Le festività natalizie si avvicinano, la vigilia è dietro l’angolo e come ogni anno il palinsesto televisivo pomeridiano e serale si riempirà di una miriade di pellicole a tema, pronte a spadroneggiare su tutte quante e a contendersi il trono di “pellicola regina del Natale”.
C’è però un film che molti di noi amano in modo speciale e che non viene trasmesso spesso dalle reti, che riassume perfettamente il senso del Natale, anche se il titolo nulla ha anche vedere con il periodo più magico dell’anno.
Parliamo di S.O.S. Fantasmi, un pezzo degli anni ’80 che molti avranno conosciuto tramite appunto i suoi numerosi passaggi televisivi durante le Feste nel successivo decennio, un film non apprezzatissimo dalla critica dell’epoca, ma che col tempo ha acquisito un seguito di fan accaniti ed è diventato un cult.
S.O.S. Fantasmi è una commedia horror del 1988, diretta da Richard Donner, irriverente ed esilarante attualizzazione di Canto di Natale di Dickens, dove sotto alle risate si cela il sarcasmo al vertriolo di uno dei più cupi e irregolari autori del Saturday Night Live, Michael O’Donoghue.
È un film spassoso e irriverente, , in cui il protagonista, uno strepitoso Bill Murray, perfidamente prende in giro tutti i cliché natalizi fatti di educazione, retorica e buoni sentimenti; in questo ruolo Murray è scatenato e perfettamente a suo agio nei panni di uno Scrooge contemporaneo, e nella satira fatta sul mondo della televisione, il film riesce a cogliere le relazione tra quella storia immortale e alcuni nodi critici del nostri tempi.
S.O.S. Fantasmi, pur datato 1988, sembra infatti concepito oggi, ai tempi del più sfrenato capitalismo, soprattutto grazie alle geniali versioni attualizzate dei tre fantasmi che fanno visita al protagonista; da non perdere inoltre il cammeo di Miles Davis.
La trama
La storia, che tutti bene o male conosciamo grazie al romanzo di Dickens che fa parte del nostro corredo genetico fin da bambini, vede protagonista Francis Xavier Cross (Bill Murray), famoso dirigente di un’importante emittente televisiva americana, estremamente cinico ed egoista, intento nell’organizzazione di un musical da mandare in onda durante la notte della vigilia di Natale, ispirato alla novella di Charles Dickens Canto di Natale.
Cross vive esclusivamente per il suo lavoro, trascurando totalmente la sua vita privata e i suoi affetti più cari.
Come se non bastasse, non ha amici, i suoi dipendenti non lo sopportano e la fidanzata Claire (Karen Allen) lo ha lasciato per seguire le persone bisognose.
Solo suo fratello continua a cercarlo, ma lui lo evita clamorosamente. Nel contesto lavorativo è riuscito a creare un clima teso e tutti lo temono.
Solo la sua segretaria Grace riesce ancora a sopportare eroicamente la prepotenza e la saccenza del suo capo, ma lo fa esclusivamente per non perdere il posto di lavoro, di cui ha assolutamente bisogno essendo rimasta vedova e con 5 figli da crescere di cui il più piccolo affetto da mutismo.
In realtà parte del suo carattere negativo è dato dal fatto che, sacrificando la vita per il lavoro, se da un lato è divenuto ricco e famoso, dall’altro ha perso tutte le persone a lui più care.
Cross è veramente un uomo senza scrupoli, tanto da arrivare a licenziare, poco prima di Natale e senza una motivazione particolare, il suo dipendente Eliot.
Qualche giorno prima di Natale, mentre si trova da solo in ufficio, il fantasma del suo ex capo gli appare davanti e lo esorta a diventare una persona buona e rispettosa.
Davanti al rifiuto di Cross a cambiare, il suo ex capo lo avverte del fatto che il giorno dopo, riceverà la visita di tre fantasmi: quello del natale passato, del natale presente e quello del natale futuro, con cui affronterà uno speciale viaggio spazio-temporale, determinante per la sua vita futura..
Proprio come nella novella di Dickens, Cross si trova a subire le angherie tragicomiche dei tre fantasmi, che lo costringono a rivivere parte della sua vita passata e a osservare cosa potrebbe essere del suo futuro continuando a comportarsi in modo cinico.
I tre spiriti costringeranno lo sprezzante e ambizioso direttore a prendere coscienza della propria esistenza e della meschinità delle sue azioni e a riflettere sul vero significato del Natale.
I retroscena e il successo
Il titolo del film, come è facilmente intuibile, è stata una trovata tutta italiana, per collegare la pellicola ad un altro successo di Murray, gli Acchiappafantasmi .
Ovviamente il film non c’entra proprio nulla essendo la rappresentazione di uno dei classici del Natale, di Dickens, ma questo ci molto dello status di divinità che Bill Murray raggiunse a un certo punto della sua carriera, ovvero dopo l’uscita di Ghostbusters appunto.
Un successo travolgente che più che altro lo stravolse: Murray decise infatti di prendersi una lunga pausa dalla recitazione e S.O.S. Fantasmi, uscito il 23 novembre 1988 in USA, arrivò a quattro anni dal celebre film di Ivan Reitman.
A seguito del successo di Ghostbusters, nel quale però dovette adattarsi a un ruolo che all’epoca fu ritagliato appositamente per John Belushi, che morì prematuramente, Murray tentò infatti di calarsi in un ruolo drammatico ne Il filo del rasoio di John Byrum, fallendo però miseramente: il film fu un flop di critica e di pubblico.
A quel punto – in perfetta coerenza con il suo carattere bizzarro – Bill Murray entrò in crisi esistenziale si ritirò a studiare storia e filosofia alla Sorbona di Parigi e solo dopo 4 anni sabbatici tornò a recitare proprio per questo film. Anche per questa ragione Murray puntò moltissimo su SOS Fantasmi: sul set l’attore si rivelò iperattivo e il regista Richard Donner (che girò il film fra Arma Letale e il sequel Arma Letale II) in un’intervista disse che dirigerlo fu come
“per un vigile dirigere il traffico fra 42esima strada e Broadway, mentre i semafori sono spenti”.
Il film ottenne un discreto successo al botteghino, incassando 13 milioni di dollari nel week-end di esordio e oltre i 60 milioni di dollari in tutto il mondo e diventando il tredicesimo film con maggiori incassi nel 1988.
Anche in Italia ha avuto uno straordinario successo, tanto che con il tempo è diventato un classico da trasmettere in televisione durante il periodo natalizio, anche se da un po’ di tempo è caduto nel dimenticatoio.
Più ostico fu l’impatto con la critica: in particolare un’istituzione come Roger Ebert assegnò a SOS Fantasmi (Scrooged) una sola stella e il giudizio pare fece infuriare Bill Murray, tanto che in un’intervista anni dopo i due discussero di quella recensione con il critico che confermò di trovare il film
“per niente divertente”.
La libertà che ebbe Murray di accentrare su di sé la produzione del film fu dunque totale e l’attore non perse l’occasione di mettere lo zampino su tutto, a iniziare dalla sceneggiatura.
Lo script scritto da Mitch Glazer e Michael O’Donoghue (che avevano già lavorato con Murray al Saturday Night Live) venne riscritto più volte attraverso i suggerimenti di Murray, elaborando maggiormente la parte romantica della storia (il rapporto fra Cross e l’ex fidanzata Claire) e approfondendo lo spaccato familiare del protagonista.
E nonostante questo, appena poteva, Bill Murray improvvisò per buona parte del film. Nella scena finale ad esempio, quando il protagonista Cross si trova a cantare con tutto il cast dello spettacolo televisivo, Murray va totalmente fuori-script: possiamo anche sentirlo pronunciare la frase feed me Seymour, una battuta che fa riferimento a La piccola bottega degli orrori nel quale Murray fece una breve comparsata qualche anno prima.
Il Saturday Night Live, nel film, è infatti molto presente, ed è importante per comprendere appieno SOS Fantasmi.
Infatti lo sceneggiatore del film è Mitch Glazer che come già detto, assieme al collega Michael O’Donoghue, aveva lavorato con Bill Murray proprio nel SNL, conferiscono alla pellicola una sorta di patina da grande show televisivo, che si respira praticamente ogni istante nel film, con battute, gag e situazioni in puro stile SNL; umorismo stringente, battute al vetriolo e rinuncia al politicamente corretto: tutti ingredienti per un grande film,
Personaggi strampalati, i Murray e Miles Davis
I personaggi del film, in particolar modo i tre fantasmi, sono vere e proprie macchiette difficili da dimenticare.
Ad interpretare il fantasma del Natale passato, descritto come un tassista che fuma costantemente il sigaro e non si cura troppo del codice stradale, è stato chiamato David Johansen, leader e cantante dei New York Dolls.
Il fantasma del natale presente è Carol Kane, attrice molto conosciuta dal pubblico statunitense dell’epoca; veste i panni di una dolce fatina , che si rapporta a Cross in maniera piuttosto manesca. In una scena afferra con tale violenza le labbra di Bill Murray da ferirlo veramente e costringendo l’attore a sottoporsi a cure mediche, interoopendo per qualche giorno le riprese del film.
Il fantasma del natale futuro, come da copione, è molto più spaventoso ed è realizzato in maniera davvero convincente. Sostanzialmente è la Morte, colta nella sua versione da “triste mietitrice” aggiornata ai tempi moderni, ovvero con una dose di tecnologia importante. Alla fine balla e canta come tutti, però lì per lì un certo effetto lo fa.
Certo, riviste con gli occhi disillusi di oggi, alcune scene fanno un po’ riflettere;, la parte con il fantasma del futuro ad esempio, con la visione di Claire nei panni di una novella Crudelia De Mon o la scena del funerale in cui Frank viene bruciato vivo dentro la sua stessa bara sono forse un po’ cupi per un film per ragazzi .
Tutto il film è suonato da queste note grottesche, con uno humour politicamente scorretto che lo contraddistinguono da tanti altre pellicole cinematografiche del filone Natalizio.
Nel film appaiono spesso anche degli ospiti a sorpresa: fra i musicisti di strada che Cross prende di mira ad esempio, c’è Paul Schaffer (il leader della band del Late Show) e altre tre leggende del Jazz come David Sanborn, Miles Davis, e Larry Carlton, mentre disseminate nella trama, compaiono addirittura quattro Murray: Bill ovviamente, ma anche i suoi fratelli John (che recita proprio la parte del fratello di Cross), Joel (un ospite in casa del fratello) e Brian Doyle-Murray (che interpreta il padre del Frank Cross nel suo Natale passato).
Qualche riflessione
Un film spassoso, in cui Murray perfidamente prende in giro tutti i cliché natalizi fatti di educazione, retorica e buoni sentimenti, un personaggio che va oltre la recitazione cinematografica e che probabilmente all’epoca ha fatto sgranare gli occhi e rizzare le orecchie a Wes Anderson e Sofia Coppola, autori che più tardi reclutarono Murray per alcuni dei loro film lasciandolo libero di intraprendere le vie più imprevedibili del suo peculiarissimo modo di recitare.
Ecco perché con SOS Fantasmi (Scrooged) quello del 1988 è stato uno dei Natali cinematografici più belli di sempre: nonostante sia una storia in fondo abbastanza semplice, abbastanza banale e abbastanza per bambini, Il Canto di Natale di Charles Dickens possedeva e possiede infatti, ancora oggi, un fascino micidiale per tutti noi, soprattutto se rivisitato in questo modo, come solo Murray ha saputo fare.
In questo film, anche se sempre con una leggerezza di toni e in maniera parodistica, si trattano anche temi di una certa importanza, si pone sullo schermo tutta una serie di contraddizioni tipiche della società americana che, alla fine degli anni Ottanta, sta vivendo il tramonto della stagione del yuppies.
È una società fortemente diseguale dove, per uomini in giacca e cravatta, quasi sempre bianchi, che pranzano in ristoranti esclusivi, vi sono per le strade delle città poveri e senza tetto. Si affronta poi la tematica degli indigenti e dell’accoglienza che si può dare a queste persone in difficoltà, in una società fortemente concorrenziale come quella americana. Insomma commedia sì, divertente pure, ma non così tanto stupida.
Vi proponiamo allora, se il palinsesto di questi giorni non lo propone, di farvi un regalo, mettervi comodi, e guardare S.O.S. Fantasmi.
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