“Dopo tanti anni ancora insieme”,
“Sì, in tutti i sensi”,
“Ti avevo detto che sarei tornato”,
“Non credevo che lo avresti fatto, sono immensamente felice.”
Esiste qualcuno che potrebbe avere dei dubbi su come interpretare queste parole, pronunciate da due virilissimi combattenti che si incontrano dopo molto tempo?
Ben Hur e Messala, come sovente accadeva in epoca classica, erano stati amanti. Questa, almeno, era l’idea dello scrittore Gore Vidal, sceneggiatore di Ben Hur; il problema era farlo digerire a Charlton Heston, uno degli attori più conservatori di Hollywood. Già era stato un problema trovare il protagonista: Burt Lancaster aveva rifiutato perché il copione lo aveva annoiato terribilmente, Paul Newman non voleva che gli si vedessero le gambe; se Heston avesse sospettato una sottile vena omosessuale nella trama sarebbe stato, senza il minimo dubbio, il terzo attore a rifiutare la parte.
In Lo schermo velato, il documentario di Rob Epstein e Jeffrey Friedman, del 1995, Vidal racconta che scrisse il copione di Ben Hur con la deliberata intenzione di far capire che la rivalità fra Messala e Ben Hur nascesse, in realtà, da una passione giovanile: “L’unico modo di giustificare le varie ore (ndr: Ben Hur dura 4 ore) di odio fra i due era stabilire, senza dirlo chiaramente a parole, una relazione intima fra loro quando erano adolescenti. Così, quando Messala vuole continuare là da dove si erano interrotti, Beh Hur lo respinge”.
Il regista, William Wyler, era d’accordo con la scelta di Vidal, ma sapevano entrambi che si sarebbero dovuti scontrare con Charlton Heston. “A Heston ci penso io – disse Wyler – basta che nessuno gli dica nulla”.
Ovviamente Stephen Boyd, interprete di Messala, fu informato sul contenuto del copione: “Così Heston procede a testa alta, con grande dignità, – ricorda ancora Gore Vidal – mentre Stephen Boyd esprime al massimo la sua interpretazione con sguardi evidenti”. Evidenti per chiunque salvo Charlton Heston: in pratica sul set tutti lo sapevano tranne lui.