Cinema e Serie TvCinema e Serie Tv
  • Recensioni
  • Anteprime
  • Cinema
  • Serie TV
  • Rubriche
    • Drama che passione
    • Fuori dal fumetto
    • I segreti delle star
    • Ritratto di un attore
    • Una settimana al cinema
    • Fuori dal fumetto
    • Cronologia
    • Seguiti
    • Segui
Cerca
  • Videogiochi
  • Tech
  • Anime
  • Libri
  • Arte
Copyright © Alpha Unity. Tutti i diritti riservati.​
Lettura: Balcanizzo lo streaming con FIFA+ e le sue esotiche storie
Share
Notifica
Ridimensionamento dei caratteriAa
Cinema e Serie TvCinema e Serie Tv
Ridimensionamento dei caratteriAa
  • Videogiochi
  • Tech
  • Anime
  • Libri
  • Arte
Cerca
  • Recensioni
  • Anteprime
  • Cinema
  • Serie TV
  • Rubriche
    • Drama che passione
    • Fuori dal fumetto
    • I segreti delle star
    • Ritratto di un attore
    • Una settimana al cinema
    • Fuori dal fumetto
    • Cronologia
    • Seguiti
    • Segui
Seguici
  • Media Kit
  • Chi siamo
  • Contatto
  • Lavora con noi
  • Disclaimer
  • Politica sulla Privacy
Copyright © Alpha Unity. Tutti i diritti riservati.​
CinemaNotizie in Vetrina

Balcanizzo lo streaming con FIFA+ e le sue esotiche storie

La sana propaganda di Croazia, Islanda e Oman

William Camanzo 1 ora fa Commenta! 8
SHARE
#fifa+ #originalsfifa+ #documentarichepassione

Celebrare il molteplice per tendere all’Uno. FIFA+ è un’eresia platonica. Non potrebbe essere altrimenti, non potrebbe avere altri mandati. FIFA+ prende atto, FIFA+ non fa rivoluzioni. FIFA+ esalta il patriottismo, perché se FIFA+ non lo fa il Mondiale non è più Argentina vs Francia, ma un perpetuo Palmeiras vs Auckland. D’altro canto, FIFA+ stigmatizza lo sciovinismo, il razzismo, perché un torneo in cui un gruppo etnico o nazionale è inferiore a priori è falsato ab origine, e quindi non credibile. Insomma, FIFA+ unisce i diversi popoli sotto un’unica bandiera, con il calcio come esperanto globale di matrice anglosassone. Sì, tipo l’inglese, ma meglio.

Contenuti
#fifa+ #originalsfifa+ #documentarichepassioneCroatia: Defining a Nation, dalla dipartita di Tito a Francia ’98Iceland | The Debut, dal ghiaccio totale alla prima con MessiHabsi, l’Oman in persona e la Premier nel destino

Dunque, coordinate fissate. Assurdo criticare la retorica di un’istituzione come fosse un tipico prodotto cinematografico, il kitsch è fisiologico e inutile da rimarcare. Di conseguenza, niente voti in questo viaggio. Si decolla, bella gente. Croazia, Islanda e Oman sono là fuori ad aspettarci.

Croatia: Defining a Nation, dalla dipartita di Tito a Francia ’98

Balcanizzo lo streaming con fifa+ e le sue esotiche storie

Ussignur de Vukovar, l’è sciupà el Tito. Ricordo l’annuncio del maggio 1980 al telegiornale. L’assedio della città sarebbe avvenuto 11 anni più tardi, inizio uffciale della guerra tra serbi e croati, ma il processo di dissoluzione della Jugoslavia scattò già alla scomparsa del Maresciallo.

Leggi Altro

Whispers in the Woods, fenomenale docufilm a Roma 2025
La Grande Paura di Hitler. Processo all’arte degenerata, in sala dal 3 al 5 novembre
Midnight Factory: un ottobre da brividi!
Eagle Pictures: le novità di ottobre per l’home video

Le tensioni storiche e nazionali soffocate nel secondo dopoguerra sotto l’egida socialista, infatti, riaffiorarono con vigore ineluttabile. E il calcio, concretamente, ebbe un ruolo di primo piano nel percorso futuro della regione.

La superstar, lo showman della nascente Croazia era lui. Non Franjo Tuđman, il leader della HDZ e primo presidente della Croazia indipendente, ma Miroslav Blažević, dapprima allenatore della Dinamo Zagabria degli anni ’80, compagine in perenne lotta contro le squadre di Belgrado, Stella Rossa e Partizan, le quali, sì, erano corazzate, ma pure favorite dalla federazione filoserba per il titolo jugoslavo, e poi selezionatore della nazionale croata medaglia di bronzo ai Mondiali ’98.

Scaramantico, con sempre una sciarpa bianca al collo, ciarlatano, adulatore, troppo attratto dalle suore per diventare prete come voleva la madre, insomma, il perfetto condottiero, un uomo del popolo amato da tutti.

Doti istrioniche a parte, il simbolo, ovviamente strumentalizzato dalla retorica croata, fu il drop kick di Zorro Boban al poliziotto dello Stadio Maksimir il 13 maggio 1990, durante l’infuocato match tra Dinamo Zagabria e Stella Rossa, evento in cui gli ultras dei Bad Blue Boys si contrapposero ai corrispettivi serbi del Delije, favoriti nelle loro azioni, questi ultimi, dalla postura della polizia, anch’essa a maggioranza serba e tollerante con futura Tigre Arkan e soci, almeno a sentire la narrazione patriottica croata.

Carnaio, tonnara, pulizia etnica. La guerra degli anni seguenti fu questo e altro, una successione di dipinti rosso sangue a costo umano davvero esorbitante. La generazione di Francia ’98, mitologica in patria, raccolse l’identità di una giovanissima nazione sulle spalle, trascinata dalle giocate di Boban e dalle reti di Šuker, fiera di tornare a Zagabria da eroi, con il vanto di un risultato super prestigioso. Luka Modrić, finalista a Russia ’18, al conferimento del Pallone d’oro affermerà una volta di più l’importanza di quella selezione, sia come ispirazione per sé che come mito fondativo della nazione croata.

Un buon documentario, 1 ora e 53 minuti piena di chicche e aneddoti, chiaramente coi sottotitoli se non si ha il C2 di croato e inglese.

Iceland | The Debut, dal ghiaccio totale alla prima con Messi

Balcanizzo lo streaming con fifa+ e le sue esotiche storie

Heimir Hallgrimsson è la continuazione della piccola partita IVA con altri mezzi, eppure condusse per la prima volta nella storia l’Islanda ai Mondiali di calcio.

Campi indoor, allenatori con patentino UEFA fin dai bambini, motivazione. In estrema sintesi, questa la schedule islandese per il successo, nonostante gli ovvi svantaggi del clima rigido più adatto a curling e alcolismo di massa.

Qui sviluppato anche un filone di valorizzazione del calcio femminile, presente altresì in altre produzioni sulla piattaforma, perché il primo torneo internazionale di livello giocato da una rappresentativa islandese fu proprio l’Europeo Femminile 2009, con Margrét Lára Viðarsdóttir a simboleggiare il movimento.

La selezione maschile sbarcò all’appuntamento continentale all’Europeo 2016, dove raggiunse addirittura i quarti di finale, dopo aver eliminato gli inventori del gioco al turno precedente.

Ma Hannes Halldórsson e compagni non ebbero finito di stupire. Infatti, l’Islanda vinse a sorpresa il girone di qualificazione per i Mondiali, e si presentò al debutto in società a Russia 2018.

La partita d’esordio fu con l’Argentina di Leo Messi, non spoilero a chi è sintonizzato su queste frequenze il percorso dei figli del ghiaccio alla conquista della Piazza Rossa.

Documentario breve, che bada all’essenziale, 29 minuti complessivi. Forse basta il C1 d’inglese per non essere costretti ad attivare i sottotitoli.

Habsi, l’Oman in persona e la Premier nel destino

Balcanizzo lo streaming con fifa+ e le sue esotiche storie

Sceicco è chi decide sulla nazione della Premier. Se esista davvero qualcuno, come sbandierato da John Burridge, con quel titolo di nome Saif non è dato sapersi, siccome sia Google che il database Interpol non segnalano corrispondenze.

Sbarcato in Oman, il vecchio Budgie si diede subito da fare. Chi meglio di lui per innalzare il football locale, Mr. 700 partite da professionista, portiere senza qualche venerdì più anziano ad aver mai calcato i campi della massima divisione di Sua Maestà.

Perché va bene Sindab e Ali Baba, ma negli ultimi sette anni la selezione omanita non aveva portato a casa neppure una gara alla Gulf Cup. Pensiero laterale. Mentalità. O meglio, aqliya, la parola araba preferita dall’allenatore venuto da lontano. Lo disse ad Ali Al-Habsi. Tu hai la Premier nel destino. Il resto, compreso l’exploit alla Gulf Cup 2009, accadrà da sé.

Ali Al-Habsi è l’ipostatizzazione dell’intera nazione, l’Oman in persona racchiuso nei balzi felini di un coraggio belluino. Era come se montagne rocciose, abitazioni in pietra, falaj, palmeti e datteri si fossero fusi con gli spalti di Bolton, Wigan, Reading, gli undici britannici in cui diede spettacolo coi guantoni, con tanto di FA Cup vinta nelle file dei Tics.

Una carriera incredibile, date le premesse, in grado di porre l’Oman sulla cartina del mondo, con la voracità sul terreno di gioco in contrasto con la sobrietà fuori, anche figlia di un islam capace di accettare le differenze, nel pieno solco della tradizione omanita.

Documentario dal formato serie TV, 42 minuti complessivi, tra incensi d’oriente e grigiori d’oltremanica. Sottotitoli necessari se non madrelingua arabi o scarsi a capire la maccheronica gestualità di Mr. Burridge.

Condividi questo articolo
Facebook Twitter Copia il link
Share
Cosa ne pensi?
-0
-0
-0
-0
-0
-0
lascia un commento lascia un commento

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • Media Kit
  • Chi siamo
  • Contatto
  • Lavora con noi
  • Disclaimer
  • Politica sulla Privacy

Copyright © Alpha Unity. Tutti i diritti riservati.​

  • Videogiochi
  • Tech
  • Anime
  • Libri
  • Arte
Bentornato in iCrewPlay!

Accedi al tuo account

Hai dimenticato la password?