Da poco si è conclusa la 70esima edizione del festival musicale più famoso al mondo, un orgoglio tutto italiano che durante l’ultima serata, ha ospitato sul palco dell’Ariston una band sui generis, I Popcorn.
A formare questa band, quattro personaggi che solitamente non siamo abituati a vedere in veste canterina, ma piuttosto impegnati in divertenti commedie all’italiana.
Christian De Sica, Diego Abatantuono, Massimo Ghini, Angela Finocchiaro e Paolo Rossi sono gli interpreti dell’ultima fatica di Fausto Brizzi, La mia banda suona il pop, nelle sale dal 20 febbraio.
Sul palco diretto da Amadeus però, ci sono saliti in qualità veri e propri cantanti e si sono esibiti insieme in un numero musicale speciale, sulle note della canzone incisa per il film dal titolo Semplicemente complicata.
La trama della commedia è, del resto, fortemente “canterina”.
De Sica sullo schermo interpreta il frontman di un gruppo di nome Popcorn famosissimo negli anni ’80 di cui gli altri membri sono Ghini, Finocchiaro e Rossi in arte Tony, Lucky, Micky e Jerry.
Trent’anni dopo, i componenti della band non si parlano più, dopo lo scioglimento ognuno è andato per la propria strada e adesso sono dei poveracci che nessuno ricorda più.
Pensano di aver dato, ormai, con l’industria musicale ma all’est, e in particolare in Russia, i Popcorn vengono ancora ricordati da tanti.
Il magnate russo Ivanov infatti, spedisce la sua donna di fiducia, Olga (Natascia Stefanenko) dal loro ex manager Franco (Diego Abatantuono) per assoldare i fantastici quattro e organizzare una reunion speciale a San Pietroburgo. Poco propensi ad accettare sulle prime, i quattro ex compari decidono di accogliere positivamente l’offerta spinti dai 50.000 euro a testa che Ivanov offre loro per la rentrée di una serata ma anche dalla possibilità, creata da Olga, di approfittare dell’occasione per derubare il magnate del suo tesoro nel corso della stessa occasione e moltiplicare enormemente i loro introiti dalla trasferta russa.
I quattro quindi, da una band di cantanti, si trasformeranno in una band di delinquenti, intravedendo in questa “opportunità”, l’occasione per cambiare radicalmente le loro vite.
Scritto da Brizzi insieme a Marco Martani, Alessandro Bardani ed Edoardo Falcone, La mia banda suona il pop è stato girato a Roma, ma anche a Praga e nella stessa San Pietroburgo.
Christian De Sica è stato tra i primi a confermare la sua partecipazione a Sanremo insieme al cast del film, nel corso della trasmissione Viva Sanremo su Radio2. Durante la quale ha anche confidato di aver sfiorato la conduzione del Festival più di una volta:
“In passato mi hanno proposto di presentarlo. Ma prima ero impegnato con le riprese del film Natale sul Nilo, un’altra volta avevo paura di farlo e ho rifiutato. Se me lo offrissero oggi, lo farei”.
Nel cast anche Giulio Base, una comparsata di Sergio Rubini e un cameo di Tiberio Timperi, mentre produttori esecutivi sono Luca Barbareschi e Alessio Spinelli; il montaggio è a cura di Luciana Pandolfelli.
Christian De Sica, dopo i consueti cinepanettoni, torna alla commedia all’italiana vera e genuina, liberandosi forse da quella comicità stereotipata a cui ci aveva ormai abituato e che forse ci aveva un po’ stancato.
Il connubio con Fauto Brizi, maestro nella commedia spensierata e divertente con un fondo di romanticismo e una morale profonda e mai scontata come in Femmine contro maschi, Notte prima degli esami, Indovina chi viene a Natale, Poveri ma ricchi e Maschi contro femmine, è stato senz’altro una ventata di freschezza per questo attore dai mille volti.
È lo stesso Brizi a dichiarare a tal proposito che:
“Dopo la doppietta di successo di Poveri Ma Ricchi, torno a girare con Christian De Sica, che per me è più di un fratello maggiore. Stavolta un film comico con tante scene di azione. E per l’occasione riunisco la band (sia sul set che nella trama). Riecco quindi Massimo Ghini (che con De Sica ha una alchimia comica speciale), Diego Abatantuono (che, mi perdoneranno gli altri, è l’uomo che mi fa più ridere al mondo), Angela Finocchiaro (che è, semplicemente, un genio) e Paolo Rossi (che è l’unico comico che riesce a rendere “vera” anche la farsa più scatenata). Una vera e propria reunion di amici.
Di solito in un film comico l’unica vera sfida che affronta il regista è, banalmente, far ridere. Stavolta no. Per far rivivere i Popcorn dovevo inventare, insieme alla mia troupe, un immaginario… immaginario. I Popcorn dovevano sembrare realmente esistiti, con tanto di videoclip d’epoca. Per questo è stato il mio film più complesso come preparazione, tra costumi, scenografie e coreografie. Oltre che naturalmente canzoni. Avevo deciso di non usare delle hit note, ma di far comporre delle canzoni “sanremesi” che, al primo ascolto, entrassero in testa e sembrassero dei successi degli anni ’80.
Non facile, ma il maestro Zambrini (per chi non lo sa è l’autore della gran parte dei successi di Gianni Morandi e Patty Pravo) mi ha regalato il vero jolly del film: due evergreen immaginarie, con i ritornelli che più Umberto Tozzi di così si muore.
Abbiamo girato tra Praga e San Pietroburgo, tra luci, colori, una vera DeLorean e inseguimenti, immersi in un immaginario anni ’80 appena un po’ ingiallito dal tempo come i Popcorn stessi.”
Una storia di amicizia, di cadute e risalite condita da un pizzico di nostalgia e da abbondanti dosi di cialtroneria all’italiana per una commedia che strizza l’occhio ai cinepanettoni, di cui è sicuramente figlia, ma che vuole essere meno demenziale e più leggera, meno grottesca rispetto alla tipica satira da film di Natale.
Un film per tutti insomma, per chi non sa cosa sia una musicassetta e per chi non ha dimenticato la prima volta che ha ascoltato una canzone con il walkman, per noi che negli anni ’80 eravamo solo dei ragazzini, ma non abbiamo dimenticato nulla.