Paramount annuncia l’uscita del film biografico su Bob Marley, il re della musica reggae, ma anche colui che ha segnato un’epoca e un modo di vivere.
Basta aver ascoltato almeno una volta nella vita una canzone di Bob Marley per capire che la sua musica racchiude in sé un mondo, un’epoca ed è portatrice di un messaggio universale, rivolto a tutti e a tutte, senza differenza di razza, di genere, di orientamento. Come canta in One Love: “One love, one heart. Let’s get together and feel all right“. Un solo amore, un solo cuore. Un invito alla fratellanza, all’amarsi a vicenda, non come singoli individui contraddistinti dalle loro differenze, ma come esseri umani tutti uguali.
Fin dagli inizi, la sua musica è dedicata al tema della lotta contro l’oppressione politica e razziale, è un invito rivolto a tutti per la pace, la libertà e l’uguaglianza.
Ascoltando Bob Marley quello che si percepiva era autenticità. Marley cantava di ciò che sapeva, di quello che aveva visto e vissuto in prima persona, di ciò che gli accadeva intorno. Nelle sue canzoni erano racchiusi ricordi e momenti della sua vita. Quando raccontava l’oppressione e la violenza, erano violenza e oppressione vissute sulla propria pelle. Ed è stato proprio questo ad attirare l’attenzione mondiale su un genere di musica che era sempre stata relegata in secondo piano. Marley riveste il reggae di messaggi politici e li diffonde in tutto il mondo. Usa la sua musica come arma per comunicare con tutti coloro che staranno a sentire, rende il reggae, come lui stesso amava definirlo, “la musica del Terzo Mondo“.
Chi si aspetterebbe che un genere apparentemente così solare racchiuda in sé una critica così violenta contro la nostra società?
Forse è stato proprio questo stridio tra una musica allegra e un significato così profondo, a rimanere impresso così a lungo negli animi di tutti. Perché non te lo aspetti. Se prendi gruppi come Green Day, Rancid, Clash, sai solo guardandoli di cosa andranno a parlare e, anzi, se non lo fanno ci rimani anche un po’ male. Ma guardando Bob Marley e ascoltando quella musica molleggiante e apparentemente spensierata, rimani totalmente spiazzato se fai caso al testo. Un esempio per tutte è Redemption Song, dall’album Uprising del 1980. Una canzone di libertà, di redenzione, che invita tutti, senza eccezioni, a svegliarsi, a liberarsi dalla schiavitù mentale, da tutte quelle ideologie che ci vengono subdolamente imposte dall’alto. Il brano è stato ripreso da molti artisti, tra i quali gli U2, gli Africa Unite, Joe Strummer e Johnny Cash, che hanno continuato, negli anni, a tramandare questo messaggio: “Emancipate yourselves from mental slavery, none but ourselves can free our minds. Have no fear for atomic energy ’cause none of them can stop the time. How long shall they kill our prophets while we stand aside and look? Some say it’s just a part of it, we’ve got to fulfill the Book“.
Vi lasciamo anche una cover bellissima, quella di Joe Strummer e Johnny Cash, che merita di avere uno spazio tutto per sé:
Tornando al film,
ancora si sa poco o niente. Non conosciamo lo sceneggiatore, il regista, né gli attori. L’unica cosa che sappiamo è che sarà Ziggy Marley a lavorare su questo biopic. Non è la prima volta che l’artista partecipa a progetti del genere; infatti, ha già curato il video Bob Marley & The Wailers: Easy Skanking in Boston ’78 e ha prodotto i documentari Bob Marley Legend Remixed e Marley Africa Roadtrip. Come il padre, Ziggy si è imbarcato nella carriera di musicista, arrivando, ad oggi, ad aver pubblicato ben quindici album.