Finalmente, dopo due anni dalla sua uscita in Cina, arriva anche nelle sale italiane Big Fish & Begonia, il cartone animato made in China.
Finalmente possiamo vedere un cartone animato cinese, ovvero 大鱼海棠, che, traslitterato si legge Da Yu Hai Tang. Il significato degli ideogrammi è “grande pesce mare begonia”. Che potrebbe essere “grande pesce Begonia di mare” oppure “grande pesce marino e Begonia” o qualcosa del genere, quindi diamo per buona la traduzione che, in un primo momento avevo pensato fosse stata buttata lì così solo per far tornare in mente il film di Tim Burton.
La storia è ispirata a una leggenda cinese tratta dallo Zhuangzi, un antico testo cinese, risalente al V-III secolo a.c. integrato da altre storie popolari.
In un mondo sottomarino esiste un popolo che protegge l’anima degli uomini e veglia sulla natura attraverso i quattro elementi, acqua, terra, fuoco e aria. A 16 anni i ragazzi di questa specie di Atlantide devono compiere un rito di passaggio che consiste nell’andare nel mondo degli uomini senza, però, venire in contatto con loro.
La giovane Chun viene mandata nel mondo degli uomini sotto la forma di un delfino rosso e incontra un ragazzo molto rispettoso delle creature marine. Durante una tempesta, Chun rimane impigliata in una rete vicino alla casa del ragazzo che, per liberarla, perde la vita. Chun torna nel suo mondo con la speranza di recuperare la sua anima e farlo tornare in vita.
Liang Xuan e Zhang Chun, i due registi del cartone animato, hanno lavorato a lungo al progetto che è iniziato nel 2004 con una breve animazione con lo stesso titolo. Poi si sono messi alla ricerca dei fondi e solo nel 2009 hanno concluso lo script. Nel 2013 sono riusciti a trovare, finalmente, chi fosse disposto a investire in questo progetto che, gli appassionati chiamano già “L’alba dell’industria cinese di animazione”.
Il cartone animato è disegnato come gli anime giapponesi, non ci sono così tanti orfani come negli omologhi nipponici, però è comunque abbastanza triste.
Una cosa che, apparentemente, non c’entra nulla, ma potrebbe essere interessante capirne il motivo: come mai nel mondo dei fumetti e dei cartoni i genitori sono così rari?
A parte Mafalda, che fa eccezione; nei Peanuts, gli adulti ci sono, ma non si vedono mai, gli eroi dei manga sono quasi tutti orfani, nei fumetti di Walt Disney, ossia l’idea iperurania del fumetto, sono tutti zii, cugini, c’è nonna Papera, ma nessun parente di primo grado. Chi o cosa ha causato questa moria di genitori? Chi ha deciso di dare in affidamento Qui, Quo e Qua a un papero pigro e irascibile? E, soprattutto, ma che fine ha fatto la sorella di Paperino?
Ma che bello!!!
eh si! Questo è da vedere! 🙂