Black Doves è la serie Netflix che uscirà sulla piattaforma del colosso dello streaming mondiale il 5 dicembre e, nelle sue 6 puntate, racconterà una rete di complotti nella Londra contemporanea. Il tutto verrà ambientato in pieno clima natalizio, come se fosse un calendario dell’avvento da dover scartare volta per volta, e giorno per giorno alcune caselle per poter scoprire il risvolto finale della storia di questa prima stagione, perché una seconda stagione è già in cantiere, vista la fiducia di Netflix per questo suo prodotto natalizio decisamente interessante ancor prima della sua uscita ufficiale.
La serie ha tra i suoi attori, nomi importanti e di livello a partire dai due protagonisti: Keira Knightley e Ben Whishaw .
Se sul primo nome non ci sarebbe bisogno di aggiungere granché altro, essendo famosissima la Knightley per diversi ruoli, come quello di Elizabeth Swann nella saga dei Pirati dei Caraibi, oppure alcuni dei suoi drammi in costume come Orgoglio e Pregiudizio e Anna Karenina, entrambi diretti da Joe Wright.
Whishaw invece è già più un attore di nicchia da scoprire e riscoprire grazie a questo nuovissimo prodotto Netflix, anche se con Limonov, recentemente uscito nei cinema, è diventato comunque un volto certamente un po’ più noto al grande pubblico, dimostrando in ruoli molto diversi l’uno con l’altro nell’arco di questi anni, tra cinema e serie TV varie, di essere tra gli attori più talentuosi in circolazione e non solo nel mondo dei media britannico.
Ora addentriamoci però un po’ nel particolare in questa atmosfera natalizia di cui Black Doves è permeata dall’inizio alla fine, senza ovviamente rovinare nulla alle tante sorprese che volta per volta si alterneranno all’interno della serie, ma provando a svelarne giusto l’intelaiatura di questa serie così da arrivare all’appuntamento del 5 dicembre ben preparati, non vorremmo mica arrivare all’ultimo giorno prima di Natale con tutti i regali da fare e impacchettare?
Quindi mentre prepariamo alberi di Natale, presepi e festose luci natalizie o comunque qualunque cosa ci faccia capire che ci stiamo avvicinando al 25 dicembre, addentriamoci in punta di piedi in Black Doves, una di quelle serie natalizie indubbiamente da scartare, anche in anticipo perché no, mentre ci prepariamo per il Natale. Ora, adeguatamente preparati, possiamo realmente cominciare, se no qui davvero incomincia a nevicare…
Black Doves. La trama
Un Natale inglese tra misteri, sangue e buoni sentimenti
L’atmosfera natalizia di Black Doves è onnipresente nella serie e fin dal principio, anche se gli attori non proferissero parola, capiremmo all’istante in quale periodo dell’anno ci troviamo. Abbiamo ovviamente Londra, la protagonista sullo sfondo che passo dopo passo ci svela il suo variegato e complicato mondo: esternamente allegro e festoso, internamente invece complicato e torbido, ma tutto rigorosamente illuminato ovviamente, siamo sempre a Natale dopo tutto.
Abbiamo fin dal principio una famiglia di livello altolocato apparentemente normale: Helen Webb (Keira Knightley) madre di famiglia del ceto altolocato, con due figli gemelli ancora piuttosto piccoli e un marito che sta scalando rapidamente i vertici della politica inglese, Wallace Webb (Andrew Buchan) e tutto intorno un mondo assolutamente tranquillo e nella norma.
Il tutto però si complica rapidamente fin dal principio della storia. Sullo sfondo di questa apparente e perfetta tranquillità, avviene infatti il quanto mai sospetto assassinio su una panchina di Jason (Andrew Koji), che è l’amante di Helen, con la quale aveva intrattenuto un’intensa relazione amorosa negli scorsi di mesi all’insaputa dell’ignaro marito di lei.
Questo potrebbe, a una prima occhiata, spiegare poco e nulla, se non fosse che Helen stessa, non è affatto una normale casalinga coniugata con figli e un’amante, ma una spia di alto profilo al servizio delle Black Doves, un’organizzazione segreta volta a proteggere gli interessi di chi offre di più; se poi sia o no il governo inglese la parte in questione, non fa alcuna differenza per questa agenzia di spie, che senza particolari rimorsi di coscienza, sceglieranno eventualmente e volta per volta, altre parti pecuniariamente più convenienti.
A complicare ulteriormente il tutto, avviene l’assassinio dell’ambasciatore cinese a Londra, e da qui inizierà un rompicapo complicato da risolvere alla ricerca del colpevole e delle motivazioni che hanno portato all’uccisione di un personaggio tanto in vista.
Perché Black Doves è una serie fortemente in bilico tra i buoni sentimenti e il dio denaro. A capo di questa organizzazione segreta c’è l’agente Reed (Sarah Lancashire), donna forte, esperta e apparentemente senza particolari sentimenti di compassione e amore verso il prossimo, interessata a fare le parti e le veci di chi offre e quindi di chi comanda di più in quel particolare momento.
Reed ci fa capire, fin dalla prima volta che la vediamo in scena, come si muova all’interno delle sale del potere con incredibile nonchalance, e come tenga in mano tutta l’organizzazione e chi ne fa parte, come Helen per l’appunto, di cui conosce perfettamente la storia fin dal principio, e quindi anche la tresca amorosa con Jason che dura da qualche mese, e che Helen, con poco successo, avrebbe voluto tenerle nascosta.
Importante in questa serie sono le cosiddette sale del potere, perché non si tratta mai di luoghi con una sola facciata, ma spesso si tratta di posti così giganteschi da nascondere al loro interno, delle ali segrete dove poter cospirare ambigui e segreti piani, lontano dall’atmosfera natalizia e dalla vita principale che i vari personaggi vivono all’apparenza, senza che nessuno sospetti alcunché su questa seconda vita che in quelle immense e grigie stanze, spoglie sì di addobbi natalizi, ma assai ben addobbata di densi e pericolosi segreti.
Helen Webb è una di quelle agenti fondamentali dell’organizzazione che anni addietro si era infiltrata con lo scopo di sposarsi con colui, l’ignaro Wallace, che presto sarebbe divenuto uno dei membri più importanti del partito conservatore inglese al potere e presto destinato a ricoprire le più alte cariche dello Stato.
Questo avrebbe permesso così ad Helen di raccogliere, dall’interno dei palazzi del potere che il marito avrebbe evidentemente frequentato con il procedere della sua carriera governativa, quelle informazioni tanto vitali per le Black Doves, sotto l’innocente e apparente aspetto di tranquilla moglie e madre di famiglia.
L’assassinio di Jason, però, rompe questo già fragile e delicato equilibrio. Da una parte, infatti, Reed vede per la prima volta, una delle sue agenti più importanti sul campo come una risorsa in seria difficoltà e potenzialmente in pericolo; dall’altra, la stessa Helen non ha alcuna intenzione di far finta di nulla e pretende non solo giustizia, ma anche una feroce vendetta per la morte violenta subita dall’amante. Questo perché quella relazione, andava ben al di là del suo lavoro da spia, e anzi assomigliava a qualcosa di molto simile al vero amore, un qualcosa quindi di estremamente suo e personale e che le era stata indebitamente tolta con violenza.
Helen è una spia da dieci anni al servizio delle Black Doves e, prima dell’avvento di Jason, era sempre stata praticamente un’automa pronta ad entrare e uscire dal suo personaggio senza particolari coinvolgimenti emotivi a turbarla. Con la nascita dei suoi figli e successivamente di questo nuovo sentimento per Jason, questo aspetto robotico del suo carattere, dovuto anche ad alcuni eventi traumatici appartenenti al passato, diventa sempre meno accentuato, avvicinandosi, al contrario, sempre di più al fragile lato umano della vita.
Ora anche Helen e la sua famiglia sono in pericolo, perché coloro che hanno ucciso Jason potrebbero cercarla e annientare così sia lei che il suo mondo, facendole fare la stessa fine dello sfortunato e amato Jason.
A questo bisogna aggiungere che anche Helen non ha assolutamente intenzione di archiviare l’assassinio di Jason come un lavoro andato male e, in più, rimanere inerme ad aspettare che qualcuno possa fare del male a lei e alla sua famiglia. Quindi per Jason e la sua famiglia, ha intenzione di agire per prima e, in un colpo solo, da una parte proteggere il suo mondo familiare in pericolo, mentre dall’altra vendicare l’amato Jason, a qualunque costo.
Qui entra in gioco Sam Young (Ben Whishaw), un sicario/esecutore autoesiliatosi da Londra da sette anni e che, chiamato da Reed, sarà costretto a tornare in patria per proteggere la vecchia amica alla quale è legato da un grande sentimento d’amicizia e che allo stesso tempo dovrà chiudere alcune questioni legate al suo complicato passato londinese, dove sarà costretto tra le altre cose, a riaprire vecchie ferite mai rimarginate sul serio nonostante la lontananza e il tempo passato lontano dalla capitale, essendo comunque, a discapito del suo ruolo da sicario che non lo prevedrebbe, una persona di buon cuore.
Dal loro rincontrarsi sette anni dopo l’ultima volta, Sam ed Helen, incominceranno il loro viaggio natalizio a pochi giorni dall’apparente gioiosa festività, non però per recuperare regali in qualche centro commerciale dell’ultimo minuto come una normale coppia di sbadati amici, ma qualcosa di molto più profondo: una sorta di pace con il passato da tempo perduta e da ritrovare in vista di un futuro più sereno.
Il passato in Black Doves non è una terra straniera
Citando però allo stesso tempo negando, il famoso film del 2008 tratto dal romanzo di Gianluca Carofiglio, potremmo tranquillamente affermare che in Black Doves il passato non sia affatto un’estraneo nella serie, ma che anzi si intersechi costantemente e molto bene con l’evoluzione della storia principale.
Questo perché i flashback dominano l’intreccio narrativo di Black Doves con lunghi spezzoni, e spesso nemmeno per intero, preferendo scomporre un particolare ricordo nell’arco di diverse puntate rispetto a mandarlo per intero, inserendo, un frammento dopo l’altro, la verità che si cela dietro di esso, lasciando quindi in sospeso fino alla fine le motivazioni principali che hanno portato quel particolare personaggio a comportarsi in quella tale maniera, apparentemente non così chiara nei fatti che nel frattempo, nel tempo presente, si stanno progressivamente evolvendo in una determinata maniera.
Il ritmo della serie è infatti spesso assai frenetico, quindi il tempo per pensare e ragionare in tranquillità non c’è, e anche i conseguenti spazi per riflettere ed immergersi magari a lungo in un ricordo piacevole dove poter mostrare il proprio mondo interiore, dove per l’appunto vivono i flashback, sono in gran parte brevi, anche perché in un mondo di spie e di gente senza scrupoli, pronta a sfruttare ogni tuo momento di debolezza per avere un vantaggio psicologico su di te o per farti la pelle, anche quella frazione di tempo persa nel passato può essere fatale.
Il ricordo, e quindi il flashback conseguente, viene organizzato dunque sapientemente all’interno della trama in cui si svolge come il pezzo di un puzzle, che solo alla fine vedrà la sua naturale conclusione e lo scioglimento naturale di quei punti oscuri che, raccontandolo a pezzi, inevitabilmente si vanno a creare.
Le vicende di Helen e Sam, infatti, conoscono un senso vero e proprio grazie a questi viaggi nel tempo, dove si racconta sia la nascita della loro amicizia e del loro sodalizio lavorativo, ma anche le questioni personali che hanno portato i due, indipendentemente l’una dall’altro, a svolgere quel determinato lavoro: Helen di spia, Sam di esecutore/sicario.
In questi alternativi archi temporali che si vanno creando all’interno della storia, sono presenti, infatti, le ragioni che stanno alla base di questa decisione da parte di entrambi, di dedicare la propria vita a un percorso tanto estremo e fuori dal comune, quindi all’ombra del mondo quotidiano in cui la gente normale decide solitamente di vivere e in cui loro stessi da una parte vivono, ma dall’altra segretamente e con il favore dell’ombra, furtivamente agiscono.
Un mondo di tenebre tra sangue e vapore
Molto estremizzato in Black Doves è l’uso del sangue. Spesso infatti, essendoci comunque tante uccisioni e sparatorie, il sangue inevitabilmente da qualche parte deve finire e spesso, e non a caso, è in piena faccia che finisce, per far capire come in questa serie la violenza forse sia possibile nasconderla ai propri cari, ma che con i propri simili non sia proprio possibile farlo.
Vediamo quindi spesso i protagonisti della serie per parecchio tempo con il liquido rosso che circola all’interno del nostro apparato circolatorio, ben esternalizzato sul loro viso, anche perché spesso in fuga o intenti a parlare tra loro non conoscono nemmeno quel momento di sosta che magari permetterebbe in un film o in una serie simile, tra un discorso e un altro, magari di pulirsi da quel rosso tanto acceso e altrettanto spiacevole che, spesso attraverso schizzi di sangue finisce in pieno viso a coloro che fortunatamente sono sopravvissuti.
Questo perché, in questa serie, viene negata la possibilità ai protagonisti di rimanere completamente indenni da queste vicende violente senza subire un contraccolpo visivo sul proprio volto, come lo è il rosso appartenente ad un altro essere umano che fino a poco tempo prima era vivo e vegeto accanto a noi.
Interessante è infatti la scelta di contrapporre il rosso del sangue con quello del Natale, essendo anche il suddetto colore, ovviamente in tonalità decisamente diverse rispetto al liquido viscoso umano del medesimo colore, dominante durante la festività invernale per eccellenza.
Se da una parte quindi la città e le case delle famiglie, si addobbano e si colorano con le luci di un rosso intenso, dall’altra è il sangue soprattutto a colorare le facce, in particolare dei protagonisti, i quali sono costretti, spesso loro malgrado, a bagnarsi il viso non con liquidi alcolici per festeggiare l’avvicinamento delle feste, ma con il sangue, e per giunta degli altri.
Altro aspetto interessante di Black Doves è il rimando del fumo ad alcuni ricordi del passato, mischiando quello proveniente da una sigaretta elettronica a quello di una tradizionale, attraverso l’espirazione del vapore o del fumo che esce dalla bocca della persona presente, verso un collegamento diretto a un ricordo legato a una certa persona oramai lontana e pressoché irrecuperabile nel tempo corrente.
Un gioco pericoloso chiamato amore
In Black Doves, sia Helen che Sam, sono entrambi fatalmente ed inevitabilmente legati ad un loro amore del passato andato perduto, che sia antico o di fresca perdita è un dettaglio di poca rilevanza e che non sminuisce minimamente il rapporto che essi hanno con il sentimento che muove il sole e le altre stelle.
Sam ha abbandonato Londra sette anni prima e tra i diversi motivi che lo hanno portato a questa drastica decisione, è stato il proteggere il suo grande amore Michael (Omari Douglas) dal mondo violento circostante e inevitabilmente da se stesso.
Tornato a Londra, tra i vari problemi che dovrà affrontare, ci sarà proprio il peso di quell’amore del passato e di una relazione mai completamente chiusa, da entrambe le parti, sebbene Michael dopo la partenza di Sam abbia avuto e cresciuto una figlia attraverso una madre surrogata, con un altro uomo, ma con cui però presto si è separato.
Sul rapporto tra i due, però, non ci sono dubbi che si tratti di un grande amore e a testimonianza di ciò, ci sono diversi dialoghi tra i due molto poetici e intensi, essendo Michael, tra le altre cose, un artista assai sensibile, un opposto che in un qualche modo rasserena Sam dalla parte violenta che, per lavoro, è costretto spesso ad esternalizzare.
Altro simpatico quadretto che potremmo definire “romantico” in Black Doves, sebbene non abbia le tragiche implicazioni dei due protagonisti, è quello riferito alla coppia di assassine Williams (Ella Lily Hyland) e Eleanor (Gabrielle Creevy), anche loro con un rapporto costantemente in bilico tra gioco, lavoro e un sentimento forse più profondo di quanto esse pensino, e che dietro alla grande e forte ironia che questi due personaggi insieme innescano nella serie, creando divertenti e gustosi intermezzi comici, si cela dietro ad esso.
Il codice dell’assassino gentile
Sam è indubbiamente uno dei personaggi più interessanti della serie. Complicato e combattuto tra le due anime che coesistono in lui, se da una parte fa un mestiere non proprio da buoni come il sicario, dall’altra presenta un cuore evidentemente troppo buono per fare questo “lavoro”, cosa che infatti gli viene diverse volte rinfacciata dagli ambienti criminali che frequenta e, diciamolo pure, non proprio una grandissima credenziale da inserire all’interno del curriculum di un assassino professionista.
Sam, infatti, ha un suo codice ed è estremamente convinto di esso. Non è pentito delle uccisioni fatte, perché nessuna di quelle persone che ha ucciso avrebbe reso difatti il mondo un posto migliore, anzi lui eliminandole ha contribuito a rendere l’universo un luogo un po’ più vivibile, quindi lo si potrebbe definire una sorta di guardiano silenzioso della capitale londinese che smaltisce nell’ombra e nel suo piccolo, la spazzatura di un mondo che l’alba e i cittadini della capitale non saranno costretti a vedere.
Un codice, imparato dal padre e che gli permette di restare umano, un po’ alla Dexter Morgan, se volessimo trovare un suo simile, sebbene rispetto al protagonista magnificamente interpretato da Michael C. Hall in Dexter, Sam ha una gentilezza innata e non ha passeggeri oscuri da ospitare e quindi non si deve assolutamente forzare ad essere gentile con gli altri, gli basta fare ciò che la propria coscienza e il codice annesso ad essa gli dice.
In un mondo come quello di Black Doves in cui di fatto conta solo il denaro e quello comanda gli equilibri di tutta una città, Sam con la sua bontà d’animo e il suo codice morale fa la differenza e crea un personaggio davvero ben riuscito e ovviamente molto ben interpretato da un attore di grande livello come Ben Whishaw.
Black Doves. La regia
Un mondo tra il rosso, il nero e grandi riferimenti letterari
La regia di Black Doves si concentra, come già ampiamente affermato in precedenza, su una serie di flashback ben ragionati che raccontano, parallelamente alla vicenda del presente, altre storie riferenti al passato che però non sono slegate dagli accadimenti in corso, ma anzi sono strettamente collegati alle vicende di cui Helen e Sam sono protagonisti loro malgrado, in maniera unica, il più delle volte spezzettati nell’arco di diverse puntate, per far sì che alla fine della storia si possa avere una quadra soddisfacente sul motivo per cui gli eventi che hanno avuto per protagonisti Sam ed Helen siano alla fine girati in quella maniera.
Altra particolarità è il nero che domina tutta la serie. Infatti molte delle scene in Black Doves si svolgono in contesti bui, quasi sempre notturni, all’ombra dei giochi di potere e allo stesso tempo dalla quotidiana routine natalizia in cui le famiglie tradizionali si avvolgono durante il periodo natalizio solitamente dominato al contrario da altri colori come bianco della neve, il rosso dominante negli addobbi natalizi e il verde degli alberi natalizi e delle luci intermittenti che il Natale regala, sottoforma di spie di speranza che, interscambiandosi con il rosso e il bianco, regalano quella luce che spesso nei luoghi bui in cui si svolgono molte delle scene cruciali della serie.
Sono copiosi in Black Doves anche i riferimenti letterari e alla cultura di massa, televisiva e cinematografica, rendendo la trama da una parte di un certo livello culturale, senza però dall’altra escludere collegamenti riferenti al cinema e alla televisione, territorio più comune per gran parte della popolazione contemporanea.
Due esempi per far capire come la serie si dirami su questi due diversi livelli culturali, è per esempio da una parte l’alto riferimento a Proust, che in una sorta di rievocazione del passato fa sì di connettere Sam con il padre, ma tutta la serie potremmo tranquillamente definirla una serie molto proustiana in generale, dato questo continuo romantico dialogare che avviene tra passato e presente attraverso oggetti, odori e accadimenti che rimandano a qualcosa oramai andato perduto nel passato e ritrovabile solo in qualche angolo della memoria attraverso l’ausilio di un ricordo.
Dall’altra parte, però, ci sono simpatici e decisamente più leggeri e immediati riferimenti alla cultura popolare di massa del duo Williams-Eleanor riguardanti per esempio i film natalizi preferiti, loro e di Sam, facendo emergere dai titoli che i tre espongono, nomi di lungometraggi assai popolari nella cultura media con sfumature più o meno romantiche, in parte disprezzate, ma sotto sotto apprezzabili con la giusta compagnia con cui eventualmente poter condividere quel momento d’intimità domestica.
Il montaggio e altre curiosità sulla serie
Interessante anche l’uso in Black Doves del montaggio alternato, molto spesso usato in medesimi spazi e a pochissima distanza uno dall’altro, come ad esempio avviene in una puntata in cui da una parte c’è una tenera scena natalizia con una recita di Natale di bambini, mentre dall’altra, a pochissima distanza e qualche porta più in là, sempre nello stesso edificio, un violento interrogatorio e una quasi esecuzione di un sospettato, alternati costantemente per far vedere le due facce del Natale, quella dolce sul palcoscenico e quella violenta dietro le quinte.
Anche la scelta e la posizione dei titoli di testa con il nome della serie sovraimpresso non compare sempre nel medesimo momento, ma anzi varia all’interno delle 6 puntate, arrivando addirittura a volte anche dopo ben 20 minuti della puntata, come se l’adrenalina che porta agli avvenimenti non permetta soste o pause di sorta, e la cosa avvenga giusto per qualche secondo in un momento di pausa, per poi far continuare incalzante il ritmo della trama e degli avvenimenti, flashback o tempo presente che sia.
Anche la scelta del titolo ha comunque una sua certa curiosità: perché unire due parole come Black e Doves, quindi Nere con Colombe, verrebbe da pensare a due opposti che non possano coesistere per il periodo natalizio all’interno della stessa frase, essendo il nero non di certo un colore con cui qualcuno si identificherebbe una colomba, che anzi al contrario solitamente verrebbe associata con il bianco, quindi con il candido e il pulito e non di certo con l’oscurità e gli sporchi giochi di potere, senza dimenticare che comunque la colomba è un simbolo, solitamente più accostabile al periodo pasquale, quindi riferente alla resurrezione e alla pace e non alla morte, sotterfugi e sentimenti negativi.
La scelta probabilmente è ritrovabile in una sorta di volontà, da una parte di non turbare il giorno e la quotidianità delle masse con le oscure trame che si svolgono all’interno delle sale del potere, dove effettivamente si decidono le sorti del mondo, mentre dall’altra la scelta di un animale solitamente associato al femminile e alla dolcezza, fa capire come sia una serie in cui le donne detengono il controllo dei destini di tutti i personaggi in scena in Black Doves e come siano loro ad essere la parte forte che prende decisioni importanti e ne determina gli equilibri.
I pochi uomini presenti nella serie, infatti, sono al contrario persone, in gran parte dei casi, deboli a livello decisionale, estremamente docili, fedeli, sensibili, fragili e spesso terrorizzati dalla violenza o addirittura indifesi dalle trame di questo mondo al femminile, diventando in molte occasioni addirittura involontarie pedine da usare in un mondo dove i poteri forti sono detenuti da donne altrettanto forti.
Un’altra curiosità della serie creata da Joe Burton, è l’uso spesso metaforico delle porte e delle finestre; dalle prime, apparentemente, entrano buoni sentimenti, verità e tante belle promesse, mentre dalle seconde della medesima casa si scappa da una situazione di pericolo imminente o, al contrario, si entra, in maniera furtiva per svelare e rivelare pericolosi segreti.
Come se, tra i tanti messaggi lanciati da Black Doves, ci sia il messaggio di come in una casa, ma più in generale nella vita, ci sia una porta principale da cui si entra, ma allo stesso tempo ci siano diverse finestre da cui fuggire o eventualmente rientrare con un’altra maschera, decisamente diversa da quella usata per entrare dall’entrata principale.
Black Doves. Conclusioni
Black Doves è indubbiamente una bellissima sorpresa che Netflix regalerà dal 5 dicembre a tutti i suoi abbonati, una fiducia talmente grande che già prima della messa in onda, è già stata confermata per una seconda stagione che prossimamente vedrà tornare le avventure di Helen e Sam, con ovviamente Londra sullo sfondo.
Una serie con tanti punti forti e che mescola bene tanti generi: dal thriller-spionistico allo splatter, dal drammatico al comico farsesco, dal sentimentale e poetico al giustizialismo brutale di strada, alternando continuamente colpi di scena e suspense, anche grazie al sapiente uso dei flashback frammentati su diverse puntate e che rivelano, pezzo per pezzo, le verità fino ad allora rimaste sepolte.
Ottima la scelta anche degli attori e se su Ben Whishaw abbiamo già detto qualcosa a riguardo, da sottolineare anche l’interpretazione di Keira Knightley in cui, oltre al suo lato drammatico, a cui è certamente abituata visto i tanti film su questo filone girati negli anni, emerge in Black Doves al contrario, una sorta di imprevedibile ironia da parte sua, questa sì decisamente inaspettata, oltre a una ferocia e una determinazione inaspettata per difendere, a tutti i costi, tutto il suo mondo che ama, fatto di famiglia, amicizie e memorie di amori tragicamente perduti.
Ma in generale è tutto il cast a funzionare molto bene, a partire dal freddo humor di Sarah Lancashire, al duo di assassine piuttosto particolari interpretate da Ella Lily Hyland e Gabrielle Creevy, due gradevolissime sorprese capaci della serie di farci scappare qualche sorriso tra sangue, riflessioni e colpi di scena davvero notevoli.
Black Doves si può tranquillamente dire che funzioni molto bene e in 6 puntate dal 5 dicembre su Netflix saprà tenervi con il fiato sospeso dall’inizio alla fine. Quindi non perdetevela per nessun motivo, perché il Natale è anche questo, non solo regali, Babbo Natale e religione, ma anche molto altro e se non lo sapevate prima lo scoprirete presto grazie a questo gioiellino di serie. Il Natale è ancora abbastanza lontano per prepararvi a dovere e quest’anno, perché oltre a quello ufficiale del 25 sotto il quale scartare qualche bel regalo, c’è anche quello di Black Doves, dove anche la verità, presunta o effettiva che sia, troverà il modo di svelarsi… Buona visione!