La scorsa settimana vi abbiamo parlato di Sixteen Candles – Un compleanno da ricordare di John Hughes, regista e produttore di una perfetta favola in stile anni’80, con protagonista la rossa Molly Ringwald; questa settimana incontriamo ancora una volta la coppia John Huges (sceneggiatura) e Molly Ringwald, diretta questa volta da Howard Deutch, per una nuova commedia romantica.
Presentato il 29 gennaio 1986, Bella in rosa, (clicca qui per acquistare) il cui titolo è ispirato al brano Pretty in Pink dei Psychedelic Furs, è stato girato nella stessa scuola in cui fu ambientato Grease ed è una versione moderna di Cenerentola, dove una ragazza fragile e umile non si lascia schiacciare dalla cattiveria delle persone che la circondano.
Anche qui nel cast non mancano i ‘saranno famosi’, su tutti James Spider (Stargate) e John Cryer, futuro protagonista stella della sit-com Due uomini e mezzo.
La storia
Questa volta l’attrice veste i panni di Andie Walsh, studentessa vicina ai diciotto anni che lavora part time in un negozio di dischi, gira su una macchina rosa ed ha un padre (Harry Dean Stanton) disoccupato e depresso.
Grazie a una borsa di studio, Andie ha l’occasione di frequentare una facoltosa scuola frequentata da ricchi e snob figli di papà. Ma a causa del suo ceto sociale e dei suoi vestiti – che Andie deve cucirsi da sola – viene presa in giro dai suoi compagni.
L’amico d’infanzia Duckie (Jon Cryer) è da sempre innamorato di lei e la corteggia, ma Andie si innamora di Blane (Andrew McCarthy), ragazzo di buona famiglia che la ricambia e la invita al ballo scolastico.
Purtroppo per Andie il bel Blane si tira indietro dopo le pressioni di amici e genitori, che per lui sognano un futuro promettente al fianco di una ragazza di ben altro ceto sociale.
Nonostante il rifiuto di Blane, Andie non si scoraggia. Si cuce un bellissimo abito rosa e chiede all’amico Duckie di accompagnarla al ballo.
Qui trova il coraggio di non tenere in conto i pareri contrari degli amici e dichiara il suo amore ad Andie.
Duckie capisce che la cosa giusta da fare è mettersi da parte, e lasciare che l’amore sbocci tra Andie e Blane.
Un finale diverso
Un lieto fine quindi, come nelle migliori delle favole, Bella in rosa tuttavia, aveva in origine un finale diverso, ma la reazione del pubblico alle proiezioni test, scioccarono talmente tanto il regista, da spingerlo a cambiarlo.
All’inizio infatti, la conclusione di Bella in rosa prevedeva che Andie (Molly Ringwald) e Duckie (Jon Cryer) finissero insieme.
Il pubblico tuttavia, dimostrò di non essere d’accordo, perché preferiva vedere Andie insieme al bello di turno, Blane (Andrew McCarthy).
Le rumorose reazioni degli spettatori alle proiezioni test costrinsero il regista Howard Deutch a riscrivere e rigirare il finale, con la nuova versione in cui Andie si mette insieme al ragazzo dei suoi sogni, mentre Duckie, dopo essere stato “congedato”, trova un nuovo potenziale interesse sentimentale.
Da questa esperienza Howard Deuth imparò sicuramente una lezione importante:
“John ha accettato di buon grado di cambiare il finale perché funzionava meglio. Alla fine io ho imparato che quando una ragazza come Molly vuole l’uomo bello, non puoi portarglielo via indipendentemente dalla sua posizione. Ricordo che Rob Reiner disse ‘Non puoi dare la rana alla principessa. Non mi è piaciuta quella frase, ma il punto è che il nuovo finale funzionava. E se funziona davvero, è così che deve andare.”
In un’intervista con Uproxx invece, sempre Deutch ammise di essere stato sconvolto dalle reazioni del pubblico:
“Ero scioccato! Scioccato! E con me anche John Hughes, che aveva scritto il film. Eravamo sconvolti perché la proiezione test era un sogno che si avverava. E poi boom! Quando è arrivata la scena del ballo, tutti hanno iniziato a gridare ‘Buuuuu’. Un incubo! Non riuscivamo a capire cosa stesse succedendo, la storia parla del vero amore e Duckie amava Andie. Sul serio.”
A John venne in mente come modificare il finale, facendo arrivare Andrew al ballo scolastico e mostrando Duckie che sacrificava il proprio amore per Molly in modo che Molly e Andrew potessero rimettersi insieme”.
In effetti anche alla maggior parte di noi, forse, ha di gran lunga preferito questo secondo finale, nonostante la simpatia per il canterino Philip F. “Duckie” Dale. Nei nostri sogni, infatti, Cenerentola è destinata ancora al principe azzurro e non al principe nerd e le favole, per avere un lieto fine che i rispetti, devono vedere la bella, con il bello, che vissero felici e contenti.
Uno stile tutto ‘80
Guardando oggi questo film, a distanza i tanti anni, una cosa che colpisce è lo stile anni ’80 di tutto circonda praticamente tutto, e che se alle nuove generazioni può sembrare obsoleto, antico, sorpassato e persino ridicolo, a noi degli “anta” fa venire in mente solo bei ricordi.
Soprattutto però, lo stile di ogni personaggio, riflette il suo carattere e la sua personalità.
Molly Ringwald impersona una studentessa della classe lavoratrice timida e bruttina che si innamora del suo ricco compagno di classe, e la moda riflette i pensieri dei protagonisti.
Lo stile di Andie è un mix di capi economici, una moda fai da te e uno stile vntage; l’abito che disegna e crea per sé per il ballo studentesco è l’incrocio tra un abito poco costoso e pacchiano che suo padre le aveva comprato e un abito vintage che le aveva dato un’amica.
Gli stili degli altri protagonisti riflettono anche essi le loro personalità, il suo bizzarro amico Duckie indossa combinazioni molto accese di abiti di stile da teenager anni ottanta che ci ricordano un po’ Sandy Marton, con capi interessanti come giacche di tweed e fazzoletti da collo di colori accesi.
La sua migliore amica Annie è anche lei un genio sartoriale, vestendosi un giorno da capo a piedi di pelle e il giorno dopo in stile anni quaranta.
Marilyn Vance, la costumista di questo film che lavorò a altri film di stile come Gli Intoccabili e Pretty Woman, era rinomata negli anni ottanta per l’uso di abbigliamento firmato per il lancio di prodotti.
Una storia di rivincita
“non devono sapere che mi hanno fatto del male”.
È forse la frase che meglio definisce il tono del film e il carattere della protagonista.
La battuta viene pronunciata da Andie mentre spiega a suo padre Jack di avere intenzione di andare al ballo della scuola da sola.
Poche righe di sceneggiatura che hanno però un grandissimo effetto sull’equilibrio del film, ma che rischiavano di rimanere fuori dal montaggio finale.
Dice il regista:
“Probabilmente John (Hughes) ha considerato la frase importante sin da subito, ma quando ho fatto il primo montaggio del film siamo andati un po’ lunghi come minutaggio, quindi ho tagliato quella scena poco prima che Andie vada al ballo!”
Deutch ha spiegato di avere mostrato la scena tagliata a Ned Tanen, lo studio executive della Paramount, il quale ha subito chiesto dove fosse finita la battuta. Il regista ha ammesso di averla tagliata e l’ha reinserita immediatamente nel film, con un po’di imbarazzo:
“A volte non ci fidiamo abbastanza del pubblico. Ci preoccupiamo di tutte queste cose: è troppo lungo? È noioso? funziona? Quel momento era invece fondamentale per la crescita di Andie dal momento che le fa dire “ce la faccio da sola”.
Ed è proprio questo il messaggio che più di tutti viene fuori da questa storia.
Nonostante un papà disoccupato che ama moltissimo e una madre che ha abbandonato la famiglia, andando via di casa, Andy non molla: lavora part time in un negozio di dischi e grinta e amici non le mancano di certo.
Alla fine ha il suo riscatto nel bel mezzo del ballo scolastico, suggellato da un dolcissimo bacio a Blane, che sa di trionfo.
È il trionfo non solo dell’amore, ma dei buoni sentimenti in generale, come la speranza e il coraggio, soprattutto il coraggio; si perché se ce l’aveva fatta una rossa lentigginosa dalla pelle lattea, potevano farcela tutte quelle che, come lei, si sentivano fuori posto, fuori tempo, fuori tutto.
Ci sono poi ingredienti più irresistibili per il pubblico adolescenziale: i dischi e le canzoni in voga negli anni 80, l’attenzione alla moda e all’immagine (la protagonista non ha soldi, ma fantasia da vendere, così crea da sé i propri vestiti), feste scatenate, amicizie sincere e naturalmente problemi di cuore.
Impossibile naturalmente, pensare a Bella in rosa senza canticchiare le canzoni più evocative del film, e visto che è di John Hughes stiamo parlando, non possiamo non citarvi Pretty in pink degli Psychedelic Furs – canzone che regalò il titolo al film – e Don’t you (forget about me), scritta dai Simple Minds.
Costato 9 milioni di dollari Bella in Rosa ne incassò più di 40, ma soprattutto sconvolse la vita di ragazzi e ragazze di tutte le età, spronandoli ad avere voglia di migliorarsi, con impegno e passione per lo studio ma soprattutto per i propri sogni.