di Venezia nel 2020, ne ha segnato l’approdo alla commedia, Le Cinq Diables di Léa Mysius (2022) l’ha riportata a confrontarsi col tema dell’amore omosessuale.
Oltre a vederla apparire nel cast di BAC Nord, diretto da Cédric Jimenez, il 2020 ha sancito il suo ritorno alla televisione, con il personaggio di Soraya nella serie comica La Flamme, per la regia di Jonathan Cohen; un ruolo ripreso anche due anni più tardi in Le Flambeau: Les aventuriers de Chupacabra. È invece del 2023 la sua partecipazione alla terza stagione di LOL: qui rit, sort!, su Amazon Prime Video.
A dominare l’anno in corso, tuttavia, è stato ancora una volta il cinema, grazie a numerosi progetti: da Je verrai toujours vos visages di Jeanne Herry al doppiaggio del film d’animazione Elemental, diretto da Peter Sohn e prodotto da Disney Pixar; da Passages di Ira Sachs, con Franz Rogowski e Ben Whishaw, a Voleuses di Mélanie Laurent, passando per Un métier sérieux di Thomas Lilti e Le Règne animal di Thomas Cailley, con Romain Duris. Tra i film previsti per in uscita nel 2024, infine, la sua presenza è stata annunciata in L’Amour ouf di Gilles Lellouche e in Planète B di Aude Léa Rapin.
Cogliamo l’occasione del suo trentesimo compleanno per augurare a noi stessi che queste opere possano varcare le Alpi e illuminare anche i nostri schermi.